Annuncio a sorpresa con il leader del Cremlino che ha appena concluso una lunga e a quanto sembra fruttuosa visita in Cina. Accordi e legami politici a tutto campo, senza ancora una vera e propria alleanza militare. Nei protocolli d’intesa noti, largo spazio ai temi produttivi e commerciali in decisa crescita. E tutto questo, fanno notare i commentatori internazionali, nonostante la crescente pressione contraria esercitata dagli Stati Uniti e, a ruota, dall’Europa con sanzioni boomerang. Programma di contatti molto intenso. «Non vediamo l’ora di darvi il benvenuto – ha detto Lavrov rivolgendosi a Wang Yi – alla sessione dei ministri degli Esteri dei Paesi Brics a Nizhny Novgorod, in Russia, tra meno di un mese. Mentre i nostri leader si incontreranno durante un vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO), qui ad Astana a luglio».
Non è un caso, che i due maggiori leader della sfera d’influenza anti-occidentale vogliano esaltare con la loro presenza l’importanza del prossimo vertice della SCO in Kazakistan. Il tentativo del rullo compressore sino-russo è quello di imbarcare nel progetto nuovi ‘soci’. Specie se possono funzionare assieme da cuscinetti per eventuali tensioni e da saldatura geopolitica in Asia centrale. Cina e Russia sono fondatori dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, un gruppo regionale politico, economico e di sicurezza istituito nel 2001 con altri quattro Stati, tutti ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale (Kazakistan, Tagikistan, Uzbekistan e Kirghizistan). Nata con un profilo basso, l’iniziativa è cresciuta progressivamente, diventando più ambiziosa e calamitando nuove adesioni. Anche di peso. Nel 2017, India e Pakistan sono diventati Stati membri, e l’anno scorso l’Iran ha ottenuto la piena adesione. Lunedì, la riunione, che di tutti i Ministri degli Esteri dei Paesi SCO, e l’occasione in cui Wang Yi ha proposto a Lavrov, il patto Russia-Cina per garantire stabilità a tutta la regione dell’Asia centrale.
L’appello di Wang rispecchia l’ansia di Pechino di delimitare l’intervento dei due partner in un’immensa regione che potrebbe alimentare dissidi e fraintendimenti anche fra di loro. «Le due parti dovrebbero continuare ad aumentare il sostegno reciproco, stabilizzare i fondamenti della cooperazione e mantenere la sicurezza e la stabilità nel comune vicinato sino-russo». Wang ha poi aggiunto che una SCO coesa «non soddisfa solo gli interessi comuni dei suoi Stati membri, ma va anche d’accordo con la tendenza della ‘multipolarizzazione’ nel mondo». Un modello geopolitico che differenza, profondamente, gli approcci diplomatici tra Pechino e Washington. «La Cina – ha detto – è disposta a lavorare a stretto contatto con la Russia e gli altri Stati membri per mantenere la SCO su una rotta stabile, salvaguardare la situazione generale di sicurezza, stabilità e sviluppo regionale e promuovere lo sviluppo della ‘governance globale’ in una direzione più giusta e ragionevole».
Il Ministero degli Esteri russo ha scritto di «uno scambio di opinioni anche su varie questioni urgenti, tra cui il processo di pace in Medio Oriente, gli sviluppi nella regione del Mar Rosso e la situazione nella penisola coreana. Hanno inoltre sottolineato la necessità di costruire un nuovo quadro di sicurezza per l’Eurasia, in particolare data la stagnazione del meccanismo euro-atlantico». Nessuna parola specifica sull’Ucraina.
La Cina, in questo preciso momento storico, è decisa a curare i suoi legami con l’Asia centrale, una immensa regione ricca di risorse, considerata uno snodo primario per l’espansione commerciale e la sicurezza energetica. Un’area importante da controllare, anche per mantenere la stabilità nella regione occidentale dello Xinjiang, la turbolenta area abitata da musulmani di etnia uighura. L’anno scorso, Xi ha ospitato i leader di cinque Stati ex sovietici – Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan – a Xian, dove si è impegnato a offrire sostegno economico, infrastrutturale e di sicurezza alla regione. Lunedì, Wang ha voluto ripetere: «Cina e Kazakistan hanno approfondito la fiducia politica reciproca, si sostengono a vicenda su questioni di interesse fondamentale e si aiutano a vicenda quando uno di loro incontra difficoltà. Cina e Kazakistan sono da tempo una comunità di destino di fatto».
Alla fine del vertice di Astana, le concessioni reciproche. La Cina ha accettato di espandere la cooperazione energetica con il Kazakistan e di importare maggiori prodotti agricoli. I due Paesi hanno concordato la costruzione di una terza ferrovia transfrontaliera per rafforzare la cooperazione sul China-Europe Railway Express, che collega più di 100 città cinesi con più di 200 città in Europa, principalmente attraverso il Kazakistan. Insomma, Putin e Xi si vedranno a luglio, ma i cinesi gli affari col Kazakistan li stanno già facendo ora.