Quando il razzismo feroce aveva noi italiani come bersagli

Il razzismo a volte ferocemente violento, a sconvolgerci, e quello ‘educato’, sempre nascosto, sempre praticato, sempre bugiardamente negato di ogni giorno che si ripete nell’indifferenza. Il piccolo razzismo che molti di noi neppure colgono in se stessi e che poi, quando esplode nella ferocia dell’assassino e nella imperdonabile impotenza guardona, rincorre giustificazioni. Mentre certa politica che dalla fobia del migrante sino ad oggi ha cercato incasso elettorale, ora depreca per convenienza. Solo sino a indignazione morta e immigrato sepolto.

1891, New Orleans, 11 italiani scannati

Nella storia degli Stati Uniti purtroppo non furono infrequenti atti di violenza contro immigrati. In maggioranza atti contro singoli, ma non mancarono episodi nei quali la violenza si rivolse contro gruppi o comunità più numerose, come nel caso del massacro di cinesi avvenuto nel 1871. Tristemente noto è quanto accadde a New Orleans nel marzo 1891, quando undici italiani furono linciati dalla folla inferocita che aveva dato l’assalto alla prigione cittadina. Fu la conclusione di una vicenda complessa, connotata anche da risvolti giudiziari mai chiariti del tutto, ma la causa principale resta comunque la xenofobia e un diffuso sentimento anti italiano antecedente ai fatti.
La città di New Orleans in particolare, affacciata sull’oceano Atlantico, crocevia di commerci e comunicazioni, ospitava già varie comunità di diversa origine e provenienza: in parte si trattava della sua stessa storia, in quanto, prima dell’indipendenza americana, si erano succeduti spagnoli e francesi lasciando tracce ancora ben visibili ed inoltre era presente una forte comunità afro-americana. Dopo la guerra civile, che aveva danneggiato la città, era iniziata una robusta ripresa economica che aveva attirato – come avviene normalmente – altri gruppi di migranti in cerca di occupazione. L’altro fenomeno – per così dire parallelo allo sviluppo economico – era quello della presenza di criminalità di vario tipo, inclusa la corruzione di pubblici funzionari.

Al Capone e Cosa Loro

Nella notte del 15 ottobre 1890 fu ucciso il capo della polizia David Hennessy e l’omicidio fu attribuito ad una organizzazione criminosa composta da italiani. Nei giorni seguenti ci furono decine di arresti esclusivamente all’interno della comunità italiana: già allora però molti risultarono estranei e furono rilasciati. Al processo furono rinviati comunque solo italiani i quali, nonostante l’opinione pubblica li indicasse già come colpevoli, nella stragrande maggioranza furono poi assolti (otto su undici). L’assoluzione scatenò una rabbiosa reazione, tanto che perfino il sindaco della città definì gli immigrati assai più che indesiderabili.
Il 14 marzo la folla, che la polizia non riuscì a trattenere, penetrò nella prigione, condusse all’esterno il gruppo dei detenuti e li uccise. Si trattò indubbiamente di un crimine, ma c’è da osservare che le stesse pratiche erano frequenti anche in altri stati del Sud, quando ad esempio era messa indubbio l’innocenza di un cittadino afro-americano.
Non mancarono energiche reazioni da parte dell’Italia, tanto che il presidente degli Stati Uniti Benjamin Harrison – preoccupato per l’andamento delle relazioni con l’Italia – stabilì un risarcimento alle famiglie delle vittime, che però dopo un’accesa discussione parlamentare, fu drasticamente ridotto.

1893, Aigues-Mortes, manodopera a morire

Dalla seconda metà dell’Ottocento la Francia divenne meta di un forte flusso migratorio proveniente prima da nordest, cioè dal Belgio, e poi da sudest, ovvero dall’Italia nordoccidentale. Nelle regioni settentrionali gli immigrati furono assorbiti principalmente dall’industria mineraria, ma al sud, meno industrializzato, la situazione fu tutt’altro che rosea e soprattutto si frammentò in precari lavori stagionali. La città di Aigues-Mortes era stata fondata nel 1240 da Luigi IX di Francia con un duplice scopo: da una parte creare un porto sul Mediterraneo e dall’altra un unico punto di raccolta per i francesi in partenza per le crociate. Il luogo prescelto, circondato da lagune e paludi, non divenne mai il porto sognato dal re, né i traffici si ampliarono per cui, alla fine dell’Ottocento, tra poche attività economiche del Midì rimasero solo le saline.
Definire duro il lavoro sarebbe un eufemismo perché, sotto il sole cocente della stagione estiva, migliaia di salariati si muovevano negli acquitrini spostando con pale e carriole grandi masse di sale. Non stupisce affatto che questo lavoro non risultasse attraente per i francesi che ricorrevano pertanto a tre categorie di lavoratori: i primi erano contadini provenienti dalla valle del Rodano, i secondi erano italiani e la terza categoria era costituita da altri diseredati considerati poco più che vagabondi.

Liberté solo francese, Egalité forse in paradiso

I disordini scoppiarono tra il 16 e il 17 agosto 1893 scaturiti da una lite tra lavoratori di diverse comunità. Sebbene fosse accorsa sul posto la gendarmeria essi degenerarono subito: una parte dei lavoratori francesi era infatti corsa in città diffondendo la falsa notizia che gli italiani avessero ucciso delle persone. Per sottrarre alla violenza il gruppo minacciato, si decise di accompagnarlo verso la stazione ferroviaria, ma durante il percorso esso fu invece attaccato con bastoni e armi da caccia. Le vittime italiane furono undici, ma altre ricostruzioni dell’episodio parlano di una ventina.
All’indomani giunse sul posto anche un distaccamento dell’esercito allertato da prefetto, ma i disordini si erano estesi anche alla città con incendi e saccheggi. Per motivi di ordine pubblico il processo si tenne in un’altra sede, ma la giuria, il 30 dicembre 1893, giudicò innocenti i francesi coinvolti nell’episodio. Si levarono critiche a livello internazionale (negli Stati Uniti e in Gran Bretagna) e anche da parte della stampa francese, ma alla fine l’episodio si concluse diventando uno dei tanti motivi di tensione tra la Francia e l’Italia che provocò, tra l’altro, una violenta manifestazione contro l’ambasciata francese a Roma.

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