L’anziano è rimasto perplesso. Stavo spiegando loro come fare per non restare incastrati nel muro… E poi c’è la Ztl… Potevano parcheggiare sotto le mura, sono due passi a piedi… Il paese è tutto qui… Già, troppo sforzo. Il barbiere non si è lasciata sfuggire l’occasione per sfoggiare la conoscenza delle lingue e delle culture metropolitane: lavoro, guadagno, pago, pretendo.
La filosofia d’uso della vita, legata alla scala valoriale del denaro come unico riferimento culturale, la percepisci anche dall’arroganza con la quale pretendono di entrare nei gioielli di pietra e di umanità che sono i centri storici dei paesi con le loro cavolo di macchine rombanti. Il fatto che un paese piccolo e civile sia impraticabile per le auto fa uscire di testa i bamboccioni compressi dalla vita che vogliono evadere dalla loro routine, ma con le comodità sotto le chiappe. Pensando di pagare non solo un posto in un albergo, o quel che è, ma la devastazione di un pezzo della storia dei luoghi che hanno scelto per villeggiare.
Parliamo di turisti casuali. Però ci sono anche quelli che si innamorano della bellezza, del verde, delle pietre semplici, delle strade bianche e decidono di prendersi una casa per passare il tempo libero. Ma non resistono al richiamo della ferocia. E gettano cemento, vogliono l’asfalto ovunque per sentirsi vivi, distruggono l’aia del podere, la recintano, ci mettono fili spinati e luci a giorno per 24 ore, anche quando non c’è nessuno. Luminose che si stagliano nel cielo, in modo che si veda da lontano, nel buio splendido e misterioso, che sono arrivati loro e che hanno portato il loro grado infimo di civiltà.
Qualche sera fa, in un magico podere verso Sant’Antimo, nel buio di una serata magnifica, con un filo di luce a guidare le chiacchiere e i bicchieri, si vedeva da lontano un gigante fosforescente illuminato a giorno. Una grande cantina, mi hanno detto, passata di mano a un ricchissimo che evidentemente non ama l’intensità della natura, ma preferisce lo spreco di illuminazione, tanto sfarzoso quanto penoso.
Penso che le crisi del tempo non insegnino niente. E il problema risiede sempre e solamente nella tirannia dell’egoismo e nell’insensato rispetto che i cittadini hanno per le cattive abitudini degli arroganti che del bene comune e della bellezza non sanno che farsene, a meno che non ci sia scritto sopra un valore. Che raramente corrisponde a un valore umano e naturale.
Per di più, aggiunge il barbiere, loro hanno ragione. Ognuno spinge il suo egoismo fin dove non trova opposizione. Spetta a noi capire qual è la posta in gioco e porre limiti. E così sia, conclude.