Missioni militari italiane all’estero, cresce il fronte Nato-Russia. Il parlamento aspetta

Gli impegni militari italiani con l’ormai consueto ritardo in Parlamento ora in smobilitazione. E quello che verrà… ‘campa cavallo’. L’anno scorso fu la Pandemia, quest’anno dalla crisi ucraina, come se la nostra Difesa fosse a sua volta in guerra. Ma un po’ lo è Con contraddizioni estreme di missioni che o stanno per concludersi o, addirittura, si sono già concluse.
Umiliante la discussione sulla “Operation Resolute Support” in Afghanistan, a qualche settimana della decisione americana di fuga. «Quest’anno tocca alla “Task Force Takuba”, per la quale il Governo chiede il rinnovo per tutto il 2022 pur essendo terminata già il 30 giugno scorso…», punge Giovanni Martinelli in Analisi Italia.

Quest’anno dibattito a Camere sciolte e aule semideserte.

Impegni internazionali e risorse disponibili

L’invasione russa dell’Ucraina e la rincorsa Nato agli armamenti. Per l’Italia, sembra di capire, la ormai classica area di riferimento della regione Euro-Mediterranea e ‘Mediterraneo Allargato’, per coprire diversi ‘sconfinamenti’ sotto ombrelli NATO, UE, ONU.

La nuova geografia

  • Il Mediterraneo rispetto ai suoi bacini centrali, poi alla sua sponda Sud e cioè Libia e Tunisia, e quello orientale (Vicino Oriente, soprattutto Libano).
  • L’Europa; intesa come Balcani e quadranti settentrionale e orientale della NATO.
  • L’Africa, che per l’Italia significa intervenire nell’arco che parte dal Golfo di Guinea, attraversa il Sahel e termina nel Corno d’Africa.
  • Il Medio Oriente, che per il nostro Paese significa essere presente in Iraq e nello Stretto di Hormuz ma che più in generale equivale a una forma di presenza in buona parte della regione del Golfo Persico.

Decreti Ucraina 2022

La rincorsa Ucraina a colpi di decreto. La proroga fino al 31 dicembre 2022 di alcune operazioni che in realtà sono già operative sui fianchi Est e Nord della NATO. Per gli ormai quasi ex parlamentari
a) ‘Sorveglianza dello spazio aero dell’Alleanza’, non meglio precisato.
b) ‘Sorveglianza navale dell’area Sud dell’Alleanza’. Tradotto, navi a controllare la flotta russa nel Mediterraneo.
c) In Lettonia «nell’ambito della Enhanced Forward Presence (EFP)», che forse neppure a Riga sanno bene cosa vuol dire.
d) «Air Policing per la difesa dello spazio aereo dell’Alleanza», ed è il bis del non farsi capire.

Priviamo a dare i numeri (veri)

Missione ‘decretate’, vecchie, nuove, e pasticciate a complicare ricostruzione esatta in cui si muovono le Forze Armate italiane. Analisi Difesa azzarda 44 missioni dalle 40 dello scorso anno. Va detto che le missioni significative per i numeri sono poco più di una dozzina. Il numero dei militari autorizzati è di 12.055 mentre la consistenza media è di 7.600 circa. La maggioranza, «presenze pressoché simboliche» da superare.

Il “Mediterraneo Allargato”

Aree di ‘prioritario interesse strategico’, le chiamano. 21 missioni in Africa, 10 in Asia e “solo” 13 in Europa, ma sono numeri militarmente e politicamente bugiardi. Oltre la metà degli 12.000 militari italiani teorici è prevista nel “Vecchio Continente”. Allarme Nato visto che fino al 2021 erano meno di un terzo. «Riassetto /riposizionamento del nostro impegno militare attorno al bacino del Mediterraneo e zone limitrofe», di cui poco e male siamo stati informati.

10 missioni NATO, 12 Ue, 7 ONU

Tante missioni, tanti committenti, ma soprattutto -ahi noi-, tanti soldi. E tanti ‘equivoci’, per dire e non dire troppo chiaramente. Provando a tirare le somme, risulta che per il 2022, il fabbisogno finanziario della Difesa sarà di 1.397,4 milioni. Forte crescita. Nel 2021 erano stato 1.254,6 milioni, ricordando che l’impegno in Afghanistan era molto oneroso mentre la moltiplicazione delle missioni Nato legate alla crisi Russia-Ucraina sono alle porte di casa.

Le spie che vanno alla guerra

Infine, il «Supporto info-operativo delle Forze Armate» svolto dall’AISE, lo spionaggio estero, con uno stanziamento di 30 milioni. Conto finale comprese anche le missioni civili, gli interventi del Ministero degli Esteri, e altri ‘dettagli’ spesso incomprensibili, porta il totale dell’impegno finanziario dell’Italia militare 2022 all’estero, a 1.855,8 milioni di euro.

Sempre più Nato e fronte Russia

La costituzione di 4 nuovi ‘Battlegroup ‘ in Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia. 1.000 nostri militari saranno schierati tra Bulgaria (750 unità) e Ungheria (250). Fine missione non prevista, sperando in bene. Decisamente in crescita la sorveglianza navale nell’area sud dell’Alleanza. Dai 225 militari autorizzati dal “Decreto Ucraina” si passa a 638, i mezzi navali diventano 5+1 e i milioni 50,2. Air Policing Nato, 12 aerei assegnati, Personale da 130 a 300 rispetto a quanto deciso a febbraio. Soldi, 78,8 milioni.

Missioni prorogate, Balcani soprattutto

Balcani, e l’attualità sollecita attenzione. La Kosovo Force (KFOR). Qui si registra un vistoso aumento del personale assegnato, quasi 1.500 militari autorizzati (109,1 milioni), poi gli spiccioli della missione giuridico legale Eulex. Tanti anni, risultati decisamente incerti. Poi la piccola missione ‘Althea’ in Bosnia, da evacuare di corsa se torna la guerra.

Meno Asia, Africa e resto del mondo

Il Medio Oriente è la regione quella che subisce il ridimensionamento più importante, compresa ma missione Onu in Libano. Contingente massimo autorizzato per il 2022 è di 1.169 unità (-130 militari).NATO Mission in Iraq, 650 militari (-250 rispetto al 2021). In compenso andiamo a navigare nello Stretto di Hormuz, Golfo Persico. Il Libia, dove contiamo forse troppo poco, ospedale da campo e assistenza con 400 militari.

Sahel e Mali, deserto politico

In Mali Missioni europee contro il governo golpista e rischio di scontrarsi con i mercenari russi del gruppo Wagner. E i 350 militari (+55 rispetto al 2021), 100 mezzi terrestri e 6 aerei, aspetta di conoscere il suo futuro in Niger. Curiosità per un sorriso: UnSom, Onu in Somalia. Un solo militare italiano schierato, costo 154mila euro.


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