Pandemia, guerra, inflazione e anche la siccità. La realtà che non va in vacanza

Tempesta perfetta: pandemia, guerra, inflazione e, per non farci mancare nulla, anche la siccità. Poi, per completare il quadro del disastro agricolo, l’invasione di insetti esotici e le cavallette, che sono già in Sardegna. Se non sono le sette piaghe d’Egitto, vi somigliano.
Tutti vorremmo poterci scherzare ma forse è meglio anche se certo spiacevole cercare di capire cosa ci aspetta realmente alla fine di questa torrida estate, con l’aiuto di Antonino Di Stefano.
Poco domenicale, ma la realtà non va in vacanza

La diversa inflazione Italia, Europa e USA

Sappiamo che l’inflazione in Italia ha raggiunto l’8%, un livello che non si vedeva dal gennaio del 1986. Colpa della componente energia, dicono, ed in parte è vero. La realtà per tutti noi è un incremento abnorme della spesa, spesso non compensata da salari e stipendi. Il governo ha ridotto l’Iva sulle bollette ed i cosiddetti “oneri di sistema”, ma si tratta di misure temporanee. Vedremo in autunno. Anche in Europa e negli USA l’inflazione corre, ma gli americani hanno un problema diverso. E’ causata da una corsa ai consumi che dura ormai da tempo: la gente spende troppo, anche quello che non ha. Ecco perché la Fed aumenta i tassi, per ridurre la circolazione di moneta.

Meno debito ma anche minore crescita

Lo stesso intervento applicato dalla Fed in Europa, potrebbe avere effetti diversi e bloccare quel rilancio dell’economia che si spera di ottenere, specialmente da noi in Italia. Governi e banche centrali si consolano pensando che intanto lo stock di debito accumulato si riduce in termini reali. Ed è la stessa situazione che si creò in Italia dopo l’introduzione dell’euro. Il punto è che allora non si fece tesoro di questa situazione. Si cercherà di farlo adesso per adottare provvedimenti di contenimento e riduzione del debito pubblico? Si ha l’impressione che questo sia uno dei punti concordati tra il nostro governo e l’UE.

La speculazione

Intanto, però, con la scusa dell’inflazione importata, nel nostro Paese la speculazione si scatena. Chiunque lo prova sulla propria pelle anche se soltanto vuole trascorrere una giornata al mare o una serata al ristorante. Come testimonia per esempio l’abnorme aumento dei servizi per il turismo, il divertimento e la ristorazione. Punti ormai di forza e di battaglia dell’economia italiana, dopo il progressivo abbandono e decentramento della manifattura.

Il turismo

Non a caso, pubblicità televisiva – conclamata, paludata o subliminale- insieme anche con i social, ormai a tamburo battente è concentrata a promuovere il settore. Si aggiunge, per fortuna, anche la valorizzazione del patrimonio artistico, cosa che non guasta mai. Il governo, insieme con la Banca d’Italia, sa bene che in questi anni di covid la gente ha avuto modo di risparmiare un poco di soldini ed adesso è venuto il momento di tirarli fuori per dare una mano alla domanda di beni e servizi. Insomma, la ricetta che sta funzionando in America.

L’impossibile per chi non ha

Per contenere l’inflazione poi si vedrà, tanto la BCE ha già in programma diversi aumenti dei tassi all’uopo già predisposti. Il fatto è che molti non hanno messo da parte un bel nulla e molti altri dispongono, si spera, solo dei mezzi per la sopravvivenza. Altro che pranzi al ristorante e vacanze! Ma nell’economia di mercato non tutto si può avere. Auspichiamo che il governo troverà il modo di provvedere.

Sanzioni ed esclusioni

Questa promozione del turismo magari ha una sua logica, però non tiene conto della componente estera che dovrebbe essere attratta in Italia. Speriamo che storia, arte, bellezze naturalistiche e monumentali prevalgano su prezzi e qualità dei servizi. Intanto, si farà sentire la mancanza dei turisti russi che stavano diventando un elemento importante del turismo internazionale.

Piano nazionale di rilancio

Il governo ha reso noto che nel primo semestre sono stati raggiunti i 45 obiettivi del Piano nazionale di rilancio e resilienza, per cui ha richiesto all’UE il pagamento della seconda rata di 24,1 miliardi di euro, di cui 11,5 a fondo perduto e 12,6 di prestiti. Come noto, il piano è orientato a migliorare l’innovazione e competitività del Paese con investimenti in molteplici settori strategici (digitalizzazione, infrastrutture, transizione ecologica, istruzione, salute e così via). Qualcuno lo ha paragonato al “new deal” USA, incentrato su un grande piano di opere pubbliche.

Opere pubbliche vecchie

Il fatto è che in Italia di opere pubbliche ne abbiamo già abbastanza, anche se vanno implementate alcune di carattere strategico. Quello che manca è la manutenzione dell’esistente, mentre si fa sempre più pressante la necessità di una maggiore autonomia negli approvvigionamenti energetici.

Difficili eredità antichi vizi

Certamente il governo italiano dispone della opportuna visione ampia e della elasticità mentale per adeguare il piano, di concerto con l’Europa, alle carenze emergenti. La sistemazione della rete idrica colabrodo, ponti, viadotti e gallerie divenuti ormai pericolosi, l’incremento dei bacini idrici, la ricerca di fonti energetiche alternative -compreso il nucleare di ultima generazione- lo sfruttamento di risorse nazionali (come il gas, l’eolico ed il geotermico). Risulta da varie fonti che il governo stia lavorando su questi temi. Il dubbio è che l’intero programma è nelle mani degli uomini, molti legati alla politica, e questi uomini rischiano spesso di sbagliare, non solo per limiti culturali, ma anche per accontentare amici e padroni.

Per portare avanti il lavoro ed i relativi controlli, stanno assumendo personale nei ministeri. Anche se improbabile, viste pregresse esperienze, non vorremmo che si vada a cadere nella stessa logica dei famigerati “navigator”.

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