La Königsberg dei Cavalieri teutonici, prima di Kaliningrad

A metà del secolo XIII, costretti ad abbandonare la sede nel castello di Marienwerde (oggi Malbork in Polonia), i cavalieri teutonici si insediarono sulla costa del Baltico fondando la città di Königsberg. Lo spostamento verso la costa fu il momento finale di una progressiva ritirata iniziata dopo la guerra con la repubblica di Novgorod e la sconfitta subita da Aleksandr Nevskij nel 1242 sulle rive del lago Peipus.

Spinta ad est e la croce con la spada

Interrotta l’espansione ad est –quasi la dannazione storico-strategica di quell’area-, ai cavalieri restava da colonizzare ora un vasto territorio a nord-ovest corrispondente grossomodo alla Prussia.
I metodi per ‘evangelizzare’ le popolazioni locali furono piuttosto cruenti, ma la cosa non costituì un problema perché contemporaneamente furono anche fatti affluire coloni tedeschi per colmare le carenze demografiche. La città di Königsberg divenne in breve il principale centro della Prussia orientale e con l’adesione alla lega anseatica ebbe inizio anche un periodo di relativa prosperità, sebbene il retroterra rimanesse decisamente inospitale, malsano e paludoso e per questo poco popolato.

Il Ducato di Prussia e l’università

L’ultimo gran maestro dell’ordine teutonico, Alberto di Prussia, secolarizzò nel 1525 i beni dell’ordine che divennero il primo nucleo del ducato la cui prima capitale fu appunto Königsberg. Dopo un periodo in cui il piccolo stato dovette spesso assoggettarsi ai vicini più forti (ad esempio accettando il vassallaggio al regno di Polonia), finalmente nel 1701 divenne regno autonomo e il primo re di Prussia, Federico I di Hohenzollern, nonno di Federico il Grande, fu incoronato nella cattedrale, la cui costruzione risaliva ai tempi del primo insediamento teutonico. I motivi di attaccamento alla Prussia orientale e a Königsberg da parte dei sovrani tedeschi si comprendono quindi facilmente. L’altro aspetto importante nella storia della città fu l’università Albertina, fondata dal duca Alberto nel 1544 che divenne non solo un centro importante per la cultura tedesca luterana, ma anche per polacchi e lituani cattolici. Sebbene i concetti di tolleranza e convivenza siano di concezione moderna, indubbiamente le arti e la cultura che promanavano da Königsberg – amministrata con una ‘severa ma giusta’ rigidità prussiana – giocarono un ruolo importante in tutta l’area baltica al di la di lingue, religioni e confini.

Non solo Kant … ma anche Hanna Arendt

Il nome della città è indissolubilmente legato al filosofo Immanuel Kant che vi nacque nel 1724, visse con estrema sobrietà e vi morì nel 1804. Kant infatti non lasciò mai la città, ma riuscì ugualmente ad intrattenere fitte relazioni scientifiche con i più acuti ingegni europei del tempo. Meticoloso al limite della pedanteria, Kant, nel corso delle sue passeggiate, faceva regolare gli orologi ai passanti e, come si racconta, vi rinunciò solo il giorno in cui lesse sulla gazzetta prussiana il testo della dichiarazione dei diritti dell’uomo nel settembre 1789. Meno noto è che anche Hanna Arendt, sebbene fosse nata ad Hannover nel 1906, trascorse nella città baltica gli anni della sua adolescenza fino alla maturità. A causa della malattia del padre – prematuramente scomparso nel 1913 – la famiglia era infatti trasferita nella città di origine, dove la madre, fervente socialdemocratica, intratteneva relazioni politiche e culturali con gli intellettuali più in vista. E qui, si dice all’età di quattordici anni, la futura filosofa lesse «La critica della ragion pura» iniziando a sviluppare una vera e propria passione per la filosofia di Kant che l’avrebbe condotta a diventare allieva prima di Karl Jaspers e poi di Martin Heidegger.

Dopo il 1945

La sorte della città alla fine della II Guerra mondiale fu particolarmente dolorosa: assediata, praticamente distrutta, fu occupata dai sovietici nel gennaio 1945. I circa 350.000 abitanti del 1939 erano diventati poco più di 70.000. Gli ultimi tedeschi rimasti dopo l’occupazione russa furono poi trasferiti forzatamente nella parte orientale della Germania. Seguirono l’annessione all’Unione Sovietica e il cambio del nome in Kaliningrad nel luglio 1946: non solo Michail Ivanovič Kalinin non occupava un posto di prima fila nell’empireo sovietico, ma gli erano già state dedicate in precedenza altre due città. La sede del comando della flotta del Baltico da Krontadt, dove si trovava dai tempi degli zar, fu trasferita nell’antica città che ormai non esisteva più. Anche l’università Albertina del resto scomparve, sostituita dall’università federale baltica. Nel 1968 fu abbattuta l’ultima torre del castello e trasformata nella Casa dei Soviet, ma dopo il 1989 cominciò il degrado anche delle architetture monumentali sovietiche e, con l’indipendenza delle nuove repubbliche, sparì anche la federazione.

Si salvò in parte solo la tomba di Kant le cui spoglie furono esumate dalla cripta della cattedrale e portate all’esterno. Nel 1991 la Germania nel frattempo aveva ufficialmente rinunciato alla città, anche se un tratto di penna su un trattato – per quanto importante e da rispettare comunque – non può mai cancellare la storia.

Altri Articoli
Remocontro