Una Nato che non ha più «l’encefalogramma piatto» come aveva pronosticato Emmanuel Macron, e per di più schierata senza incertezze al fianco dell’Ucraina, non piace affatto alla dirigenza del Cremlino e fa irritare anche la Cina di Xi Jinping che, condannata come «grande facilitatore dell’aggressione russa», reagisce a sua volta accusando i leader dell’organizzazione atlantica di ricreare artificialmente un clima di guerra fredda. Mentre Mosca fa capire di non aver gradito la fornitura all’Ucraina di F-16 da parte di alcuni Paesi Nato, né lo schieramento dei missili americani a lungo raggio in Germania, qualcosa di simile a quando Washington nel 1979 schierò i Pershing e i Cruise in Germania e Italia, per arginare la minaccia degli SS-20 dell’Urss.
«La Nato dovrebbe smetterla di enfatizzare la cosiddetta minaccia cinese e di provocare scontri e rivalità, e fare di più per contribuire alla pace e alla stabilità del mondo», ha dichiarato un portavoce della missione di Pechino all’Ue in una nota sul suo sito web, pubblicata poco dopo la chiusura dei lavori al Convention Center. La Cina, che teme ritorsioni commerciali europee su iniziativa di Washington (già partiti i dazi sulla auto elettriche), «non è responsabile della crisi in Ucraina e ha ribadito il suo impegno a promuovere il dialogo e a cercare una soluzione politica, posizione che ha ricevuto il sostegno della comunità internazionale» ha chiarito il portavoce. L’ambasciata sostiene che Pechino ha una politica di «non fornire armi letali a nessuna delle parti in conflitto e di esercitare uno stretto controllo sull’esportazione di beni a duplice uso, compresi i droni civili». Una dichiarazione un po’ lacunosa.
Anche la Russia reagisce alla prova di apparente compattezza Nato. Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha affermato che la dichiarazione del vertice a Washington «rappresenta una seria minaccia per la sicurezza della federazione russa e che per questo saranno necessarie misure ponderate, coordinate ed efficaci per contenere l’Alleanza atlantica». Di male in peggio l’ipernazionalista Dmitry Medvedev, «la Nato è di fatto pienamente coinvolta nel conflitto attorno all’Ucraina» e ne spara una delle sue, invocando lo sterminio del nemico. Di qualche preoccupazione maggiore la notizia Usa, via Cnn (fonti sempre da citare in tempi velenosi), secondo cui gli Stati Uniti e la Germania avrebbero sventato un complotto della Russia per uccidere l’amministratore delegato di una società tedesca che produce e invia armi all’Ucraina. Mancano i dettagli del giallo.
In questo quadro da guerra fredda, il ministro italiano della Difesa Guido Crosetto ha firmato con i colleghi di Francia, Germania e Polonia la ‘lettera di intenti’ sul cosiddetto Elsa, ‘European Long-Range Strike Approach’, il piano «migliorare la nostra capacità, come europei, di sviluppare, produrre e fornire capacità nel campo degli attacchi a lungo raggio, che sono estremamente necessarie per scoraggiare e difendere il nostro continente». Notizia poco reclamizzata in casa.
L’Europa deve ‘dare di più’ per scongiurare il temuto «effetto Trump», ovvero la possibile elezione del dell’ex che esigerà dai Paesi dell’Ue molti più investimenti per la difesa, ma nel frattempo si annuncia il posizionamento di batterie di missili da crociera Usa in Germania.
Con malumori Ue che vengono nascosti dietro la straripante Orban, ma molto più diffusi. Ad esempio la Spagna che a Washington ha il coraggio di denunciare «i pericolosi doppi standard» tra il trattamento riservato all’Ucraina e quello a Gaza rispetto al diritto internazionale e alla difesa dei diritti umani.