
La Germania si avvia sulla strada del razionamento di guerra. È l’interpretazione “autentica” del drammatico annuncio dato ieri dal Ministro dell’Economia, Robert Habeck. «Non dobbiamo lasciarsi ingannare. Il taglio delle forniture di gas russo – ha detto – è un attacco economico di Putin contro di noi». E ha aggiunto che i tedeschi dovrebbero ridurre i consumi. L’intervento dell’esponente del governo di Berlino segue, di un giorno, l’allarme lanciato dal direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia, Fatih Bedih. Il quale aveva sostenuto che bisogna prepararsi a un taglio, che potrebbe essere “improvviso e totale”, delle forniture di gas che arrivano dalla Russia, forse anche prima dell’inverno.
Si tratterebbe di un’offensiva strategica, di risposta alle sanzioni, giustificata da problemi di manutenzione degli impianti. Il Ministro ha detto che la speranza è quella di evitare un ricorso al “razionamento” d’emergenza, ma che tuttavia questa misura non si può escludere, data la gravità della situazione. Tradotto dal “politichese”, significa che il governo di Berlino sta mettendo le mani avanti: nessuno, dicasi nessuno, può garantire come sarà il mercato del gas da qui a 4-5 mesi. Ergo, la nazione va messa in guardia. Le autorità tedesche prevedono tre livelli di allarme.
Quello appena annunciato è il secondo, che precede l’ultimo step: il “si salvi chi può”, con rigidi razionamenti da vero e proprio stato di guerra. Questo tanto per far capire in che situazione stia vivendo l’Europa, la cui drammaticità monta, di giorno in giorno, in maniera esponenziale. Intanto, il Cancelliere Scholz ha deciso di stanziare 15 miliardi di euro, per accelerare il processo di stoccaggio del gas. Infatti, questa delicata fase rappresenta un po’ il tallone d’Achille, di tutta la filiera di utilizzo del gas importato in Europa. Finora, in alcuni frangenti, si è sottovalutata la portata strategica delle riserve, che sono state utilizzate per surrogare l’import e calmierare i prezzi. Ma si tratta di manovre azzardate. Perché, utilizzare le riserve significa farsi trovare colpevolmente scoperti, in caso di crisi geopolitiche “fulminanti”.
Insomma, come dice l’AIE (Agenzia internazionale per l’energia) e come ribadisce lo stesso Ministro Habeck, le politiche di stoccaggio devono avere precedenza assoluta. Con l’avvertenza che, almeno in Germania, le prime due fasi dell’emergenza sono coordinate dai gestori privati, mentre solo quando si arriva al razionamento vero e proprio la competenza passa allo Stato. Dalla bozza del piano si evince che la prima fascia a essere colpita, dalla diminuzione dell’erogazione elettrica, sarebbe quella dell’industria. Certo, questo consentirebbe, secondo un report della BBC (Feysal Islam) di salvaguardare le criticità sociali (ospedali, scuole, istituzioni, caserme), ma potrebbe avere pesanti effetti recessivi sull’economia.
Un primo assaggio di una possibile emergenza totale, almeno per la Germania, si avrà tra il 10 e il 20 luglio, quando il gasdotto NordStream 1 verrà fermato completamente “per manutenzioni”. Fonti russe (interfax) , comunque, hanno tenuto a ribadire che non c’è nessun piano preciso, da parte di Mosca, di tagliare dolosamente le forniture di gas all’Europa. “Rispetteremo rigorosamente i contratti firmati”, è stato detto. La verità è che il mercato vive in una fase di grande caos, nella quale i prezzi sono la risultante di fattori spesso imponderabili. Uno degli elementi che rende il mercato del gas così indecifrabile, è anche la mancanza di una sorta di unità di intenti tra i compratori.
Ora pare che, su input dell’Italia, l’Europa si muova sulla strada di un “price cap”, cioè di mettere un tetto al prezzo. Che finora è stato determinato non solo dal gioco della domanda e dell’offerta, ma anche da manovre smaccatamente speculative.
Il problema, comunque, è sempre lo stesso. Tutte le transizioni di fase hanno bisogno tempo e gli intervalli che li caratterizzano modificano clamorosamente le aspettative, spesso in senso esponenziale. Che vuol dire? Passare dall’energia fossile a quella rinnovabile è possibile: ma nel modello da seguire, la catena degli elementi da incastrare per raggiungere l’obiettivo è lunga e complessa. E se cerchi di cambiare le specifiche di un sistema in disequilibrio, come il pianeta attuale, probabilmente otterrai solo maggiore “disordine”.