
Sugli ordinati scaffali delle tante catene di supermercati presenti nell’immensa Federazione che va da Kaliningrad alla Chukotka, i prodotti italiani sono da sempre tra i più apprezzati. Magari un po’ più cari perché alcuni sono arrivati via Kazakistan, Azerbaijan o Turkmenistan, ma sempre graditi nel cuore della Russia. Si dice che il settore alimentare non sia colpito ma, di questi tempi dove nel Vecchio Continente la Russia è il nemico da sconfiggere, ‘stranisce’ vedere così tanta Italia tranquillamente esibita. Anzi, se non ci fossero le scritte in cirillico, in alcuni angoli sembra di essere nel Bel Paese.
Ed ecco che si trova la pasta italiana di vari tipi e marche (dalla Barilla alla De Cecco ma anche quelle di aziende regionali), la mozzarella e le mozzarelline Galbani ma anche marmellate (significativa la presenza della veneta Rigoni di Asiago, difficile pensare che possa essere prodotta sul territorio russo come alcuni antri latticini), oppure i dolci della Loacker usciti, come indica l’etichetta, dallo stabilimento di Auna di Sotto sul Renon in Alto Adige. C’è anche la Nutella: un vaso da 350 grammi, al cambio attuale, costa poco più di 7 euro. Non mancano in vini bianchi e rossi – scaffali pieni suddivisi per regioni e Nazioni – e persino il ‘Barattolino’ della Sammontana a 1196 rubli (13 euro circa) e la ‘Coppa Famiglia’ della genovese Tonitto un po’ più economica (10 euro).
I ‘made in Italy’ non si trovano solo a Mosca ma anche in luoghi più difficili da raggiungere, come la cittadina di Kirishi nell’Oblast di Leningrado, in passato già visitata dalle pallanuotiste italiane per aver giocato alcuni incontri sia di club che con il Setterosa. Marchi italiani si trovano nei ‘magazin’ (piccole botteghe) delle più sperdute cittadine della Siberia. Insomma, il nostro tricolore non sventola solo all’esterno di Villa Berg, la favolosa residenza dell’Ambasciata italiana a Mosca.
Nella capitale russa dove la vita scorre fortunata grazie a giornate stupende dove la colonnina di mercurio supera anche i 30 gradi, ma senza esagerare, resta sempre molto forte il legame con l’Italia. Basta andare al civico 6 del Malyy Tolmachevskiy Pereulok sede del ‘centro visti per l’Italia’ e osservare il brulicare di persone che, con plichi di incartamenti sperando siano quelli giusti, e non poco nervosismo, aspirano ad ottenere il visto turistico per godersi il mare e le città d’arte italiane. Dalla lunga trafila per ricevere un appuntamento (tutto online, sperando che il sistema non si blocchi), per ottenere il visto possono passare anche diversi mesi.
La gastronomia italiana si sa, è adorata a livello mondiale, ma ai russi piace particolarmente. Nei supermercati di alta gamma si trovano anche i sughi di pomodoro italiani e svariati prodotti europei, dai dolciumi alle birre. Persino le bottiglie di acqua italiana di alcune fonti italiane non sono difficili da trovare. Dai bancali pieni di pacchetti di pasta italiana a quelli con bottiglie di Pepsi e Coca Cola, ma in variante russa perché i produttori americani di quelle bollicine zuccherose e corrosive, non sono amici. Ed ecco ‘Dobry Cola’ in una lattina rossa con le scritte bianche in cirillico che assomiglia al design della Coca Cola. seconda variante, la Chernogolovka Cola dal nome della cittadina nella periferia est di Mosca dove è stata fondata.
L’abbigliamento e le calzature italiane sono presenti tutt’oggi nella capitale russa – alla faccia delle sanzioni – con negozi monofirma lungo la Kutuzovsky Prospekt (e non solo) che inizia da Park Pobeda, il parco in onore alla vittoria nella Seconda guerra mondiale e dove ora sono esposti ‘i trofei dell’Occidente’, reperti militari distrutti, dai tanto decantati Leopard tedeschi ai costosissimi Abrams amricani, arrivati dai campi di battaglia ucraini.