Nella Russia ufficialmente sanzionata dall’Unione Europea – sugli scaffali dei supermercati, anche di periferia, i prodotti ‘made in Italy’ sono a centinaia. E il vino italiano non manca mai. Ufficialmente, ad essere sanzionati, sono solo i vini con un costo superiore ai 300 euro. Leggendo i menù dei ristoranti, più o meno di lusso, i vini italiani, ancor di più di quelli francesi, sono suddivisi per singola regione di provenienza. E il consumo del vino italiano in Russia è in continua crescita, +16% nel 2022, +3,1% nel primo trimestre del 2024. Ai russi piace l’Italia nella sua globalità: paesaggi, moda, e soprattutto gastronomia. Politica non pervenuta.
Il vino italiano lo si trova anche nei locali poco fuori dall’affascinante museo-perenne che è il centro di Mosca dove la vita scorrere normalmente: il costo di benzina o diesel oscilla tra i 60 e i 70 centesimi di euro a litro ed un viaggio sulla efficiente e più bella metropolitana del mondo costa poco più di 60 centesimi. Dalla stazione della metro Polezhayevskaya basta prendere una maršrutka – un taxi collettivo, in Russia fondamentale mezzo di trasporto per raggiungere destinazioni davvero sperdute – con destinazione Serebryany Bor. Si tratta di uno dei tanti polmoni verdi della città sulle rive della Moscova tra la zona sportiva di Krylatskoe e quello che resta della Crocus City Hall, la mega sala concerti distrutta dall’incendio dell’attentato terroristico del 22 marzo.
L’accesso, ad eccezione di pochissimi autorizzati, è consentito solo a piedi o con il popolarissimo ‘samakat’, il monopattino. La zona è in fase di ristrutturazione ma il club-ristorante Pomest’ye-Park a pochi passi dalla spiaggia nr.2, è operativo, e per la veranda, la sera nei fine settimana, è necessaria la prenotazione. Un luogo molto accogliente, perfetto per matrimoni e servizi fotografici. I menù, quello delle bevande e delle pietanze, all’arrivo dei clienti sono già sul tavolo. I piatti sono quelli tipici, dalla ‘salat Olive’, la popolare insalata russa (che non è la nostra, che loro chiamano ‘insalata italiana’), ai deliziosi ‘syrniki’, i pancake con all’interno ricotta e uva passa, passando per l’okroška, una zuppa fredda ideale nei mesi estivi.
Il 70% dei vini rossi che vengono offerti sono italiani. E in particolare colpisce la presenza sulla lista de ‘Il Bruno del Vespa’ che uno credeva solo televisivo, e già bastava. Non ci sono dubbi che «Il Bruno del Vespa» è salentino doc, ‘battezzato’ tra le viti di Manduria. Con qualche contraddizione politica, ma gli affari sono affari, e su questo Vespa è molto attento. Dallo scoppio della ‘operazione militare speciale’ in Ucraina, l’onnipresente ha ospitato più volte il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, due volte in collegamento video, e andando persino a riverirlo a Kiev.
Risale al gennaio del 2016 il grande amore, quando a Mosca Vespa di inventò «Dalla Russia con Al Bano», un viaggio nella capitale russa assieme al cantante Carrisi, pugliese e produttore di vino prima di lui, molto popolare nella Grande Madre Russia. Al Bano canta e Vespa te le conta. E prova a ubriacarti.
Una bottiglia de ‘Il Bruno del Vespa’ viene venduta a 4500 rubli, circa 48 euro al cambio attuale e si trova facilmente anche sui siti online russi specializzati che offrono anche le annate precedenti. L’annata 2022 viene venduta a circa 2800 rubli (circa 30 euro). Per consolarci sulla qualità garantita dei vini italiani, sulla carta dei vini i più costosi, l’Amarone della Valpolicella’, a 15.100 rubli (167 euro circa), e il toscano ‘Guidalberto, Tenuta San Guido’ da 21.490 rubli, a 238 euro circa. Cin cin.