Stoltenberg, segretario generale Nato in proroga permanente, parla di ‘consultazioni tra i membri NATO sul ritiro dei missili dai depositi e sulla loro messa in stand-by’. Butta il sasso e nasconde la mano. «Non entrerò nei dettagli operativi su quante testate nucleari dovrebbero essere operative e quali essere immagazzinate, ma dobbiamo consultarci su questi temi: questo è esattamente ciò che stiamo facendo». (https://www.remocontro.it/2024/06/18/stoltenberg-stranamore-vuole-riaprire-gli-arsenali-atomici-nato-e-nessuno-lo-ferma/)
Alle dichiarazioni di Stoltenberg ha risposto indirettamente il vicepremier e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani precisando che «non si è mai parlato in nessuna riunione della NATO della questione delle armi nucleari. D’accordo che la politica estera ‘alta’ se la fa direttamente la Premier, ma un ‘segretuccio atomico di quel tipo’ lo puoi nascondere al tuo governo? (per non dire del Paese, di tutti noi). «Non c’è nessuna corsa al nucleare da parte nostra» ha detto Tajani alle commissioni Esteri di Camera e Senato.
Il parlare oscuro di certa politica. Le atomiche statunitensi di Ghedi, ad uso italiano, restano in magazzino, ma quelle di Aviano base Usa, non lo sappiamo? Ad Aviano e Ghedi –per quanto è noto e forse non soltanto-, si trovano alcune bombe atomiche B61-3, B61-4 e B61-7. La base di Aviano è usata dall’aeronautica statunitense, mentre quella di Ghedi dall’Italia. Le atomiche sono statunitensi, ma in caso di guerra possono essere lanciate anche da aerei italiani, e a noi non sembra una grande consolazione patriottica.
Lasciando in un angolo Stoltemberg, le nove potenze nucleari presenti nel mondo, nel 2023 hanno aumentato i loro arsenali atomici, ammodernandoli e preparando nuove armi per lanciarle sul nemico, come denuncia il SIPRI, l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma. E i numeri sono da brivido. Su un totale di 12.121 testate nucleari censite nel gennaio 2024 (verifica impossibile), ben 9.585 sono disponibili per un potenziale utilizzo, e ben 3.904 sarebbero di ‘pronto impiego’ (60 in più rispetto al gennaio 2023). Circa 2.100 sono in stato di allerta operativa sui missili balistici, a colpire dall’altra parte del globo.
I nove stati dotati di armi nucleari sono Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Corea del Nord e Israele. Altri ci stanno segretamente lavorando, più o meno vicini all’obiettivo.
Quasi tutte queste testate appartengono alla Russia o agli Stati Uniti (che insieme possiedono quasi il 90% di tutte le armi nucleari: gli USA 5044, mentre la Russia 5.580), precisa Analisi Difesa, che lancia un nuovo allarme. Per la prima volta si ritiene che la Cina abbia alcune testate in massima allerta operativa. Pechino inoltre avrebbe aumentato l’arsenale nucleare da 410 testate nel gennaio 2023 a 500 nel gennaio 2024 e si prevedono 700 testate entro il 2027 e 1.000 entro il 2030. Inoltre la Cina potrebbe avere lo stesso numero di missili balistici intercontinentali della Russia o degli Stati Uniti entro la fine del decennio. Magra rassicurazione, le sue scorte di testate rimarranno molto più piccole di rispetto alle scorte di Usa e Russia.
Secondo il direttore del SIPRI Dan Smith. «Questa tendenza sembra destinata ad accelerare nei prossimi anni ed è estremamente preoccupante». Nel rapporto si legge che India, Pakistan e Corea del Nord stanno cercando di schierare più testate sui missili balistici. Ma per restare alle due superpotenze atomiche, «La trasparenza riguardo alle forze nucleari è diminuita in entrambi i paesi nel sulla scia dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022». Dettaglio di non poco conto: Russia e Stati Uniti hanno ciascuno più di 1.200 testate ritirate dal servizio e che stanno/stavano gradualmente smantellando.
Il Regno Unito nel 2023 non ha aumentato il proprio arsenale di armi nucleari ma si prevede che le sue scorte di testate aumenteranno in futuro annuncia governo conservatore britannico uscente. L’India ha leggermente ampliato il suo arsenale nucleare nel 2023 e lo stesso vale per il Pakistan, anche se l’India sembra puntare sulle armi a lungo raggio, in grado di raggiungere obiettivi in tutta la Cina aumentando la deterrenza nei confronti di Pechino.
La Corea del Nord continua a dare priorità al programma nucleare militare come elemento centrale della strategia di sicurezza nazionale. Il SIPRI stima che il paese abbia circa 50 testate e possieda materiale fissile sufficiente per raggiungere un totale di 90 testate. Sebbene la Corea del Nord non abbia condotto test nucleari nel 2023, Pyongyang ha completato lo sviluppo di almeno due tipi di missili da crociera con capacità nucleare.
Il rapporto valuta che anche Israele, pur non avendo mai ammesso di possedere armi nucleari, stia ammodernando il suo arsenale atomico (stimato in 150 testate) potenziando il sito di produzione di plutonio a Dimona.