Il Papa: «L’intelligenza artificiale affascinante e terrificante»

«Di fronte alle sfide e ai pericoli dell’Intelligenza artificiale, serve una visione etica e il primato della buona e sana politica». È questo l’appello del Papa davanti ai grandi del mondo. E sulla guerra: «nessuna tecnologia deve scegliere di togliere la vita. L’umanità è senza speranza se dipenderà dalla scelta delle macchine».
Intelligenza artificiale, chi ne potrà garantire un uso etico?

L’intelligenza artificiale garantita dal Vaticano

I software per l’Intelligenza artificiale del futuro potrebbero avere una sorta di ‘bollino’ di qualità, che assicuri un utilizzo delle macchine nel rispetto dei principi basilari dell’etica. Un ‘imprimatur’ (è il caso di dirlo) garantito, tra gli altri, anche dal Vaticano. È questa una delle notizie più significative, scaturite sulla stampa internazionale (Washington Post) dopo l’intervento di Papa Francesco a Borgo Egnazia, al vertice del G-7. La presenza del Pontefice, ha dato profondità e respiro a un confronto che, pur mirando a essere ‘planetario’, per la quasi totalità dei lavori si è limitato a essere una passerella di buone intenzioni. Tranne che per gli argomenti (l’Ucraina e la Cina) che, più di tutti gli altri, stanno a cuore alla diplomazia Usa.

‘Affascinante e terrificante’

Il Papa è stato, come al suo solito, molto diretto. E ha messo in guardia la società contemporanea, esortandola a non sottovalutare i possibili danni collaterali derivanti dall’impiego di nuove tecnologie. In particolare, ha definito l’Intelligenza artificiale, l’IA, allo stesso tempo, «affascinante e terrificante , sottolineando, inoltre, «che potrebbe consolidare il dominio della cultura occidentale e diminuire la dignità umana». Un richiamo molto forte a chi crede di poter esercitare un predominio politico globale, pressoché assoluto, solo perché detiene (e si rifiuta di condividere) le chiavi della scienza.

La scienza al servizio di chi e di cosa?

Una scienza che, attraverso la tecnologia, «può servire, certo, a democratizzare la conoscenza, perché l’uomo affida un lavoro duro alle macchine». Ma attenzione, avverte Francesco, tutto questo ha anche il potere di distruggere. Ciò significa che bisogna mettere al bando, prima possibile, il tragico rapporto esistente tra sviluppo tecnologico e produzione di armi letali. La voce del Papa si è alzata forte e chiara: basta alla corsa frenetica verso un riarmo sempre più sofisticato. E proprio a questo punto, con un’abilissima fusione concettuale, che ha messo assieme etica, politica e sociologia, il Papa ha voluto ricordare uno dei suoi libri preferiti: «Il Signore del mondo». Un’opera quasi profetica, del 1907, scritta da Robert Benson, figlio dell’arcivescovo di Canterbury. La società di Benson è in disfacimento, in un mondo in cui l’uomo ha perso l’anima e si affida, ciecamente, a un leader, che manipola e minaccia, grazie alla tecnologia.

‘Controllo qualità’

È stato a questo punto che si è inserita la proposta del controllo di qualità’ del Pontefice, che non è una novità, perché trae spunto dal «Rome Call for A1 Ethics», una sorta di protocollo di indirizzo, del 2020, sviluppato, in collaborazione col Vaticano, dalla Microsoft e dall’IBM. Ed ecco come il Washington Post sottolinea questo passaggio del vertice: «Il documento sta emergendo – scrive il Post – come un ‘gold standard’ delle migliori pratiche di Intelligenza artificiale. I rappresentanti dell’Ebraismo e dell’Islam hanno firmato l’accordo l’anno scorso. Il mese prossimo si uniranno diverse fedi orientali, aggiungendosi a un elenco che ora comprende centinaia di aziende, università e un’agenzia delle Nazioni Unite che perseguono linee guida globali». Siamo, dunque, sulla buona strada?

Ancora tanta strada da fare

Il settore, come tutti quelli dove girano trilioni di dollari, è un vero e proprio campo minato. Basta leggere il comunicato finale, stilato (e stiracchiato) dai sette Grandi, che sintetizza il loro punto di vista sui vari argomenti affrontati. Tra cui, appunto, il capitolo dedicato ad «Artificial intelligence, Science, Technology and Innovation». Nella migliore delle interpretazioni, si tratta di un polpettone di buone intenzioni, che vanno dalla ‘inclusività’, all’utilizzo dell’IA per massimizzare le performances di tutti i sistemi coinvolti, sociali e produttivi. Nelle pieghe dei capoversi snocciolati, si coglie, prima di tutto, il desiderio di offrire al popolo che ascolta «garanzie di principio». Ma senza legarsi troppo le mani. Si rimanda tutto, come già avviene quando le grandi idee cozzano con i grandi interessi, a ‘futuri vertici’. A cominciare da quello coreano di Seul, proseguendo col «Summit sul Futuro» organizzato dalle Nazioni Unite, fino ad arrivare all’ «AI Action Summit» del 2025.

‘Documentino’ finale

A leggere con la lente d’ingrandimento il documento finale, scritto con una prosa (quasi sovietica) da piano quinquennale, balzano agli occhi alcune preoccupazioni sul ruolo che l’IA potrebbe avere nell’espellere forza lavoro dal mercato. Non solo. Ma c’è anche il problema di quanto siano destinati a crescere i costi della formazione. Papa Francesco ha parlato (a nostro avviso) benissimo dei rischi che legano l’IA alla «volontà di potenza dell’uomo». E alla guerra. Ma, fermandoci solo a quest’aspetto, probabilmente la dichiarazione conclusiva dei Grandi, si è rivelata assai carente.

L’anima mercantile del G7

Alla fine è venuta fuori solo l’anima mercantile di un G-7 che, prima di tutto si è preoccupato di prevenire l’impatto dell’IA sui mercati. E l’etica? Beh, quella per ora, resta confinata solo tra le buone intenzioni. L’Europa ha già una legge comunitaria “di controllo” innovativa. Ma non decide solo lei. Come ne «Il nome della Rosa», chi comanda, il vero abate, non è Abbone da Melk. È, invece, colui che possiede le chiavi della biblioteca del monastero.

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