C’era una volta una Nato: oggi c’è chi ne conta almeno cinque

Il titolo di Limes già dice tutto. Nel Vecchio Continente l’Alleanza Atlantica è classificabile in base all’avversione a Mosca e alla vicinanza a Kiev. Ma l’America fa molta confusione: non vuole sacrificare all’unità dell’Ucraina e assieme l’unità del suo impero europeo. Col rischio che sia l’Occiente a pagare maggior pegno politico per l’azione armata della Russia.

C’era una volta una Nato

Inizia come un favola Luca Caracciolo. «C’era una Nato e oggi ne contiamo almeno cinque, più il capogruppo americano con il pallido vicino canadese». Sommerse ma identificabili già prima dell’invasione russa dell’Ucraina. Emerse e a tutti visibili al quarto mese di guerra. In ordine di avversione a Mosca e vicinanza a Kiev.

Cinque o più anime a frantumarsi

  • «Avanguardia anti-russa nei Tre Mari, Regno Unito, Euroquad, infine Turchia e Ungheria come soliste». Andiamo nel dettaglio per capire meglio.
  • L’avanguardia antirussa, estesa lungo l’asse dei Tre Mari: Artico, Baltico e Nero. Perno centrale la Polonia. Ali nordiche Estonia, Lettonia, Lituania, con la Scandinavia allargata – Svezia e Finlandia sono in procinto di aggiungersi a Norvegia e Danimarca.
  • Ali balcanico-eusine, Bulgaria e Romania. Obiettivo minimo finale, ridurre la Russia a Stato paria. Espulso per sempre dall’equazione di potenza paneuropea.
  • Ma c’è chi spera di più, perché ama talmente la Russia da volerne una dozzina. Frutto di micidiale sequenza: caduta di Putin, crollo del regime, disintegrazione della Federazione Russa.
  • C’è poi il Regno Unito (finché tale resta), non brillantissimo secondo dell’ex colonia americana cui presume di dover spiegare il mondo. E che quando vede russo vede rosso.
  • Però Londra è sufficientemente pragmatica da potersi esibire nelle più ardite piroette, sapendo che alla fine si ritroverà abbracciata a Washington.

Una ‘quasi squadra’ a due solisti

«Giriamo pagina, perché gli altri quattro attori – una quasi squadra e due solisti – coltivano diversa priorità: salvare l’Ucraina senza rompere con la Russia. Anche per timore che la Russia si rompa in frammenti potenzialmente incendiari, di cui alcuni nucleari. O un minuto prima scateni rappresaglia atomica».

Quadrilattero

L’asimmetria Francia-Germania-Italia, in via di allargamento alla Spagna. Quadrilatero euroccidentale espandibile a soci affini, pronti a chiudere la partita il prima possibile. «Pattuglia diplomaticamente acrobatica, perché tenere insieme i diritti dell’aggredito e i propri interessi, non solo energetici, impone qualche contorsione».

Euroquad

Euroquad, percorso dalla guerra alla tregua come proposto dall’Italia, verso un futuro ordine paneuropeo. Russia inclusa. «Entusiasticamente sostenuto da Macron. Decisiva la Germania, per almeno due motivi: è potenza di mezzo, storicamente oscillante fra Occidente e Oriente, legata alla Russia soprattutto per via energetica; ed è a sua volta divisa fra Bundesrepublik originaria, avversa a Putin e abbastanza esplicita nel sostegno a Zelensky, ed ex DDR, ovvero gli avanzi di Prussia e Sassonia da sempre vicini alla Russia in tutte le sue forme».

Turchia, potenza autocentrica

Impero in ambiziosa ricostruzione, dai Balcani alla Siria, dall’Asia centro-occidentale all’Africa, con perno sulla Tripolitania. Parola d’ordine, non puntare tutto su un solo schieramento, ma solo sui propri interessi. Per ora, unico paese ad aver posto un provvisorio veto all’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato. «Per dare via libera, attende adeguate remunerazioni, soprattutto in armi americane di punta (F-35 o almeno F-16). A Washington Erdoğan non accende passioni, ma impone rispetto».

Infine la piccola Ungheria

Tradotto nel teatro di guerra, la ‘Transcarpazia ucraina’, dove vive una esigua minoranza magiara, (provvisoriamente amministrata da Kiev). Orbán è il grande sabotatore delle sanzioni contro la Russia. «Sufficientemente ingombrante da esasperare americani, britannici e baltici. E altrettanto da consentire ad altri euroatlantici di mandarlo avanti perché a loro viene da ridere».

I delusi ucraini

Fra i responsabili di Kiev che sul ritorno di Crimea a Donbass ormai lo riducono a propaganda, il malumore nei confronti della Nato è esplicito. Tante belle parole (troppe quelle di Zelensky) e poco altro. Tutto il resto, armi e addestratori in testa, arriva da accordi di Kiev con singoli paesi atlantici.

Washington ‘senza tregua’

Per Washington Kiev è importante, la sua causa è giusta, «Ma gli apparati americani non sono disposti a sacrificare l’unità del loro informale impero europeo all’unità dell’Ucraina. Aprendo varchi alla penetrazione cinese oltre che russa nel Vecchio Continente». Col rischio di troppi europei ‘in libera uscita’.

Tags: Nato Ucraina
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