D-Day, celebrazione monca. Crepuscolo dell’impero stelle e strisce

Assenze imposte e presenze strumentali. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è volato in Francia per celebrare l’80° anniversario del D-Day, lo sbarco anglo-americano che nel giugno 1944 avviò la fine della Germania nazista e pose le basi per l’ascesa dell’impero globale a stelle e strisce. Assente non invitato uno dei Paesi chiave di quella tragica fase storica.
Russia decisiva allora con i suoi 25 milioni di morti, esclusa per Putin e per l’Ucraina, e Zelensky invitato con qualche imbarazzo storico col nome di Bandera. Biden celebrare accanto al padrone di casa Macron, a certificare assieme il crepuscolo dell’impero e forse della sua presidenza.

Biden elettorale per 5 giorni in Europa elettorale

Il capo della Casa Bianca con il presidente della Francia Macron che sventola elettorali campagne militari in Ucraina. Assieme ad accogliere il capo dello Stato sempre più a rischio, Volodymyr Zelensky. Mentre Il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, annuncia che Biden terrà un discorso per «tracciare una linea di continuità tra il cosiddetto ‘giorno più lungo’ e la situazione bellica attuale in Ucraina passando per la guerra fredda». Esagerazioni alla Sullivan che spesso ne spara di grosse, con il presidente che ha difficoltà solo a spiegare l’obiettivo di tanti miliardi di armi con sempre meno soldati altrui con la voglia di combattere. Guerre in appalto sempre più difficili.

E tanta Nato utile da esibire, rischiosa da usare

Il presidente americano non mancherà di esaltare il ruolo che la Nato ha nella «preservazione della libertà nel Vecchio Continente». Bilancio da fare, quello tra le guerre evitate e quelle provocate e volute. Il discorso si soffermerà sulla difesa della democrazia, tema sempre utile anche a scopi elettorali interni. «Biden sarà l’ultimo presidente Usa che nel 1944 era in vita, sebbene avesse solo due anni –annota Limes-. Potrebbe essere l’ultimo rappresentante dell’establishment americano a conservare un legame anche sentimentale con l’Europa occidentale in politica estera».

Niente Nato per l’Ucraina

Biden ha ribadito che non intende far entrare l’Ucraina nella Nato. Affermazione importante -bagno di realtà- mentre il leader americano rilancia la narrazione ‘democrazie contro autocrazie’. Sfida in corso, ma gli Stati Uniti hanno ben chiari i limiti con cui vi si impegnano. E riafferma il principale limite dell’impegno americano in questa guerra: non innescare uno scontro diretto con la Russia. Ma non solo, osservano diversi analisti. Gli Stati Uniti si tengono aperta la porta di un compromesso con Mosca. E la neutralità di Kiev sarà centrale nell’accordo che congelerà o porrà fine al conflitto, rileva Federico Petroni. Garanzia di sicurezza bilaterali fra l’Ucraina e i suoi alleati (Italia compresa), e farle firmare a tutti e 32 Paesi Nato entro il vertice di luglio.

Pace a parole, guerra in prova con Baltops

Passerella D-Day immiserita da usi politici di parte, mentre ci si esercita per ‘altri sbarchi’. Venti paesi della Nato coinvolti nella esercitazione annuale ‘Baltic Operation’ (Baltops) nel Mar Baltico, 53° edizione, la più possente e mai esibita dei tempi dell’Unione Sovietica, anche se allora qualche partecipante di oggi stava sul fronte opposto. Quest’anno, le più grandi di sempre con la partecipazione di due nuovi membri: Svezia e Finlandia. Per la prima volta, tutti i paesi rivieraschi del bacino nord-europeo rispetto alla rivale/nemica Russia. «Guerra antisommergibile, esercitazioni di tiro, operazioni anfibie e di sminamento», e via fingendo. Simulazioni a doppio obiettivo: allenamento e mettere pressione sulla exclave russa di Kaliningrad.

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