Erdogan a Putin: «Possiamo gettare le basi per un accordo con Kiev»

Sempre ad Astana, Kazakistan, dove il presidente russo Putin e il cinese Xi Jinping hanno celebrato il gruppo di Shanghai come una forza per la stabilità globale. Orteca col mirino sulle relazioni tra Russia e Cina nel pezzo precedente, ora Vittorio Da Rold, sugli scenari strategici di apparente ‘contorno’. Putin-Erdogan su Kiev e Libano-Israele, se vi sembra poco. Poi, la pace turca con la Siria di Assad.

Erdogan protagonista terzo

L’attenzione al summit dello Sco quest’anno è stata presa dal presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che ha discusso della situazione in Ucraina e Medio Oriente con Putin. Ed Erdogan ha detto a Putin, che «la Turchia può gettare le basi per un accordo che ponga fine alla guerra tra Russia e Ucraina con un cessate il fuoco prima e poi con una pace ‘giusta’ che soddisfi sia Mosca che Kiev». Con questa frase Ankara si pone come il mediatore più accreditato e rilevante tra i due belligeranti grazie alla sua posizione di paese Nato e nel contempo osservatore del gruppo di Shanghai.

Mediazione ottomana

Erdogan mantiene una posizione di ponte verso oriente e mira ad accrescere il volume di interscambio commerciale con le economie asiatiche molte delle quali parlano turco. Da 10 anni Ankara ha un ruolo di rilievo all’interno dell’organizzazione di Shanghai anche se solo da ‘Paese osservatore’, di cui fanno parte Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, India, Pakistan e Iran. Putin spinge per un ruolo sempre più centrale della Turchia nell’Organizzazione, ma la prospettiva non piace agli alleati occidentali. Dopo Astana il leader turco è atteso al summit Nato del 9-11 luglio a Washington.

Turchia in bilico di mercato

Dopo Astana il leader turco è atteso al summit Nato del 9-11 luglio a Washington. Non solo per la celebrazione dei 75 anni dell’Alleanza Atlantica, ma anche per l’incontro con il presidente americano Joe Biden. Inizialmente previsto per maggio e poi rinviato, dal faccia a faccia tra Erdogan e l’inquilino della Casa Bianca ci si aspetta un confronto su un processo che favorisca la pace in Medio Oriente. In agenda c’è anche la fornitura degli F-16, i jet che da anni Biden ha promesso e che la Turchia ancora aspetta.

Israele, Gaza e l’escalation Libano

Il presidente Erdogan a Putin: gli attacchi sferrati da Israele su Gaza continuano a minacciare la pace, ma soprattutto la stabilità dell’intera regione e in particolare del Libano, finito nel mirino di Israele», si legge in un comunicato della presidenza, in cui si chiede l’intervento ‘di altri Paesi’ (gli Usa) per evitare che il conflitto si espanda. Sempre Medio Oriente, Erdogan ha comunicato a Putin l’intenzione della Turchia di non permettere «la costituzione di uno Stato terrorista oltre il confine con la Siria». Non i sempre presenti nuclei ex ISIS ma per Ankara i separatisti curdi del Pkk/Ypg. Ankara ha un contingente nelle province del nord Siria che Putin spinge affinché Erdogan richiami in Turchia. Erdogan non vuole che i curdi tornino ai confini turchi e chiede che la Russia intervenga.

Siria assalti a basi militari turche

Ankara ha un contingente nelle province del nord Siria che Putin spinge affinché Erdogan richiami in Turchia. Erdogan non vuole che i curdi tornino ai confini turchi e chiede che la Russia intervenga. Nei giorni scorsi i militari turchi hanno aperto il fuoco contro gruppi di siriani che hanno dato l’assalto alle loro basi nel nord ovest della Siria: il bilancio è di sette morti e 40 feriti. Sia Jarabulus che Afrin sono province del nord della Siria sotto controllo di Ankara dopo le operazioni militari del 2016 e del 2018, contro l’Isis e contro i curdi del Ypg. Parte della sicurezza era delegata a gruppi siriani che si oppongono a Damasco.

Svolta Turchia – Siria di Assad

Novità importante da tenere in considerazione, il recente riavvicinamento tra Erdogan e il leader siriano Bashar Al Assad. La gente delle province sotto controllo turco accusa Erdogan di averli ‘venduti’. Pochi giorni fa il leader turco ha espresso parole di apertura dicendosi disposto a incontrare Assad, con cui non ha rapporti dal 2011, dopo che lo stesso Assad aveva definito i tempi ‘maturi’ per far ripartire il dialogo con la Turchia. A premere per la normalizzazione è soprattutto la Russia. Mentre Usa ed Europa sembrano assenti nel quadrante siriano.

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