
Più consistente tra tutti l’impegno italiano targato NATO «per rafforzare il “Fianco Est” alla luce del conflitto in Ucraina». Più di mille militari con 380 mezzi in Bulgaria (750) e Ungheria. Il costo stimato è di 39,5 milioni, «di cui 15 coperti con obbligazioni esigibili nel 2023», annota burocraticamente la Difesa. La prima missione militare ufficialmente a debito. Peggio, ovviamente, quelle a perdere.
La missione in Qatar dovrebbe impegnare fino a 560 militari con 46 mezzi terrestri, un pattugliatore d’altura (PPA) della Marina e due velivoli. Affiancare le forze qatarine nel gestire il controllo e la protezione dello spazio aereo e marittimo anche contro le minacce portate da droni, velivoli lenti e missili nonché di assicurare controlli anti terrorismo e anti-IED, i cosiddetti ordigni esplosivi improvvisati. La missione avrà un costo di 10,8 milioni di euro ma in questo caso l’Italia conta certamente in un qualche generoso ritorno energetico.
«L’obiettivo della missione è formare e sostenere le forze armate mozambicane nella protezione della popolazione civile e nel ripristino della sicurezza e della protezione nella provincia di ‘Cabo Delgado’ dove da tempo è in atto un’insurrezione islamista che minaccia lo sfruttamento delle risorse energetiche». In realtà, un impegno solo simbolico poiché è prevista una presenza massima di 15 militari che opereranno dalle basi di Maputo, Chimoio e Katembe.
Dal 1945 a oggi l’Italia ha partecipato a 151 missioni militari all’estero. E il dibattito sull’invio di armi all’Ucraina ha riacceso le luci sul tema della spesa militare italiana. Finisce la Guerra Fredda ma aumentano gli impegni militari. Dopo la caduta del Muro un incremento verticale del numero di missioni militari. Dalle 5 di media degli anni 90, si è arrivati alle 37 (forse) attualmente in corso.
Cambio di scenario geopolitico mondiale e un nuovo multilateralismo spesso pasticciato col coinvolgimento di enti sovranazionali politici (come l’Unione Europea), militari (la NATO) o ibridi (le Nazioni Unite). Indicativo il dato sui cui sarebbe forse utile discutere, che dopo il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan, il nostro paese è il primo per numero di soldati impiegati in missioni NATO.
Sino a trent’anni fa gli impegni militari italiani erano concentrata nei Balcani, travolti dalla disgregazione Jugoslava e dal forte nazionalismo albanese. Poi un graduale spostamento su spinta esterna. Prima il Medio Oriente, seguendo la guida americana in Iraq e Afghanistan, ora l’area del Nordafrica e del Sahel, definita con accorta malizia “Mediterraneo Allargato”.
Il recente fallimento della “War on Terror” in Iraq e Afghanistan, la gestione della caccia a Osama Bin Laden, la guerra in Libia e la crisi economica del 2008 hanno incrinato il mito delle missioni di pace e corretto almeno in parte le volontà politiche. Nel luglio 2021, il Parlamento aveva approvato a stragrande maggioranza una serie di manovre che prevedranno un numero massimo di 9mila militari impegnati nelle missioni in tutto il mondo.
Attualmente –e prima della novità Quatar, Madagascar e fronte Sud-Est Nato-, ci sono soldati italiani impegnati in Bosnia Erzegovina, Romania, Iraq, Macedonia del Nord, Kosovo, Serbia, Lettonia, oltre a quelli delle operazioni Sea Guardian, EUNAVFOR Med Irini, Frontex e NATO Standing Naval Forces, nel Mediterraneo. Altri contingenti operano in Mali, Libano (con 1076 militari nel 2020), Cipro, Sahara Occidentale, confine tra India e Pakistan, Somalia, Repubblica Centrafricana, Stretto di Hormuz, Egitto, Kuwait, Malta, Libia, Niger, Gibuti e Palestina.
Dal 1945 a oggi l’Italia ha partecipato a 151 missioni militari all’estero. Di queste, 132 (l’87%) è iniziata dopo la fine della Guerra Fredda, con un incremento enorme dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Un quarto (37) sono state nei Balcani, 29 nell’Africa Subsahariana, 28 nel Mediterraneo Allargato, 25 in Medio Oriente, 18 in Europa (Balcani esclusi), 10 in Asia, 4 in America Centrale.
Trenta milioni vengono stanziati a sostegno dell’attività intelligence dell’AISE a supporto delle missioni all’estero. In totale, l’impegno complessivo oltremare per quest’anno è quantificato in una forza massima impiegata pari ad 8.505 effettivi, un dispiegamento medio di 5.978, ad un costo di 1,171 miliardi di euro.