La nuova Nato post atlantica e globale a fronteggiare anche la Cina

Più armi, più truppe e più nemici. Nasce la nuova Nato globale, l’esercito d’Occidente 2.0. Bilancio raddoppiato, 300mila soldati e un piano strategico decennale. E la Turchia toglie il veto a Svezia e Finlandia, in cambio dei curdi.
Più armi, più soldati, nuove basi, nuovi soci, nel breve periodo. Ma soprattutto, nuovi nemici. Uno in corso, la Russia. Uno ormai prossimo, la Cina.

Nato 2,0, l’esercito globale

Dunque, la Nato continuerà ad allargarsi, a macchia d’olio. Non tanto e non solo in senso territoriale (Svezia e Finlandia hanno già bussato alla porta e stanno per entrare), quanto piuttosto come “filosofia geopolitica”. Certo, la prima notizia, fresca fresca, in arrivo dalla Spagna, che riguarda i due Paesi nordici, per molti analisti era abbastanza scontata. La Turchia, che si era messa di traverso, con la scusa del rifugio dato da Helsinki e Stoccolma “a pericolosi fuorusciti curdi, ha fatto due passi indietro. Avevano scherzato, insomma. Ma cosa è successo? Beh, Erdogan non è solo il novello sultano della Sublime Porta, è anche uno scaltro venditore di tappeti. Ha solo alzato il prezzo di un “via libera”, che lo rimette al centro dell’attenzione politica internazionale. Tranquilli, sapremo presto ciò che Biden e l’Europa hanno dovuto pagare, per “comprarsi” l’assenso di un leader che la democrazia, tanto cara all’Occidente, se la mette tutti i giorni sotto la suola delle scarpe.

Mondo unipolare a guida Usa

Tuttavia, a nostro giudizio, il messaggio più forte che parte da Madrid è un altro: il pianeta torna a essere “unipolare” e la potenza “trainante” restano (o vogliono restare) gli Stati Uniti. Solo che, almeno sostanzialmente, la Nato rappresenta l’assemblea (consultiva e non vincolante) con la quale discutere di tattiche diplomatiche. Strategie no. Quelle si fanno al Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca e al Dipartimento di Stato. Non è un’accusa, è una constatazione, che finora ci ha anche fatto un gran comodo, vista la montagna di soldi che l’America ha speso per la sicurezza dell’Europa. Solo che, oggi, alla Nato il Vecchio continente sta molto stretto. Lo ha fatto capire, parlando a Madrid, dove si svolge il summit dell’Alleanza atlantica, il Segretario generale Jens Stoltenberg.

Sottolineature via BBC

La BBC sottolinea, con grande evidenza, le parole del coordinatore norvegese: “Non era ovvio a tutti, prima dell’invasione dell’Ucraina, che l’elevata dipendenza degli alleati europei dalle importazioni di gas e petrolio russi, avrebbe reso vulnerabili quei Paesi. E gli alleati dovrebbero anche essere consapevoli – ha aggiunto Stoltenberg – dei rischi di una forte dipendenza dalle risorse cinesi per i loro progetti infrastrutturali”. Il Segretario della Nato, conoscendo i problemi di approvvigionamento energetico di Pechino, ha poi riservato al colosso asiatico (forse nemico giurato dell’America, ma non dell’Europa) l’ultima stilettata. L’Alleanza atlantica vuole diventare un’organizzazione che raccoglie Paesi “carbon neutral” entro il 2050.

Fiori nei nostri cannoni?

Stoltenberg non ipotizza certo carri armati elettrici, ma vuole marcare le dovute differenze con i cinesi, che producono molto, vendono vagonate di merci a prezzi stracciati e inquinano di conseguenza. Oltre ad avere il quasi-monopolio di molti semilavorati ad alto valore aggiunto.

Nato sempre più americana

Siccome (e tutti gli analisti economici lo sanno) questa è una delle tesi con cui gli Stati Uniti giustificano il “rosso sangue” della loro bilancia commerciale, allora diciamo che la Nato, per una volta, forse diventa un’autorevole portavoce del Dipartimento per il Commercio Usa. Un altro segno poco “difensivo” ma, invece, molto “politico” è il richiamo ai progetti infrastrutturali di Pechino. Qui Stoltenberg maneggia una patata bollente. rischiando di ustionarsi. In sostanza, mette il dito nel titanico scontro globale, economico e finanziario, tra gli Stati Uniti e la Cina. La nuova “Via della Seta” di Xi, contro la “Build, Back, Better” di Biden.

Partita Usa Cina, Europa da trasferta

Allora, ci chiediamo, anche nei “pensatoi” dell’Alleanza atlantica sanno che il “vero” nemico (di Biden), quello più temibile, non è Putin, ma è Xi Jinping? Sicuramente si. E più sale l’impegno (massiccio, ma sconclusionato) per sostenere gli eroici e sfortunati ucraini, e più aumentano i dubbi su dove vogliano effettivamente arrivare gli americani. Forse hanno ragione tutti quegli specialisti e intellettuali (una lista che va da Niall Ferguson a John Mearshaimer, da Jeffrey Sachs a Charles Kupchan, fino a Richard Haass e Radoslaw Sikorski) i quali dicono che molto va rivisto nell’approccio Usa alla guerra in Ucraina. Soprattutto, sembra che il Presidente americano e molti leader europei non capiscano (e non facciano nessuno sforzo per capire) il punto di vista del “blocco di mezzo” del pianeta.

Miliardi di persone che non hanno sempre un buon ricordo del colonialismo occidentale. Che in un certo senso e in certe forme, anche culturali, continua ancora oggi.

Tags: Cina Nato Russia
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