La sapienza delle mani

La gentilezza è rivoluzionaria, in questi tempi adrenalinici e bellicosi in cui l’etica del discorso è finita stritolata dal potere assoluto del bianco e del nero, delle prese di posizioni assolute e ringhiose, sempre e solamente virtuali. Nel tempo delle interpretazioni delle interpretazioni della realtà. Con un allontanamento dal senso della vita e dal rispetto che dobbiamo al nostro futuro, a quello dei nostri figli, alla comunità di donne e uomini in cui abitiamo nella realtà, al territorio che ci ospita, alla bellezza che – parafrasando Simone Weil – è un frutto che si guarda senza tendere la mano.

La semplicità della vita è rivoluzionaria. Se esci dal dogma dell’obbedienza, del produci, consuma e crepa, appare la dolcezza delle cose che ci uniscono, che ci rendono felici e non brutali, sereni e non arroganti. Nel dono dell’incontro e della capacità di ascoltare l’altro, il diverso da te, senza giudizio, senza reticenze, senza paura che possa scalfire certezze assolute.

Camminare in libertà, alla deriva nel mondo, è rivoluzionario. Senza competere sempre e solamente, senza le tappe forzate, seguendo l’energia del proprio sguardo, la delicatezza di un dettaglio, il canto di un usignolo, il frusciare delle fronde, una scritta d’amore su un muro sbrecciato. Lasciandoci catturare dalla meraviglia e non solamente in vacanza, seguendo un tour preconfezionato. Con cuore puro. Senza timori, a due passi da casa. Camminare è un gesto sovversivo. Ti consente di lasciare la macchina nel parcheggio, di non usarla per passeggiare come un idiota nelle stradine del paese per vedere chi c’è in giro senza sporcarsi le scarpe. Ti consente di star bene, senza troppi additivi chimici o programmi di training al chiuso.

Invertire la rotta è rivoluzione. Non correre sull’autostrada dei saperi che desertifica il paesaggio culturale serve a dare una speranza alle nostre comunità, a dare un futuro di libertà vera e non virtuale e costellata da schiavitù più o meno palesi. E per invertire la rotta occorre la semplicità, la gentilezza, il camminare lentamente, il ricordare. Ricordare che possediamo la vita, solo quella. E che possediamo la più antica delle invenzioni: la mano. E che dobbiamo tornare alla sapienza delle mani. Alla delicatezza del tocco, all’arte che esprimono. Scrive il filosofo Lucio Saviani, in un libro intitolato “Mani”, che la mano unisce le cose visibili e le cose invisibili. E trovo questa frase bellissima. La mano è poesia, è gesto, disegna architetture nell’aria, cesella metallo, indica al pennello il giusto tocco divino, scolpisce il celato della pietra, tesse, cuce, disegna. Unisce mondi e crea saperi e pensiero filosofico. Nel tempo del virtuale e della bruttezza come codice politico e ideologico, la mano che pensa ci dà una mano.

Per questo, sovversivi come siamo, vogliamo mettere a disposizione la nostra semplicità e gentilezza per far sì che la sapienza delle mani abbia spazio. La rivoluzione comincia dalle piccole cose.

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