
Stamattina americana, il giudice Merchan darà le istruzioni ai 12 giurati, che poi si chiuderanno in camera di consiglio per decidere la sentenza. Dalla loro scelta potrà dipendere non solo il destino di Trump, ma addirittura la tenuta della democrazia americana sulla eventuale esclusione di un potenziale candidato vincente alle presidenziali, escluso per condanna penale. Ma se mai accadesse, ne avremo da straparlarne. L’attualità prevede che la giuria, dopo le istruzioni del giudice Merchan (film americani insegnano), si ritirerà per deliberare.
La sentenza è attesa entro il fine settimana, ma molti analisti hanno avvertito che la giuria potrebbe anche non arrivare a un verdetto.
Al procuratore Joshua Steinglass dopo quasi sei ore di requisitoria, l’ultimo atto dibattimentale del processo contro Donald Trump. «Dovete mettere da parte le distrazioni, la stampa, la politica, il rumore. Concentratevi sulle prove e sulla deduzione logica che può essere tratta da tali prove», ha detto Steinglass rivolto alla giuria. «Usate il buon senso e seguite le istruzioni legali del giudice. Nell’interesse della giustizia e in nome del popolo dello Stato di New York, vi chiedo di dichiarare colpevole l’imputato», ha concluso il procuratore.
La requisitoria ha cercato di dimostrare che l’ex presidente fosse «il mandante» delle azioni illegali ammesse dal suo avvocato Michael Cohen, paragonando Trump «ad un marito che ingaggia un sicario per uccidere la moglie». «Nessuno sta dicendo che l’imputato si sia messo al computer e abbia digitato le fatture false, ma ha messo in moto una catena di eventi che hanno portato alla falsificazione dei documenti», ha dichiarato il procuratore. «Le prove sono schiaccianti – ha concluso Steinglass –, e nonostante Trump sia un ex presidente, la legge vale anche per lui».
Di fatto i dodici giurati dovranno decidere su una sentenza che va assai oltre il suo valore giuridico, e in un modo o nell’altro potrebbe determinare il futuro della democrazia americana.
La difesa è stata la prima a prendere la parola ieri mattina, per cercare di smontare le 34 accuse contro Trump. Il reato di imbrogliare sui bilanci non è sufficiente per una seria condanna penale, e quindi è stato associato a quello di interferire con le elezioni, privando gli elettori di informazioni utili per farsi un’idea del candidato e quindi votarlo o meno. Nel ‘dettaglio’ particolarmente infamante, una relazione extraconiugale, avuta mentre la moglie Melania aspettava il figlio Barron. Trump non ha mai ammesso la relazione sostenendo che i soldi dati alla porno star servivano a proteggere la sua famiglia dallo scandalo.
Steinglass ha risposto che si è trattato invece di un vasto complotto, per influenzare le elezioni. «Forse il vero elemento che ha consentito a Trump di vincere nel 2016». Il fatto che i conti della sua compagnia sono stati truccati è provato dai documenti contabili, e Donald sapeva di imbrogliare, anzi lo aveva ordinato. Quando era stato pubblicato l’audio della trasmissione ‘Access Hollywood’, in cui l’allora candidato presidente si vantava di poter abusare delle donne a piacimento, la sua campagna elettorale era precipitata nella disperazione, come ha confermato l’ex direttrice delle comunicazioni Hope Hicks.
Quindi è scattato il piano per comprare il silenzio di Stormy Daniels, che minacciava di rendere pubblica la relazione, e anche quello della ex coniglietta di Playboy Karen McDougal (vizietto insistito ma non parte di questo processo). Trump aveva incaricato Cohen di fare il pagamento da 130.000 dollari, e l’accordo con la porno star era stato raggiunto appena 12 giorni prima del voto. Poi aveva rimborsato il suo avvocato dopo le elezioni, una volta entrato alla Casa Bianca.
Mentre gli avvocati tenevano le arringhe conclusive, fuori dal tribunale di Manhattan la campagna presidenziale di Biden ha tenuto una conferenza stampa con Robert De Niro. Non per discutere il caso, ma per approfittare dell’attenzione mediatica allo scopo di affondare colpi politici:
«Se Trump verrà rieletto – ha detto l’attore – potete scordavi le libertà di cui godiamo oggi, perché le perderemo. Non voglio darvi l’impressione che voglio terrorizzarvi. Anzi sì, voglio terrorizzarvi, perché è questo il pericolo che corriamo».