Alta tensione fra i ministri delle Finanze e governatori del G20 a Bangalore: a dividere è la guerra in Ucraina, che chiude senza un testo condiviso. Rottura sulla pressioni Usa a inserire nel documento la ‘ferma condanna di Mosca. E il G20 perde diversi pezzi decisamente importanti non solo in fatto di popolazione ed economia.
È toccato alla presidenza indiana diffondere una nota di sintesi nella quale si sottolinea «l’impegno a migliorare la cooperazione politica internazionale e guidare l’economia globale verso una crescita inclusiva». Poco più di niente.
La proposta di pace cinese per il conflitto in Ucraina ha creato scompiglio nelle cancellerie mondiali. Tra chi, come Spagna, Germania e anche i vertici ucraini, ha apprezzato il maggior coinvolgimento di Pechino e chi, invece, mantiene posizioni intransigenti nei confronti della Repubblica Popolare e della Russia, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e i vertici europei.
Modello Nato, a gestire la ‘linea dura’ Janet Yellen, ex presidente della Federal Reserve e oggi segretario al Tesoro degli Stati Uniti, che già al suo arrivo aveva chiarito che per «Washington e per gli altri del G7 era ‘assolutamente necessario’ avere nella dichiarazione finale una «condanna della guerra in Ucraina».
È così toccato alla presidenza indiana diffondere una nota di sintesi nella quale, concessione al dibattito reale sul filo della rottura, dichiara: «La maggior parte dei membri del gruppo ha condannato fermamente la guerra in Ucraina, le immense sofferenze umane e l’aumento delle fragilità nell’economia globale. L’uso o il trattamento di armi nucleari è inammissibile, il presente non deve essere un tempo di guerra».
Sul fronte economico, il G20 scopre che un grande numero di Paesi poveri è sull’orlo del crack finanziario e le sue popolazioni alla fame e chiede ai ‘creditori ufficiali di attenuare i problemi del debito’. Ancora ipocrisia e silenzi su chi deve rinunciare a una parte dei suoi crediti. Noi ‘ricchi’: «Le prospettive economiche globali sono leggermente migliorate, tuttavia la crescita globale rimane lenta e persistono rischi al ribasso».
Sui conti pubblici in crisi generale legata soprattutto alla dispendiosa corsa agli armamenti, il silenzio finale che spiega più delle dichiarazioni ‘bugiardino’