Silicon Valley dei segreti tecnologici Usa preda delle spie cinesi

La notizia è di quelle su cui è difficile, per noi profani, ‘arrampicarci’. Ed ecco l’aiuto che abbiamo chiesto a Valerio Sale, manager di aziende italiane che operano all’estero. Con una attenzione particolare per l’intelligence economica e industriale. Ed ecco la storia allarmante che ci racconta.

Silicon Valley soltanto?

Nella Silicon Valley dei super-segreti tecnologici Usa è in corso un attento e severo esame di ‘fedeltà’ dei dipendenti dopo diversi casi di spionaggio di ‘alto profilo’ da parte della Cina. Quelli scoperti. «Google, OpenAI e Sequoia Capital spingono per aumentare e rendere più severe le procedure di sicurezza», scrive il Financal Times.

La guerra di spie sul fronte tecnologico ed economico

Le attività di ricerca e sviluppo tecnologico sono al centro della guerra di spie in corso in mezzo mondo. Sul resto del pianeta si continuano a produrre beni e servizi senza particolari tutele, ma non per questo sono al riparo dalla guerra economica. Si lotta per la supremazia degli Stati, ma anche contro il proprio declino. E’ il caso dell’Europa, in cui tre decenni di ‘business as usual’, di affari come regola chiave, hanno immolato la visione strategica della politica industriale sull’altare della Trinità: energia a basso costo dalla Russia, esportazioni in Cina e sicurezza garantita dall’ombrello Nato-Usa.

Le Cina prima fruitrice della delocalizzazione

La formidabile accelerazione tecnologica cinese è il risultato di anni di delocalizzazione. A produrre auto i cinesi lo hanno imparato dalla Wolkswagen, poi dai francesi della Peugeot. Con l’ingresso di Pechino nel Wto nel 2001, l’elenco di aziende europee che si sono stabilite in Cina è diventato esponenziale. L’industria cinese è cresciuta con l’apprendere attraverso il fare (learning by doing), ma soprattutto raccogliendo tante informazioni sensibili e segreti industriali attraverso la ‘human wave’, la sua potente rete informativa di massa. Il grido di allarme e le invocazioni al rientro a casa di diverse fasi della produzione, che ora si levano dalle capitali europee a difesa della competitività e dei posti di lavoro somigliano al chiudere la porta dopo che i buoi sono già scappati dalla stalla.

In Italia cosa accade e cosa non sappiamo?

E in Italia? L’Aisi (servizi segreti interni di controspionaggio) ha lanciato «Prevenzione Ecofin», portale di prevenzione economico-finanziaria «dedicato agli attori economici scientifici ed industriali per supportare le esigenze di crescita e competitività delle filiere strategiche». Segue un vademecum di consigli su come -detta brutalmente-, ‘farsi spiare meno’. Da concorrenti da casa o, peggio, «da azioni ostili poste in essere da attori di matrice straniera». Un elenco quasi ingenuo -viene da dire-, che va da «tieni un basso profilo negli incontri conviviali con persone che non conosci a, diffida dei luoghi come la cassaforte dell’hotel».

All’Italia serve l’ intelligence economica?

L’intelligence economica in Italia è affare delle grandi imprese. Ma, si sa, il nostro sistema produttivo poggia su realtà piccole e medie, perciò ‘Prevenzione Ecofin’ non può che rivolgersi a quella maggioranza dell’industria nazionale e del suo export. Tuttavia, il furto di marchi e brevetti italiani e le tecniche nel truccare il ‘Made in Italy’ che dà prestigio e fa mercato, sono oramai un fronte aperto da anni. Con le imprese che sono corse ai ripari in ordine sparso.

L’intento a sviluppare una maggiore cultura della sicurezza a tutela del proprio ‘know how’, il complesso di cognizioni per il corretto impiego di una tecnologia o di un macchinario, appare tardivo. Un sasso nello stagno della guerra economica che la seconda manifattura europea -la nostra- sta combattendo ancora nelle retrovie. In attesa di definire una sistematica attività di intelligence economica al servizio dell’economia nazionale.

Valerio Sale

Tags: segreti spie
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