
Macron ha perso le elezioni legislative, ma, a differenza di Draghi, resta in sella. Non si salva per consenso nel Paese, ma è salvato dal sistema che gli assegna pieni poteri e garantisce comunque la stabilità del sistema stesso.
A ben vedere, la fine del governo Draghi ha uno scenario gemello nella Francia. Si sa, i gemelli possono essere biovulari, quindi con differenze notevoli che, nel caso francese, ci obbligano a considerare il sistema semipresidenziale rispetto al nostro sistema parlamentare. Se tuttavia osserviamo il quadro politico e sociale, le somiglianze sono più forti delle differenze. In Francia, Emmanuel Macron è stato rieletto dopo una sfida all’ultimo voto con la leader dell’estrema destra, Marine Le Pen, ma tre settimane dopo ha perso a sorpresa la maggioranza assoluta all’Assemblea.
Le elezioni legislative hanno segnato la vittoria dell’estrema destra e dell’estrema sinistra, guidata dal tribuno socialradicale, Jean Luc Mélenchon. Anche in Francia, dunque, un successo di due populismi, formalmente opposti sul piano ideologico (benché questo piano abbia oggi poco significato) e sostanzialmente simili su questioni economiche e sociali (pensioni a sessant’anni, spesa pubblica fuori controllo, difese corporative, euroscetticismo e simpatie per la Russia).
Un successo che complica la vita dell’esecutivo e si somma alla drammatica crisi dei partiti che hanno fatto la storia della Quinta Repubblica: il socialista, ormai estinto e il gollista repubblicano, costretto a inseguire l’elettorato della Le Pen e/o fare la ruota di scorta del governo su singoli provvedimenti. (Cfr. Forza Italia! per non dire di 5Stelle e e Laga).
Ovviamente Macron, a differenza di Draghi, resta in sella. Non si salva per consenso nel Paese, ma è salvato dal sistema che gli assegna pieni poteri e garantisce comunque la stabilità del sistema stesso, anche quando il presidente fosse costretto a formare governi in coabitazione con l’opposizione, come capitò a Mitterrand e Chirac.
Draghi, come tutti i presidenti del consiglio italiani, non ha il potere di sopravvivere alla crisi dei partiti e alla litigiosità del parlamento. Eppure, assieme Macron, è stato un grande protagonista dell’ultimo capitolo della storia europea, prima sul fronte della crisi finanziaria, poi per superare la pandemia e oggi nella drammatica fase della guerra in Ucraina. Forse, più di Macron, ha anche il consenso nel Paese. Ma nemmeno questo, a differenza che in Francia, può bastare a governare.