Germania, 100 miliardi per l’esercito. Corsa al riarmo tra paure e dubbi

Berlino prima cambia la Costituzione e poi stanzia 100 miliardi per la Bundeswehr. Il rilancio della potenza militare tedesca dovrebbe consolidare la sua autorità in Europa paragonabile a quello di Francia e Gran Bretagna, nonostante queste dispongano di armi nucleari. Con qualche perplessità rispetto all’auspicato «esercito europeo indipendente» portato avanti senza grande successo dalla Francia.
Diverse visioni di minaccia e Difesa tra i 27 dell’Ue

Tabella del Corriere della Sera

Applausi e dubbi

«Oggi la Germania, soprattutto dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, può teoricamente riconquistare la posizione di ‘comandante in capo’, tagliando fuori la Francia», la valutazione di Limes. «Berlino può diventare inoltre il principale collegamento tra i sistemi militari dell’Ue e della Nato. Funzione che verosimilmente gli americani apprezzeranno molto perché metterà fine alle vecchie fantasie francesi, in passato nutrite anche da alcuni circoli politici tedeschi, di costruire un giorno un ‘esercito europeo indipendente’».

100 miliardi per comprare cosa?

Il Corriere della sera entra nei dettagli del come e del cosa. «Quando chiesero a Caspar Weinberger, segretario alla Difesa nella prima amministrazione Reagan, in base a quale criterio volesse spendere i forti stanziamenti per il riarmo deciso dal presidente, il capo del Pentagono rispose: ‘More of everything’». Di tutto di più, anche per Christine Lambrecht, ministra della Difesa tedesca, ora che il Bundesrat, ha dato il via libera definitivo al fondo speciale da 100 miliardi di euro per il potenziamento e la modernizzazione della Bundeswehr, scrive Paolo Valentino.

Di tutto di più per fare cosa?

Una somma gigantesca, per approvare la quale è stato necessario modificare la Costituzione con una maggioranza di unità nazionale, la più grande operazione di riarmo degli ultimi 70 anni di storia tedesca. Assieme all’impegno di dedicare in futuro almeno il 2% del Pil alla Difesa, rispettando l’obiettivo concordato dagli alleati in sede Nato.

Germania dopo Merkel e dopo Ucraina

Per anni gli Stati Uniti avevano inutilmente chiesto a Berlino di addossarsi la sua parte equa, il suo «fair share» della difesa collettiva. Barack Obama aveva addirittura parlato di «parassiti» che sfruttavano le garanzie di sicurezza americane. E l’obiettivo del 2 per cento fissato al vertice Nato in Galles nel 2014 è sempre rimasto lettera morta, anche se dopo l’annessione russa della Crimea, la spesa militare tedesca è aumentata senza però mai superare l’1,5% del Prodotto interno lordo. Con la Difesa come cenerentola del bilancio federale.

Un esercito arretrato

«Il risultato è che la Bundeswehr è in uno stato pietoso». In aprile, in un discorso al Bundestag, la ministra Lambrecht ha spiegato che solo 150 dei 350 carri Puma in dotazione all’esercito sono funzionanti, mentre appena 9 dei 50 elicotteri d’attacco Tiger sono in grado di volare. Nelle manovre Nato, i soldati tedeschi vengono presi in giro dai colleghi delle altre nazioni perché usano ancora antiquate radio analogiche, mentre i loro elmetti da combattimento risalgono a 30 anni fa e i nuovi, ordinati da anni, non sono mai arrivati.

L’invasione russa in Ucraina

«L’invasione russa dell’Ucraina –sottolinea il Corriere-, ha messo a nudo la condizione disastrosa dell’apparato difensivo che ha frenato la capacità tedesca di fornire armi a Kiev». Oltre alle perduranti perplessità politiche sottaciute. Ora, sondaggio di Der Spiegel, il 78 per cento della popolazione appoggia la decisione di Scholz e del suo governo di creare il fondo speciale da 100 miliardi. Ma secondo alcuni esperti, neppure i 100 miliardi saranno sufficienti, nella prospettiva di una nuova Germania non solo potenza economica ma anche militare.

Perplessità europee

Più prudente il Sole24 ore, che sottolinea le diversità interne all’Ue. «Gruppi di Paesi che assomigliano a veri e propri blocchi sub-regionali», segnala Sergio Fabbrini. Il blocco dei Paesi dell’Europa dell’Est (guidato dalla Polonia), il più determinato nella risposta militare all’aggressione russa; il blocco dell’Europa del Nord (guidato dai Paesi baltici, la cui percezione della minaccia russa è alta); il blocco centrale dell’Eurozona (costituito dal quadrilatero di Germania, Francia, Italia e Spagna), portatore di un approccio meno duro nei confronti della Russia, anche perché preoccupato delle conseguenze economiche delle sanzioni adottate.

Ue armata, ‘facimmo ammuina’?

“Defence Investment Gaps Analysis and Way Forward”. Il documento denuncia tra l’altro che l’Ue ha 55 tipi diversi di aereo da trasporto militare (mentre l’America ne ha 23, la Cina 12, la Russia 14); oppure ha 12 tipi diversi di carri da combattimento (mentre l’America ne ha uno, la Cina 6, la Russia 3); oppure ha 44 tipi diversi di elicotteri militari (mentre l’America ne ha 12, la Cina 20, la Russia 13). Non c’è solo un problema di inefficienza e diseconomia nella spesa militare nazionale, c’è anche (e soprattutto) un problema di asimmetria.

«Se la difesa europea dipende dal coordinamento delle difese nazionali, il massiccio riarmo della Germania è destinato ad ostacolare, e non a rafforzare, la difesa comune. Una Germania militarmente forte, nel caso di una crisi, è spinta a declinare la politica europea della difesa in funzione dei propri interessi geopolitici e geo-economici.

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