
Il governo polacco aveva messo a disposizione, attraverso le amministrazioni locali, un aiuto finanziario giornaliero di 40 zloty, circa 8,5 euro a persona per una durata di 60 giorni, prorogata poi di altri due mesi. «Nel corso degli ultimi 4 mesi più di 250.000 cittadini ucraini sono stati assunti in Polonia. Allo stato attuale il 50% degli ucraini in età lavorativa ha trovato un impiego nel nostro paese», sostiene il ministero dell’Interno polacco.
Resta in vigore uno dei capisaldi del governo populista che ha imposto alla Polonia la legge più restrittiva in Europa sull’aborto. Il programma «Rodzina 500+» (Famiglia 500+) che prevede un assegno mensile di 500 zloty per figlio (circa 105 euro). Famiglia 500+ era stato introdotto dal governo nel 2016 per stimolare la crescita demografica del paese e consolidare il consenso del Pis in vista delle successive elezioni parlamentari, vinte ancora una volta dalla formazione fondata dai gemelli Kaczynski.
Ancora solidarietà ma i tempi della guerra si avvicinano pericolosamente a un inimmaginabile inverno. «Già dal mese scorso, niente più mezzi di trasporto pubblici gratuiti per i passeggeri ucraini nei grandi centri del paese, a Varsavia, così come a Cracovia», segnala Giuseppe Sedia sul Manifestp. «Anche Pkp, la principale azienda ferroviaria del paese, a partire da luglio, non offrirà biglietti gratuiti, neanche ai rifugiati che utilizzeranno il treno per spostarsi nelle regioni di confine tra i due paesi».
Secondo un sondaggio condotto da Ibris per il quotidiano conservatore Rzeczpospolita, il 70% dei polacchi si dichiara favorevole alla permanenza degli profughi nel proprio paese ma a condizione che trovino un lavoro e siano autosufficienti. Degli oltre 4.4 milioni di ucraini che hanno attraversato il confine polacco dalla fine di febbraio scorso, tra anziani e bambini, sono molti i rifugiati a non essere in età lavorativa.
Il rischio è che una lettura superficiale dei dati crei una percezione sbagliata degli ingressi, alimentando aspettative irrealistiche da parte della società polacca sul fatto che la maggioranza dei rifugiati abbia il «dovere morale di trovare un impiego in Polonia».
Il confine orientale polacco è condiviso con Ucraina e Bielorussia. E queste due frontiere sono lo specchio della politica dell’accoglienza di Varsavia. Mentre uno è aperto e i rifugiati ucraini sono accolti anche se ora con qualche agevolazione minore ce, nell’altro c’è un muro per bloccare i profughi (in larga parte mediorientali) che arrivano dalle foreste bielorusse con la costruzione di una barriera con tanto di filo spinato per tenerli fuori.
Varsavia si è dimostrata estremamente disponibile nell’accoglienza di questa massa di rifugiati, al punto che alcuni analisti stanno iniziando a domandarsi se la Polonia abbia le risorse necessarie per mantenere nel proprio territorio tutte queste persone per un periodo di tempo indefinito.
Le autorità di Varsavia hanno incentivato l’atteggiamento accogliente dei polacchi, incassando i dividendi politici di una mossa che le ha messe sotto una luce migliore a Bruxelles (dove il Pnrr polacco è ancora bloccato a causa delle violazioni degli standard democratici Ue).