Sono più di 25mila i morti e più di 15mila sfollati: tra gli scomparsi si registrano anche tre membri della Mezzaluna Rossa. «Gli ospedali sono paralizzati, manca tutto – spiega il prof. Foad Aodi, presidente dell’Associazione medici di origine straniera in Italia dell’Unione medica euro mediterranea e membro commissione Salute globale Fnomceo –. Stanno iniziando a seppellire i cadaveri nelle fosse comuni».
A Derna è sempre più concreto il rischio di un’epidemia: «La putrefazione dei cadaveri è accelerata dall’acqua sporca e non si possono attivare gli ospedali per la mancanza di corrente». Oltre a quelli di Derma, si registrano 3mila sfollati nella città di Bayda e 2mila a Bengasi. «A Derna sono state distrutte cinque dighe – spiega Aodi – ed è stata aperta un’indagine per il loro cedimento».
In città si può entrare solo tramite due ingressi su sette e – per ora – sono arrivati aiuti da 12 paesi. «Il mare sta restituendo numerosi cadaveri, per questo la Libia ha chiesto ad Egitto e Algeria personale specializzato per il recupero delle salme. Ci sono tante famiglie scomparse totalmente e molte persone non rispondono all’appello».
L’Onu ha avvertito che decine di migliaia di sfollati in Libia rischiano ora di contrarre malattie a causa dei pozzi contaminati e che potrebbe esserci un’ondata di malattie e persino la morte se questa situazione non viene affrontato con urgenza. Lo ha fatto presente Jens Laerke, vice portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari.
In Marocco si registrano oltre 3mila morti e più di 6mila feriti. Si contano più di 100mila bambini sfollati e disagiati dal terremoto: è necessario sostenerli psicologicamente. Fino a oggi contiamo da 35 a 40 aerei militari giornalieri che partono da Marrakech per sostenere le zone colpite. Ma anche lì c’è bisogno di medici specialisti e medicinali.