
Ursula von Der Leyen e il segretario Nato Jens Stoltenberg al centro-congressi CityCube di Berlino ci credono veramente
o ‘ce la raccontano’? «Avanti tutta come e più di prima», almeno per la valanga di armi e denaro indispensabili per mantenere a galla l’Ucraina. Per arrivare a quale sponda realistica, nessuno però lo dice. Scultz promette che «Non ci sarà alcuna vittoria militare russa, nessuna pace dettata da Putin», ma proprio lui adesso non è politicamente molto credibile anche se esagerato. Duemila invitati di 60 paesi. «Dobbiamo sostenere Kiev nella difesa aerea», aggiunge il leader Spd e riporta Sebastiano Canetta sul Manifesto.
Musica, per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che per la prima volta di presenza ha potuto parlare ai deputati del Bundestag in sessione straordinaria. Doveva essere la celebrazione della riconciliazione tra Berlino e Kiev, segnale di unità contro Mosca, ma la ‘messa laica’ è stata guastata dal boicottaggio dei due veri vincitori delle Europee in Germania, da destra a da sinistra.
Sahra Wagenknecht, leader dell’Alleanza sovranista nata da una costola della Linke, forte di 2.450.000 voti incassati domenica scorsa, abbandona platealmente il parlamento accusando Zelensky di voler allargare il conflitto. «Voltandogli le spalle mostriamo solidarietà agli ucraini che vogliono il cessate il fuoco e non finire come carne da cannone. Condanniamo la guerra della Russia però oggi Kiev sta spingendo per l’escalation e l’entrata della Nato in una guerra a rischio nucleare».
Per opposti motivi lasciano l’aula i parlamentari di Afd che i Verdi denunciano come «partito del Cremlino» ma che cresce sino a diventare seconda forza politica in Germania mentre loro dimezzano i consensi. Risultato finale: al Bundestag davanti a Zelensky c’erano 83 scranni vuoti.
Zelensky comunque ringrazia con riferimenti mirati. «L’Ucraina non sia divisa da un Muro. Alcuni credevano che quello di Berlino sarebbe durato per sempre come oggi pensano che Putin sia eterno. Chiuderemo la guerra ma alle nostre condizioni». Certo, ‘la montagna di miliardi di euro pronto-impiego’ immaginati da Stoltenberg alla vigilia del summit ‘sono stati cassati’ dalla maggioranza dei governi Nato, che ieri hanno aperto poco il portafoglio. Per l’Italia il ministro degli esteri Tajani, con 140 milioni di euro, di cui 45 per la ricostruzione di Odessa con la partecipazione delle imprese italiane. Dare-avere, nuova batteria di missili Samp-T e prossima ‘conferenza sulla ricostruzione’ 2025 in Italia.
Ma summit che conta sarà il vertice di Washington dedicato al 75esimo anniversario Nato in programma dal 9 all’11 luglio, mentre la conferenza di Berlino è stata solo l’«evento preparatorio», assaggio politico e tempi di mediazione interni necessari, Kiev compresa.
Spiccava, tra le molte, l’assenza del commissario ucraino che fino all’altro ieri se ne occupava, finito nell’ultima purga di Zelensky dopo aver denunciato i bastoni fra le ruote messi dal governo. Con «sorpresa e disappunto di gran parte dei delegati occidentali», tengono a precisare a Berlino, che su quanto sta accadendo all’interno del potere ucraino -Germania e occidente Nato-, iniziano ad avere dubbi e legittime preoccupazioni.