Israele-Libano prove di guerra aperta e rincorsa Usa per fermarli

Si alza di livello lo scontro tra Israele ed Hezbollah. Con un’azione notturna mirata nel sud del Libano, l’aviazione di Tel Aviv ha ucciso il comandante dell’unità ‘Nasr’, incaricata di bersagliare di razzi e missili il nord della Galilea, e la rappresaglia non si è fatta attendere. Escalation, mentre le popolazioni sulle due parti del confine fuggono.

Mappa di copertina da Limes

 

Prologhi di guerra

Uno sbarramento di razzi dalle postazioni di Hezbollah, verso il Golan, in quello che la stampa israeliana ha definito un attacco ‘esteso’, con il gruppo sciita «che promette di aumentare l’intensità e la quantità delle operazioni». In totale, finora, sono stati sparati almeno 170 tra razzi e missili. Secondo l’IDF, l’attacco ha provocato incendi in Alta Galilea, mentre si stanno valutando possibili danni inferti alla base radar del Monte Meron. Un report del Guardian cita anche fabbriche e basi militari prese di mira a Ein Zeitim e Ami’ad. Dopo la risposta di Hezbollah, gli israeliani hanno controbattuto, in una spirale che a, questo punto, sembra quasi inarrestabile. Con un altro blitz aereo, questa volta effettuato in pieno giorno, sono stati colpiti i probabili siti di lancio, utilizzati dai miliziani nel sud del Libano.

Attacchi ‘mirati’ d’assaggio?

Le ultime quarantott’ore sono state forse le più tese, fra quelle vissute negli ultimi mesi sulla bollente frontiera Nord di Israele. Tanto che qualche analista ha intravisto i prodromi dello scoppio di un vero conflitto. «Funzionari dell’IDF hanno detto ad Haaretz – scrive il quotidiano di Tel Aviv – che il governo non ha ancora deciso se lanciare un attacco militare su vasta scala contro Hezbollah in Libano. Ma continuerà a effettuare uccisioni e attacchi mirati». Anche gli sciti hanno alzato il tono delle minacce, promettendo di «aumentare l’intensità, la forza e la quantità delle operazioni contro gli israeliani». Ci si muove sulla lama di un rasoio, insomma, e al primo errore di calcolo, potrebbe anche succedere l’irreparabile: una nuova guerra nel sud del Libano, come già successo in passato.

Rischio ‘salto nel buio’

Solo che, questa volta, sarebbe un salto nel buio, perché sfidare Hezbollah significherebbe allargare la crisi a un’area molto più vasta. E pericolosa, perché in qualche modo verrebbe coinvolto anche l’Iran. La scorsa settimana, Netanyahu ha detto, con tono assai minaccioso, di «avere pronta una risposta potente», per far finire le continue schermaglie di confine alimentate da Hezbollah. Si riferisce, ovviamente, a una massiccia operazione militare che gli ‘Alti comandi IDF’ hanno già programmato da molto tempo. Addirittura, si dice che se non ci fossero stati l’eccidio del 7 ottobre e la susseguente guerra di Gaza, un ‘conflitto preventivo’ con Hezbollah sarebbe già scoppiato da mesi. E pare che uno degli ‘architetti’ militari di una tale operazione, sia stato proprio l’attuale Ministro della Difesa, Yoav Gallant.

Hezbollah: strategia di logoramento

Hezbollah ormai conduce una sorta di escalation ‘di logoramento’. Tiene sotto scacco tutta l’Alta Galilea, nel senso che rende impossibile, alla popolazione locale, condurre una vita normale. E il governo israeliano ha dovuto evacuare qualcosa come 70 mila civili. Un esodo che ha toccato anche i libanesi, dall’altro lato del confine e con proporzioni simili. Oltre a questo, la strategia ‘incendiaria’ dei miliziani sciiti, ha mandato in fumo aree agricole e boschi, specie nell’area di Kiriat Shmona. Dove venti caldi e secchi hanno alimentato le fiamme, sviluppando tempeste di fuoco che hanno devastato le campagne. Ma anche la stessa città si è ormai svuotata. Di fronte a una situazione di questo tipo, il Gabinetto di guerra è sul punto di prendere una decisione, che potrebbe avere serie ripercussioni su tutta la regione.

Israele richiama altri 50mila soldati

Il capo di Stato maggiore, Herzl Halevi, visitando pochi giorni fa il fronte nord, ha dichiarato che «l’IDF è pronta per un’offensiva». Un altro segnale, che potrebbe indicare un imminente attacco in Libano da parte israeliana, è l’improvvisa aumento del numero dei riservisti richiamati in servizio. Nonostante le operazioni, nella Striscia di Gaza, siano diminuite di intensità rispetto ad alcuni mesi fa, lo Stato maggiore dell’esercito ha chiesto di aumentare la disponibilità immediata dei ‘richiamati’ di 50 mila unità. Portandola a 350 mila riservisti. E alla Casa Bianca, sanno bene cosa possa significare tutto questo e, oltre a fare gli scongiuri, hanno spiegato a Netanyahu che, se dovesse giocare d’azzardo, i rapporti con Biden potrebbero essere definitivamente compromessi.

Netanyahu avvisato sul rischio Iran

Un rapporto di Axios, citando fonti dell’Intelligence americana, ha rivelato che Dipartimento di Stato e Pentagono hanno ‘avvisato’ Netanyahu: invadere il Libano e attaccare Hezbollah (il bis dell’operazione fallita nel 2006), potrebbe significare quasi sicuramente ritrovarsi in guerra con l’Iran. E questa è l’ultima cosa che Joe Biden vuole. Anche perché, invischiandosi in un’altra guerra, servirebbe su un piatto d’argento la Casa Bianca a Donald Trump.

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