I dati palestinesi e le Ong sul campo dichiarano almeno 71 le persone uccise e 289 quelle ferite nell’attacco israeliano contro il camp Al-Mawasi, un accampamento di sfollati nel sud di Gaza. In precedenza, fonti palestinesi, citate dalla Wafa, riferivano di un bilancio di almeno 20 morti e 100 feriti dopo «un massiccio bombardamento aereo israeliano effettuato questa mattina nella zona di Khan Younis». Haaretz, citando fonti mediche, parla di 20 morti e 120 feriti nell’area dell’Università di Al-Aqsa a Khan Yunis.
Il quotidiano Yisrael Hayom, ripreso dal Times of Israel, aveva affermato in un primo momento che l’obiettivo dell’attacco israeliano nella zona di al-Mawasi era il leader di Hamas Mohammed Deif, comandante dell’ala militare di Hamas. L’altro esponente nel mirino era Rafaa Salameh, il comandante della Brigata Khan Yunis. Nel frattempo, la radio dell’esercito, citando tre fonti della difesa, riferiva che l’obiettivo era «molto significativo, ma che i risultati non sono immediatamente chiari». «Come nel caso di Deif non è chiaro se Salameh sia stato ucciso o meno». Sola certezza, il massacro di civili.
L’Idf ha sottolineato che «l’attacco ha avuto come obiettivo solo il complesso di Hamas e non la zona umanitaria designata. Sono stati usati velivoli da combattimento, che hanno colpito diversi piccoli obiettivi nello stesso complesso recintato da Hamas». Dalla sintesi ANSA e quella del Post. Anche da questa fonte «Almeno 71 palestinesi sono stati uccisi nella zona di Al Mawasi, una piccola città costiera nel sud della Striscia di Gaza». «Era stato proprio l’esercito israeliano a designare la piccola area di Al Mawasi come zona umanitaria sicura», cioè un posto che in teoria «l’esercito garantisce di non attaccare militarmente, in cui i civili palestinesi dovrebbero poter stare in sicurezza e dove possono ricevere gli aiuti umanitari».
L’esercito israeliano ha detto di aver attaccato la zona per colpire Mohammed Deif, un importante leader militare di Hamas ritenuto tra i principali responsabili dell’attacco del 7 ottobre in territorio israeliano. L’esercito israeliano non ha detto se Deif è stato effettivamente ucciso nell’attacco. Mohammed Deif è a capo delle Brigate al Qassam, il braccio armato di Hamas nella Striscia di Gaza, ed è considerato il secondo uomo più importante dell’organizzazione nella Striscia dopo il leader Yahya Sinwar.
Di lui si sa poco perché non si mostra e non parla quasi mai in pubblico: è nato nel 1965 a Khan Yunis, nella Striscia di Gaza, e si è unito ad Hamas durante la prima Intifada, nel 1987. È stato imprigionato due volte dall’esercito israeliano: nel primo caso, nel 1989, fu rilasciato dopo 16 mesi, mentre nel secondo, nel 2000, riuscì a fuggire. Da allora è sopravvissuto ad almeno sette tentativi di assassinio israeliani, uno dei quali nel 2014 ha ucciso sua moglie e i suoi due figli di 3 anni e 7 mesi.