A pesare sull’elettorato l’arretramento del Paese nella redistribuzione sociale della ricchezza e la crescente disoccupazione. Dietro all’ANC con il 40,18% è arrivato Alleanza Democratica, partito liberista, principale portavoce degli interessi della popolazione bianca ed ex colonizzatrice, con il 21,81%. Risultato simile a quello degli anni precedenti. A cambiare le carte in tavola è stato l’MK dell’ex Presidente Zuma, che nella sua primissima tornata elettorale ha ottenuto il 14,58% dei voti. Un partito antisistema dalle istanze radicali, che accusa l’ANC di avere perso quella stessa radicalità del passato.
Nonostante non dovrebbero verificarsi cambi di rotta troppo bruschi, le elezioni segnano anche una possibile svolta geopolitica visto che non risulta ancora chiaro con chi l’ANC si alleerà per formare una nuova maggioranza governativa. Il Sudafrica è infatti il Paese più avanzato dell’Africa meridionale, e uno dei membri fondatori dei Brics insieme a Brasile, Russia, India e Cina.
A trent’anni dalla fine del brutale regime di segregazione razziale conosciuto come ‘apartheid’, il Sudafrica è ancora oggi un Paese dalle forti disuguaglianze sociali ed economiche. Da rapporti della Banca Mondiale lo Stato sarebbe sull’orlo dell’implosione. L’anno scorso il World Economic Forum ha inserito al primo posto nella classifica dei rischi proprio la possibilità di collasso, e al secondo l’ingente crisi di debito. Quest’anno la situazione pare essere migliorata e si parla di semplice «fragilità».
Secondo l’ultimo report dell’ufficio statistico, il 32,1% delle persone in età lavorativa risulta disoccupata, e la maggior parte sarebbe nera. E secondo la Banca Mondiale, il Sudafrica vivrebbe nell’area più diseguale del pianeta. Ma nonostante i suoi innumerevoli problemi, il Sudafrica è punto di riferimento per tutti i Paesi dell’Africa meridionale e «meta preferita per varie categorie di migranti». Il Sudafrica è purtroppo uno dei Paesi con il tasso di omicidi più alto al mondo, con oltre 41 persone su 100.000.
Grande attenzione anche ai riflessi che l’esito del voto potrebbe avere sulla politica estera del Sudafrica, in particolare, in Medio oriente. A inizio anno Pretoria ha chiesto alla Corte internazionale di giustizia di aprire un procedimento per genocidio contro Israele per la sua offensiva militare a Gaza. Il Sudafrica da decenni si identifica con la causa palestinese, vedendo nella politica israeliana a Gaza e nella Cisgiordania, un parallelo crudele con i ‘Bantustan’ per i neri sudafricani sotto il governo bianco dell’apartheid.
Il caso alla Corte dell’Aia potrebbe andare avanti per anni, e il nuovo esecutivo di coalizione lo erediterà. I potenziali partner di governo dell’Anc hanno posizioni diverse e in un caso persino più estreme sul procedimento contro Israele, come ricostruisce Michele Giorgio su ‘Pagine Esteri’. Alleanza democratica (bianca) frena sull’accusa di genocidio e insiste con una soluzione politica negoziata dell’occupazione israeliana. L’Eff è fortemente filopalestinese e vuole che il Paese adotti una linea ancora più dura contro Israele. Jacob Zuma non ha manifestato ancora una posizione precisa e al momento appare più interessato alla resa dei conti con l’Anc che ad occuparsi di politica estera.
Si ritiene che un’eventuale alleanza Anc-Eff-Mk non porterà a scossoni nella politica in Medio oriente, così come nelle relazioni sempre più strette tra il Sudafrica e la Russia. Se invece il partito di Mandela sarà costretto a trovare un compromesso anche con Alleanza democratica, il nuovo governo potrebbe scegliere una linea più morbida verso Israele e meno amichevole con Mosca.