«’La questione non è come riconquistare i territori occupati, ma come fermare questa dannata macchina da guerra che sembra inesauribile’ dice Sergei alle porte di Dergaci, sobborgo a nord-ovest di Kharkiv. Anche qui i missili russi cadono quotidianamente e mentre parliamo con Sergei si sentono le batterie ucraine rispondere al fuoco. ‘I russi sono vicini?’. ‘Abbastanza, si combatte a una ventina di chilometri da qui» risponde il sottufficiale. La cronaca dal Manifesto, ma ovunque leggi, un po’ più a coprire un po’ più ad esaltare, la cronaca è questa. E questi sono i fatti.
Il presidente Zelensky è arrivato a Kharkiv per commemorare le 7 vittime del bombardamento di giovedì e a provare a risollevare gli animi dei soldati, più giù delle trincee mal fatte e forse truffaldine. Ma il ‘vinceremo‘ di ieri, ora diventerebbe beffa, e il presidente adesso chiede soltanto di resistere sino a lìimprecidsato appuntamento della conferenza di pace di metà giugno in Svizzera, dove forse pochi sanno cosa si dovrebbe sperare possa accedere di risolutivo o almeno di salvifico.
Paternalismo invocando armi se non più per vincere, almeno per non perdere troppo. «Sono in molti a sentirsi smarriti di questi tempi in Ucraina. Ogni occasione è adatta per reclamare armi per evitare una strage. Ma a qualcuno inizia a dare fastidio». Il mondo ormai sa che l’iniziativa al momento è in mano russa, e lo ha ripetuto anche il capo dei servizi segreti esteri russo Sergei Naryshkin ieri, ma lo sfondamento del fronte non è avvenuto. E non è detto che sia veramente negli obiettivi russi quello di conquistare la seconda città ucraina e per poi doverla difendere. Al momento ci si stanno consumando i difensori ucraini. .
Mentre lo stato maggiore ucraino dichiara che «la situazione è sotto controllo, le truppe russe sono state fermate», la politica – oltre sulle nuove armi sempre in arrivo-, insiste con l’appuntamento svizzero di giugno. Dove sembrano profilarsi assenze più significative e strategiche delle presenze. Assente Putin per mancato invito a ordine di cattura della Corte dell’Aja, assente ormai quasi certo anche Biden e persino la sua vice Harris, impegnati e cercare di non perdere le sempre più vicine presidenziali, e probabilmente già sapendo di non doversi aspettare successi politico, diplomatici da sbandierare.
Chi inganna chi? Zelensky per sollecitare soldati esausti, o lo stesso presidente ingannato o illuso da suoi ‘consiglieri’ internazionale che lo circondano/circuiscono? La verità più semplice e vera arriva da Serghei, il sergente ormai amico dell’inviato italiano: «Resistere in questo momento a Kharkiv è questione di vita o di morte», riferendosi non soltanto ai soldati ma a tutta l’Ucraina».
«Perché l’idea che siamo giunti all’ultima frontiera è diffusa tra molti soldati semplici che si informano principalmente su internet. Mentre gli ufficiali attendono altre manovre ancora più a nord, dove già si scavano trincee con le ruspe». Lo spazio dei cimiteri di guerra che sono la sola conquista certa sui due fronti.