Cusai era un consigliere del re Davide che agì su mandato regio per eliminare la minaccia del figlio Assalonne che voleva detronizzare il padre. Dopo aver simulato il tradimento nei confronti del re, Cusai carpì la buona fede del figlio fino allo scontro finale col padre in cui Assalonne soccombette. Indubbiamente il comportamento, anche se non direttamente collegato a un servizio di intelligence, fu una manipolazione voluta da altri per danneggiare i’interessato.
Sebbene non si possano definire ‘agenti di influenza’ in senso stretto, anche i consiglieri fraudolenti di cui parla Dante nel XXVI canto dell’Inferno sono assai simili: il loro intervento provocò conseguenze gravi sconvolgendo la situazione. Ulisse e Diomede incontrati da Dante furono maestri di inganni che culminarono nel cavallo di Troia e l’inganno resta tuttora una delle immagini più emblematiche di un tranello rovinoso.
L’inventore del parafulmine e padre fondatore degli Stati Uniti – come descritto nel sito della CIA – si può annoverare tra i primi agenti d’influenza dell’età moderna. Approfittando delle sue numerose conoscenze personali in ambito scientifico, soprattutto durante il suo soggiorno in Francia volto ad ottenerne l’appoggio nella guerra d’indipendenza contro l’Inghilterra, non mancò mai di sottolineare a colleghi scienziati e ad altri uomini di cultura, la necessità di aiutare gli Stati Uniti.
La sua missione fu un successo e la Francia aiutò i coloni a liberarsi dal giogo inglese, ma non bisogna dimenticare che Franklin aveva agito pubblicamente e preparato il terreno destando simpatie perla causa americana. Nel corso della Rivoluzione francese la stampa – non sempre addomesticata – fu poi determinante e pochi sanno che Napoleone portò al suo seguito nel 1796 in Italia un giornalista che per diffondere le ‘sue’ notizie creò un giornale.
Allo scoppio della prima Guerra mondiale alla Gran Bretagna fu subito chiaro che trasformare la neutralità degli Stati Uniti in alleanza contro la Germania sarebbe stato ben più che auspicabile, ma necessario. La società americana era tuttavia molto complessa a cominciare dal fatto che nel Nuovo Mondo vivevano ampie comunità di immigrati, tra le quali tedeschi e irlandesi, che non potevano definirsi simpatizzanti dell’impero britannico.
Dopo aver creato nell’agosto 1914 una struttura apposita denominata ‘War Propaganda Bureau’, una soluzione fu individuata nell’affidare ad illustri personalità la stesura di articoli sulla stampa inglese o americana o di libelli anti-tedeschi: George Bernard Shaw e perfino Arthur Conan Doyle scrissero pagine sarcastiche per mettere alla berlina esponenti della Germania imperiale del militarismo.
Verso la fine della guerra, nel gennaio 1918, per accelerare la disgregazione degli imperi centrali, la campagna fu ampliata alle truppe austriache al fronte e un giornalista e un docente universitario britannici – ‘esperti’ di questioni balcaniche, ma organici all’Intelligence Service – soggiornarono in Italia fino al 1919.
La fondazione del quotidiano «Il Popolo d’Italia» e la successiva campagna per l’intervento nella Grande Guerra resta un caso classico. Benito Mussolini ottenne parte del denaro necessario all’apertura del quotidiano da un finanziere svizzero, ma dietro la neutralità elvetica c’erano invece franchi francesi e contatti con il paese belligerante. «Il Popolo d’Italia», che ottenne finanziamenti anche da numerosi industriali italiani (Fiat, Edison, Eridania ed altri), svolse un’intensa campagna a favore dell’intervento sin dal primo numero uscito nel novembre 1914.
Meno noto è che, a causa del pesante protrarsi della guerra che ne riduceva la popolarità, nelle casse del giornale, allo scopo di boicottare eventuali iniziative pacifiste, nel corso del 1917, giunsero con regolarità un centinaio di sterline al mese erogate direttamente dalla Gran Bretagna che temeva un’uscita dell’Italia dal conflitto.
Ad avvicinare Mussolini aveva provveduto Samuel Hoare, poi diventato lord Templewood, all’epoca capo dell’MI6bin Italia, che aveva ricevuto come risposta queste parole: «Mobiliterò i mutilati di Milano che provvederanno a spaccare la testa a ogni pacifista che tentasse di tenere una manifestazione di strada contro la guerra».
Durante la guerra ci naturalmente fu un momento di grande sviluppo nell’impiego di agenti di influenza. Anche in questo caso tra i primi gli inglesi alla ricerca di un’alleanza bellica con gli americani. Già nel maggio 1940 un agente inglese negli Usa, William Stephenson, aveva costituito una struttura di copertura chiamata ‘British Passport Control Office’ a New York.
In realtà si trattava di una diretta emanazione dell’MI6 che, attraverso una fitta rete di collaboratori (pare tremila persone …), indirizzò gli organi di stampa americani a favore della Gran Bretagna e preparò l’ingresso in guerra degli Stati monitorando le più importanti testate quali «The Herald Tribune», «The New York Post» o «The Baltimore Sun». Allargando i casi alla ‘guerra fredda’ si potrebbe proseguire quasi all’infinito, perché – anche se non tutti i casi si possono ricondurre direttamente ad agenti – false notizie e manipolazioni