Partiamo subito dalla incredibile lista dei cattivi. Primi tra loro, per titoli di merito/demerito e notorietà, certamente Corrado Augias e il noto storico Alessandro Barbero. In un calderone in cui si aggiungono ai ‘noti eversori ‘Alessandro Orsini, Donatella Di Cesare, Marc Innaro o Barbara Spinelli ulteriori colpevoli come Valentina Petrini, Franco Cardini, Gian Micalessin, Eva Giovannini, Manuele Bonaccorsi, Sara Reginella, Giorgia Rombolà, Giovanni Paolo Fontana, Alessandro Cassieri, nonché il ricercato speciale Sigfrido Ranucci insieme a Oliver Stone per un’intervista a Vladimir Putin. La “colpa” di Augias è quella di aver condotto una puntata di Rebus intervistando lo storico Alessandro Barbero.
La memoria torna alla paginata de il Corriere della sera dello scorso 6 giugno e degli elenchi evocati dall’apposito comitato per la sicurezza della repubblica, il Copasir, poi misconosciuti con imbarazzo dal sottosegretario con delega ai servizi Franco Gabrielli. Dopo le polemiche e qualche marcia indietro almeno di facciata, qualcuno ancora insiste, e diventa problema politico di rilievo ormai non solo per il Partito democratico, coinvolto attraversi i promotori della discussa iniziativa.
Il report sui filorussi presentato ieri alla Camera da Andrea Romano imbarazza il Partito Democratico che, sia pure in grave ritardo e in maniera troppo inbdiretta, prende le distanze con il forfait della responsabile esteri del partito Lia Quartapelle e Riccardo Magi di +Europa. Più esplicitò l’ex parlamentare Vincenzo Vita: «Senza entrare nel merito dell’attendibilità del suddetto studio, è assai bizzarro il suo contenuto manifesto, quello almeno divulgato dai citati parlamentari». «Naturalmente, l’indiziato numero uno – papa Francesco – non compare mai, perché il coraggio non alberga da quelle parti. Come si vede, il dramma delle liste di proscrizione diviene una farsa patetica».
Lapidario il giudizio della Federazione della Stampa e di Articolo 21. «Ancora una lista di proscrizione, ancora un elenco di giornalisti e opinionisti da mettere all’indice semplicemente perché critici sui temi della guerra. Il dossier realizzato da FIDU e Open Dialogue, presentato ieri a Montecitorio, costituisce un grave segnale di allarme: libertà di stampa e di espressione sono cardini della democrazia, tornare a proporre elenchi di “conniventi col nemico”, a ridosso di importanti appuntamenti internazionali proprio sulla disinformazione, sembra un modo per accelerare la compressione del dissenso in Italia. Ci auguriamo che nessuno pensi di passare dalle parole ai fatti, impedendo ai giornalisti di scrivere o chiedendo in anticipo garanzie sulle opinioni da esprimere in televisione».
«L’Ordine dei Giornalisti si opporrà a qualunque tipo di censura, da qualunque parte essa dovesse giungere», la promessa. Difficile da adempiere sino in fondo. Memoria della ferie forzate imposte a Marc Innaro, corrispondente Rai da Mosca proprio su pressione dell’ormai famigerato Andrea Romano, complice la codardia politica dei vertici Rai, ora solo parzialmente rimediata. Oppure la sempre efficace e non contrastabile selezione degli ospiti da chiamare in trasmissione per dare un indirizzo precostituito a qualsiasi tentativo di approfondimento.
«Non c’è bisogno di sottolineare che le citazioni malevole spesso toccano persone che hanno sempre contestato il carattere autoritario e dispotico del regime di Mosca, mentre altrove si inneggiava ai tratti di autorevole statista di Putin, quando era amico di Berlusconi. Ma la memoria è corta e labile. Tuttavia, l’ennesima prova di riprovevole meschinità avrà pure qualche motivazione, a meno di non pensare che l’Italia sia proprio un regime a pensiero unico», ancora Vincenzo Vita sul Manifesto. «Quale può essere, dunque, il senso di una iniziativa palesemente maldestra?».
Non solo l’elenco di improbabili cattivi, ma guai a chi esce dalla linea del governo interpretata secondo i criteri del dipartimento di stato degli Stati uniti o della Nato. ‘Siamo in guerra, quindi, o di qua o di là’. La pretesa di dare patenti di fedeltà. «Insomma, la sguaiata esibizione ha un risvolto minaccioso e sembra mettere le mani avanti, come anticipazione di possibili sviluppi se il conflitto durasse a lungo».