Europa anti russa a spinta Usa, Francia al comando, in guerra senza accorgercene

Prima il presidente francese Macron che ventila la possibilità di mandare militari Nato a sostegno dell’Ucraina, e poi il via libera alle richieste di Kiev per poter usare armamenti occidentali a lunga gittata su bersagli militari in territorio Russo, con Stoltenberg -Nato propagandista della decisione d’oltre oceano. In pagina il pezzo illuminante di Piero Orteca sui retroscena statunitensi. Ma perché Macron e Scholz a seguire in Europa?

Visita di Stato francese in Germania

24 anni dall’ultima visita di Stato di un presidente francese in Germania sono tanti, come fa rilevare Agnese Rossi su Limes. Martedì 28 maggio al Castello di Meseberg, occasione una riunione del Consiglio dei ministri franco-tedesco. La sola potenza atomica in casa Ue, e la maggior potenza industriale del continente anche se attualmente in affanno. Per qualche decennio anche l’Italia era stata parte di quella leadership ufficiosa europea.

Macron dopo l’Eliseo alla conquista dell’Europa

L’occasione per il presidente francese per convincere un dubbioso cancelliere tedesco su autorizzare gli ucraini a servirsi delle armi occidentali per colpire in Russia. Con Macron che, certo sapendo di cosa si stava ‘travagliando’ in casa Usa, ha anticipato. «Nell’ennesimo scatto in avanti francese che Scholz pare più che altro aver subìto», la prima valutazione.

Riavvicinamento franco tedesco che, a volerlo leggere, esalta invece lo sfasamento di posizioni tra Parigi e Berlino, proprio nel momento in cui sembrano convergere.

Le eterne contraddizioni francesi

I fatti a contraddire le parole. La Francia, nonostante il nuovo attivismo filo-ucraino del suo presidente, è tra i paesi occidentali che aiutano meno Kiev (molto meno di Berlino, al primo posto in Europa); mentre la Germania, che oggi è di fatto costretta ad aprire alla legittimazione di attacchi transfrontalieri ucraini per mezzo di equipaggiamenti occidentali, frena ancora sui missili a lungo raggio a Kiev.

Taurus o meno, rimane la «frattura strutturale tra i rispettivi approcci securitari, che si ripropone drammaticamente ogni volta che è in discussione la configurazione geopolitica del continente», la sottolineatura di Limes.

La conversione elettorale di Macron

Elezioni europee a perdere per il presidente francese, che rilancia più in alto per la più avvertita stampa s’oltralpe. «La pirotecnica conversione di Macron da ‘Putiniano’ a falco antirusso è funzionale ai suoi progetti europei», colpisce Agnese Rossi. Obiettivo del capo dell’Eliseo, portare (o riportare) Parigi alla testa dello schieramento europeo e dettarne la linea, anche a costo di dover condividere qualcosa con la destra oscura di Marine Le Pen.

Partita sulla guida del continente

«Il presidente francese gioca già la partita per chi si intesterà la guida del continente che la guerra in corso sta trasfigurando». Ed ecco i trasformismi sfacciati. Obiettivo immediato, guadagnare consenso e credibilità con gli europei baltici e i centro-orientali ex sovietici, tutti favorevoli alle proposte sempre più drastiche di Macron al contenimento della Russia. Con Berlino costretta ad inseguire almeno su alcuni fronti per non trovarsi isolata.

Berlino a denti stretti

Scholz ha concesso a Kiev di condurre attacchi in territorio russo con le sue armi solo a ridosso della decisione Statunitense imposta alla Nato. Con un distinguo decisivo, rispetto al sorprendente ’bonapartismo’ di Macron, più sulla linea attuale degli Stati Uniti, i veri garanti della sicurezza della Germania. No categorico all’invio di propri militari in Ucraina. Su posizioni americane (e italiane) rispetto all’opportunistica e rischiosa nuova linea francese.

Europei occidentali e orientali

Macron cerca di avvicinane le posizioni degli europei occidentali a quelle degli europei nord-orientali «storicamente più belligeranti nei confronti di Mosca», e trarne vantaggio. Parigi e Berlino ma non Roma, con cui permane la frattura anche per via Le Pen. Di fatto, è stata oltrepassata l’ennesima ‘linea rossa’ auto imposta nella guerra d’Ucraina, nel caos di posizioni e interessi spesso contrastanti interni ai 27 Paesi Ue e alla miriade di quelli Nato ma a comando unico.

Noi europei scivolando in guerra senza accorgercene

Di fatto nei europei stiamo partecipando alla guerra in forma sempre meno indiretta e in ordine sparso, senza un approccio politico minimamente elaborato e condiviso, sulla scia passiva delle decisioni Nato-americane. Con la contraddizione franco-tedesca denunciata da Limes (Italia ex terzo protagonista che in tempo pesava sugli equilibri tra le due), che ora diventa l’aspetto più evidente di questo critico frangente europeo.

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