Visita d’affari nel rito dell’amicizia. Una delegazione di altissimo livello formata dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov, dal ministro della Difesa Andrej Belousov, dai ministri delle Risorse naturali, della Salute e dei Trasporti, dal capo dell’agenzia spaziale e dal vicepremier Alexander Novak, l’uomo di Putin per l’energia, elenca Mirko Mussetti su Limes, a sottolineare la portata degli affari in campo.
Con un editoriale sul giornale ufficiale del potere nord coreano, il Rodong Sinmun, Putin, oltre alla scontata esaltazione degli storici rapporti di amicizia tra i due paesi, si è impegnato sul fronte della sicurezza, armi, sia si quello economico, cibo e merci, a superare, entrambi i Paesi, le sanzioni commerci dell’Occidente. Sostegno della Russia ‘all’eroico popolo coreano’ -come da rito- ma soprattutto il nemico occidentale condiviso definito «infido, pericoloso e aggressivo». Un messaggio rivolto più ai rivali occidentali che non agli ospiti coreani.
Bandiere russe, ritratti giganti, vessilli dei due paesi intrecciati tra loro sulla facciata del quartier generale del ‘Partito del lavoro di Corea’. Pyongyang vestita a festa per ricevere quello che i suoi media celebrano come il «miglior amico della popolazione nordcoreana», titolo tradizionalmente riservato ai leader cinesi, rileva Lorenzo Lamperti sul Manifesto. Putin ospite nella ‘Kumsusan Guesthouse’, vicino al mausoleo dove sono conservati i resti di Kim Il-sung e Kim Jong-il, nonno e padre dell’attuale ‘leader supremo’ della Corea del nord, Kim Jong-un.
Tra le cerimonie, il passaggio alla chiesa della Trinità, l’unico edificio religioso ortodosso del paese voluto dal padre di Kim, e alla torre della liberazione, in memoria dei caduti sovietici nella cacciata dei giapponesi dalla penisola coreana.
Al centro delle 24 ore nordcoreane di Putin c’è ovviamente il vertice con Kim, il secondo in meno di un anno dopo quello nell’Estremo oriente russo dello scorso settembre. Da allora, tra Mosca e Pyongyang avrebbero viaggiato oltre novemila treni container. Washington e Seul, secondo le loro stime, più di 3 milioni di proiettili di artiglieria o 500mila proiettili di lanciarazzi. Da una parte razzi e munizioni utili a sostenere lo sforzo bellico della Russia in Ucraina, dall’altra parte soprattutto derrate alimentari per un paese reduce da una lunga chiusura ancora più ermetica del solito a causa della pandemia.
Passaggio chiave la firma di un trattato di ‘cooperazione strategica’. Il Cremlino smentisce la formalizzazione di un’alleanza militare, ma il documento congiunto dovrebbe contenere diversi passaggi sulla sicurezza. Obiettivo di Putin, ottenere ulteriore sostegno militare da Kim, il leader mondiale che sostiene in modo più esplicito la guerra, parlando di «missione sacra dell’esercito russo». La delegazione di Mosca come detto comprende anche i capi della difesa e dell’agenzia spaziale, i ministri di Esteri e Sanità, segnale che i temi trattati e gli accordi saranno molti, e molto segreti. In cambio del suo aiuto, Kim mira a ottenere tecnologie per lo sviluppo del suo programma satellitare, cibo e merci.
L’arrivo di Putin coincide con un innalzamento delle tensioni tra le due Coree con provocazioni incrociate sul confine del 38esimo parallelo. E stanno tornando a intensificarsi le manovre militari sospese negli ultimi anni grazie all’accordo inter-coreano cancellato nelle ultime settimane, dopo le schermaglie tra palloni aerostatici pieni di spazzatura inviati da Kim e riattivazione degli altoparlanti con le trasmissioni anti socialiste di Seul. Il sostegno di Mosca potrebbe rendere più audaci le mosse di Kim, rafforzando allo stesso tempo la voce di chi in Corea del sud vorrebbe sviluppare una propria deterrenza nucleare.
Decisivo e strategico per Pechino il mantenimento dello status quo nella penisola coreana. Una priorità strategica esistenziale, prima della stessa riunificazione con Taiwan, «visto che con l’ipotetico collasso di Kim la Cina rischierebbe di ritrovarsi 29 mila soldati americani al confine terrestre», sottolinea Lamperti.
E diventa molto interessante il fatto che proprio ieri si sia svolto il primo vertice 2+2 su ‘diplomazia e sicurezza’, tra Cina e Corea del sud. La delegazione cinese a Seul era guidata dal vice ministro degli Esteri Sun Weidong. E secondo il governo sudcoreano si è parlato anche di «cooperazione tra Russia e Corea del nord». Un segnale che forse, al di là delle dichiarazioni ufficiali, a Pechino non sono molto felici del nuovo impeto nell’amicizia tra Putin e Kim.