Sudafrica al voto: il partito che fu di Mandela si gioca la maggioranza assoluta

30 anni dopo la fine dell’apartheid, il Sudafrica è il paese più diseguale del mondo. E questo avrà una grossa influenza nelle elezioni di mercoledì, dove lo storico partito di Nelson Mandela, l’ANC, potrebbe perdere la maggioranza. L’African National Congress pagando scandali e crisi che vanno avanti da tempo.

30 anni dopo l’apartheid

Negli ultimi trent’anni, dopo la fine dell’apartheid in cui la società era ufficialmente e formalmente segregata su base etnica, la politica del Sudafrica è stata dominata dall’African National Congress, il partito che fu di Nelson Mandela. Dal 1994 e in sei diverse elezioni, l’ANC non ha solamente sempre vinto, ma ha anche sempre ottenuto la maggioranza assoluta dei voti, che gli ha permesso di governare da solo. Mercoledì si vota per rinnovare i 400 seggi del parlamento e probabilmente per la prima volta il partito non supererà il 50 per cento dei voti (viene dato a poco più del 40 per cento), e per governare dovrà cercare un’alleanza con un’altra forza politica, segnala il Post.

Pluralismo finora mancato

Possibile-probabile che il presidente dell’ANC Cyril Ramaphosa, debba cercare il sostegno di un partito di medie dimensioni. Il suo potere decisionale, e il suo margine di manovra una volta al governo, saranno quindi limitati dalla volontà di un altro partito, che più sarà grande e rilevante e più potrà condizionare le politiche nazionali.

Troppo lungo potere e troppa corruzione

Il malcontento della popolazione sudafricana nei confronti dell’ANC è aumentato negli ultimi anni, a causa delle grosse difficoltà che il partito ha avuto su vari temi: dalla gestione della criminalità agli scandali di corruzione, dall’economia alla fornitura dei servizi di base ai cittadini. Dopo aver goduto a lungo di un sostegno diffuso frutto del suo ruolo centrale nel superamento del regime di segregazione razziale, nelle ultime elezioni del 2019 l’ANC vinse con il 57,5 per cento dei voti, confermando un calo costante iniziato dopo il 2004, quando ottenne il suo risultato migliore al clamoroso 76 per cento.

Troppe diseguaglianze sociali ed economiche

Il Sudafrica è un paese dalle grandissime diseguaglianze sociali ed economiche, in cui oltre un terzo della popolazione è senza lavoro: la pandemia da coronavirus ha peggiorato una situazione già critica, e l’economia si è contratta, aumentando di 2 milioni la quota di persone sotto la soglia di povertà (su 62 milioni complessivi).

Criminalità e corruzione

Ogni giorno oltre 80 persone muoiono per crimini violenti e il numero di omicidi rispetto alla popolazione è cinque volte superiore alla media mondiale: alcune parti del paese e soprattutto delle grandi città sono controllate da bande criminali. A cui si aggiungono frequenti casi di corruzione: meno di due anni fa lo stesso presidente Ramaphosa evitò per pochi voti di finire sotto impeachment per uno scandalo legato alla sua azienda agricola: era accusato di non aver denunciato un furto di denaro di provenienza dubbia.

‘SudA’ strangolata

Vecchie centrali elettriche a carbone non sufficienti, frequenti blackout, stato di strade e infrastrutture pessimo. Circa il 40 per cento dell’acqua potabile si perde prima di arrivare a destinazione lungo le rete idrica, mentre la crisi della società nazionale di trasporti Transnet, che controlla treni merci e porti, sta limitando anche le esportazioni di materie prime.

Eredità precaria e nuove colpe

Alla base del calo elettorale dell’ANC c’è il persistere di alcuni gravi problemi del Sudafrica che risalgono al regime di apartheid che non sono stati risolti in questi decenni di democrazia. Problemi strutturali, come l’alto tasso di disoccupazione, l’estrema povertà di significative fasce di popolazione, la corruzione e la disuguaglianza nella distribuzione del reddito e della ricchezza. E questi problemi continuano a manifestarsi su basi razziali, al punto che, a trent’anni dalla fine dell’apartheid, le divisioni etniche sono ancora enormemente rilevanti.

Disoccupazione, primato mondiale

Il Sudafrica ha il tasso di disoccupazione più alto al mondo: a inizio 2024 era del 32,9 per cento e quello giovanile è ancora maggiore. Secondo i dati più recenti diffusi dalla Banca mondiale il paese ha anche la più alta disuguaglianza della distribuzione del reddito al mondo. I principali indicatori di queste disparità sarebbero l’etnia, la proprietà fondiaria altamente diseguale e la sostanziale assenza di una classe media, visto che circa il 10 per cento della popolazione sudafricana ancora oggi controlla oltre l’80 per cento della ricchezza.

Bianchi e neri, eterna differenza

La disuguaglianza economica è particolarmente evidente se si paragonano i redditi delle persone bianche a quelli delle persone nere. Secondo uno studio condotto nel 2014 dall’Università spagnola di Vigo il reddito medio annuale delle famiglie sudafricane bianche era di 8.700 euro. Quello delle famiglie sudafricane non bianche poco più di mille euro, cioè poco più di un decimo.

Eredità coloniale vergogna

Secondo l’esperta di politica africana Shola Lawal, queste differenze economiche così marcate sarebbero le dirette conseguenze di una generale disuguaglianza che si è creata nel corso di diversi secoli: prima con il colonialismo olandese nel Seicento e nel Settecento, poi con quello britannico nell’Ottocento e infine nel Novecento con una politica segregazionista formalizzata in legge dal sistema di apartheid.
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