A novembre Giorgia Meloni, e il suo omologo albanese, Edi Rama, firmano l’accordo proposto come evento magistrale per il mondo. L’Italia costruirà e gestirà tre centri per l’accoglienza dei migranti in Albania, a proprie spese e sotto la propria giurisdizione. Accordo molto criticato da chi si occupa dei diritti dei migranti, e giudicato di difficile applicazione dagli esperti di diritto internazionale. Poi, accuratamente nascosto, il problema dei costi reali che l’Italia dovrà sostenere per avviare e gestire il macchinoso progetto di pura invenzione politica. Parliamo di centinaia di milioni di euro per i prossimi cinque anni.
Oltre alle spese per la costruzione dei centri, già piuttosto ingenti, bisogna aggiungere quelli che della ‘trasferta’. Il noleggio delle navi che faranno la spola tra le acque internazionali, dove avverranno i soccorsi, l’Italia e l’Albania; le diarie e le assicurazioni sanitarie del personale italiano che lavorerà nei centri; l’attivazione dei collegamenti internet in Albania e la predisposizione di stanze per le udienze, che si terranno principalmente da ‘remoto’.
L’accordo prevede la costruzione di tre strutture. Primo è un hotspot, un centro per lo sbarco e l’identificazione dei migranti, a Shengjin (italiano San Giovanni Medua), una città di mare a nord della capitale Tirana. A Gjader, nell’entroterra, dovrebbero essere costruiti un centro di prima accoglienza per i richiedenti asilo da 880 posti, e un Centro di permanenza e rimpatrio da 144 posti. A febbraio, il governo aveva stanziato 31,2 milioni di euro per la realizzazione delle tre strutture. Già ad aprile la cifra era aumentata a 65 milioni.
Ma sommando tutte le voci di spesa previste dal Servizio bilancio dello Stato, si arriva a 610 milioni tra il 2024 e il 2028, mentre un’indagine di Dataroom, del Corriere della Sera, sale a 653 milioni.
Il processo di valutazione delle domande di asilo e gli inganni di partenza. In Albania solo migranti maschi, maggiorenni, in buona salute e provenienti da ‘paesi sicuri’, e qui il primo rischio. Buona salute valutata da chi e dove? Paesi dove vengono rispettati i diritti fondamentali, con l’Italia che attribuisce questo titolo a paesi dove le violazioni di questi diritti sono sistematiche. Poi, di corsa: decisione in 28 giorni massimo. In Albania, tutto verrà svolto da remoto, via etere: con avvocati, interpreti, commissari territoriali e giudici in Italia. Dove servono stanze per lo svolgimento delle udienze, attrezzate con computer, webcam, microfoni e connessione internet.
Nel caso –nei molti casi- in cui non sia possibile organizzare le udienze o gli incontri da remoto, gli avvocati e gli interpreti potranno andare in Albania «a spese dello Stato», usufruendo di un rimborso spese di massimo 500 euro. La relazione tecnica prevede che queste trasferte costeranno 3,2 milioni di euro nel 2024 e 6,5 milioni di euro per ogni anno dal 2025 al 2028. Inoltre, per agevolare l’esame delle domande di asilo presentate dall’Albania verrà ampliato l’organico della Commissione territoriale di Roma, con l’istituzione di un massimo di cinque nuove sezioni. Questo costerà 2,6 milioni di euro nel 2024, e quasi 4 milioni per ognuno dei quattro anni successivi.
L’accordo prevede inoltre che all’interno dei centri lavorino solo persone assunte in Italia, trasferite temporaneamente in Albania: oltre allo stipendio riceveranno anche una diaria, come previsto nella partecipazione a missioni internazionali, e verranno coperti tutti i costi di viaggio, vitto e alloggio, per un investimento complessivo da più di 250 milioni di euro in cinque anni. Si aggiungono poi i costi delle assicurazioni sanitarie per i dipendenti che lavorano in Albania, che costeranno 900mila euro nel 2024 e poi 1,7 milioni di euro all’anno.
All’interno dei CPR di Gjader sarà anche costruito un carcere, capienza massima di 20 detenuti. La struttura costerà 8 milioni, ma uno dei punti più discussi riguarda l’invio in Albania di 46 agenti di polizia penitenziaria: più di due per detenuto, quattro volte la media italiana, che è di un agente ogni 1,96 detenuti. «Agenti inviati in missione, con un’indennità abbastanza importante, vitto e alloggi pagati e viaggi a carico dell’amministrazione». La loro sede ufficiale però rimarrà in Italia, ed è prevista una rotazione del personale ogni sei mesi.
Poi il noleggio di navi aggiuntive a fare la spola tra le acque internazionali, dove dovrebbero avvenire i soccorsi, l’Italia e l’Albania. La relazione tecnica prevede 15 milioni di euro nel 2024 e altri 80 milioni fino al 2028. Secondo l’accordo, i migranti devono rimanere in Albania solo per il periodo strettamente necessario a esaminare le domande di asilo (28 giorni). Altrimenti, dovranno essere portati in Italia. Secondo il Consiglio italiano rifugiati che si occupa dei diritti dei richiedenti asilo, possibili umanitarie moltiplicate.
Rischio più che concreto è che le persone portate in Albania, possano dimostrare il loro status di ‘vulnerabile’ a abbiano il diritto ad essere valutati in Italia, con la possibilità di tornare in Italia solo una volta dimostrato il proprio status di ‘vulnerabile’, con traversate adriatiche a costi neppure preventivati.