Invasione russa cinque mesi dopo. Poche certezze, molti inganni e confusioni occidentali

La carta di Laura Cali su Limes fotografa la situazione dopo oltre 150 giorni di conflitto, al 26 luglio 2022. Le Forze armate russe e le truppe ausiliarie (Gruppo Wagner, milizie separatiste, kadyrovcy ceceni) che si concentrano prevalentemente nel Donbas.
Intanto il Corriere della Sera titola «L’Ucraina come il Vietnam: a Washington pensano di inviare ‘consiglieri’ per gestire gli aiuti», e non ci sembra premessa di buon augurio.

L’Ucraina divida in due dal fiume Dnepr

Con l’intenzione di conquistare integralmente la regione di Donec’k, i contingenti russi e filorussi spingono verso il grande fiume Dnepr, che taglia in due l’Ucraina da nord a sud. Gli strateghi di Mosca –scrive Limes-, sperano di affossare l’ultima resistenza ucraina nel Donbas entro l’estate. Con migliaia di prigionieri militari ucraini nelle mani del Cremlino e con la cattura di “mercenari” stranieri a rischio pena di morte, i negoziati per un cessate-il-fuoco penderebbero in favore di Mosca.

La controffensiva Zelensky

Zelensky, al momento, non pare intenzionato a fare concessioni a Putin. La controffensiva nelle regioni di Kherson e Zaporižžja. Secondo i calcoli ucraini, il possesso dei rubinetti del canale che porta acqua dolce alla Crimea e i sistemi d’artiglieria occidentali a lungo raggio nei territori immediatamente a nord della penisola ‘potrebbero condurre l’avventura bellica russa alla disfatta’. Ma sono armamenti sofisticati di difficile uso, salvo militari esperti.

Ma i problemi più grossi sono nascosti

«L’Ucraina come il Vietnam: a Washington pensano di inviare ‘consiglieri’ per gestire gli aiuti», scrivono sul Corriere Andrea Marinelli e Guido Olimpio. ‘Consiglieri militari’ Usa a raddrizzare cosa? La proposta dal parlamentare repubblicano Michael Waltz della Florida, ex Berretto Verde e veterano dell’Afghanistan. Lui è stato a Kiev e quello che ha visto pare averlo allarmato. Ed ecco il ‘suggerimento’ alla Casa Bianca. ‘Contractor Usa, magari ex militari e civili ingaggiati dal Pentagono poi impiegati nel ruolo di «consulenti» operativi‘.

‘Consulenti operativi’ come?

Ma il politico statunitense non esclude a priori la chiamata di soldati regolari. E in questo caso, «inevitabile che siano necessari degli specialisti come i Green Berets, i ranger, i parà, qualsiasi unità possa rispondere alle esigenze della resistenza». Va detto che una parte di queste elites militari Usa è già impegnata in Polonia ed altri Paesi vicini. Ufficialmente ad addestrare militari ucraini. «Se dovesse passare la proposta del deputato, dovrebbero trasferirsi dall’altro lato del confine».

Le presenze armate occidentali in campo

«In realtà in Ucraina sono già attivi molti occidentali, semplici volontari ma anche appartenenti a società private come la Mozart, guidata da un ex ufficiale dei marines», scrive il Corriere. «Alcuni si occupano dell’addestramento, altri si dedicano al settore droni e altri ancora a fronti che non conosciamo. È un lavoro rischioso, testimoniato dall’uccisione di un paio di elementi», deve riconoscere Guido Olimpio. «Ogni guerra ha il suo lato oscuro e l’attuale crisi ha evidenziato quanto sia stata importante la funzione dell’intelligence».

Spie, satelliti ma alla fine ‘Scarponi sul terreno’

Molto è stato fatto attraverso satelliti e canali digitali. «Però è difficile non pensare agli ‘scarponi sul terreno’, ad una presenza fisica reale. Lo hanno fatto i commandos nelle risaie vietnamite, lo hanno ripetuto i loro colleghi statunitensi ed europei nel Nord della Siria durante l’offensiva anti-Califfato, con piccoli nuclei ad operare insieme ai curdi Ypg». I dettagli passano attraverso le radio criptate, i tablet su cui convergono le immagini dei satelliti, ma anche a voce. «Nell’era del conflitto tecnologico non puoi rinunciare al fattore umano».

Waltz al Washington Post

Joe Biden ha sempre escluso l’impegno di soldati in Ucraina, la Difesa ritiene che un «impegno pubblico» a Kiev e dintorni, trasformerebbe i soldati in bersagli legittimi per la Russia. Su quello ‘non pubblico‘, i media statunitensi hanno già raccontato molto. «L’attività ‘clandestina’ del braccio paramilitare della Cia, svelando un segreto che non era più tale da tempo». Il parlamentare, dopo la fuga dall’Afghanistan, afferma che «nessuno vuole vedere degli americani in prima linea».

«L’unico obiettivo è quello di dare una mano all’alleato nelle retrovie». Come fu all’inizio per il Vietnam. Il problema è sempre il solito: sai come inizia, non sai come finirà.

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