
Novembre 2019, il presidente francese Emmanuel Macron ammonisce gli europei che la Nato, l’alleanza transatlantica a cui dal 1949 è affidata la sicurezza dell’Europa, era sull’orlo della “morte cerebrale”. Ai suoi vertici statunitensi, l’amministrazione Trump, in lite con mezzo monto a quasi tutti gli alleati della Nato. Già nel 2017 la cancelliera tedesca Merkel, dopo aver parlato col presidente miliardario aveva dichiarato che l’Europa non poteva più contare sull’alleato statunitense. Adesso l’Europa, aggiungiamo noi, si trova a gestire l’incerto futuro e le conseguenza pesanti di una guerra in conto terzi.
Dalla compatta alleanza antisovietica, «a un’organizzazione tentacolare e senza obiettivi precisi». Poi il fallimento degli interventi in Afghanistan concluso con la plateale fuga nel 2011, e in Libia, catastrofe in corso. Nato a spinta politica per annettere Paesi dell’ex blocco sovietico, e il cuore politico industriale dell’Europa a fare affari con Mosca, «cercando di farsi ago della bilancia tra Washington e Mosca -sostiene Tooze-, mentre gli Stati Uniti guardano soprattutto allo spazio indo-pacifico in contesa con la Cina».
«L’invasione dell’Ucraina pare abbia contribuito a rianimare la Nato. Ma si tratta di una vera rinascita? L’alleanza ha una nuova visione per il futuro? O la sua reazione alla guerra è piuttosto paragonabile a un riflesso automatico?».
«Oggi l’entusiasmo atlantista è così fragoroso che tutti sembrano aver dimenticato una semplice verità: se l’obiettivo della Nato era scongiurare un’aggressione russa e mantenere la pace in Europa, allora l’alleanza ha fallito». I discorsi sull’adesione dell’Ucraina alla Nato hanno sicuramente incoraggiato l’ala nazionalista di Kiev. Poi la valutazione delle intelligence occidentali secondo cui la Russia avrebbe travolto l’Ucraina in una campagna militare lampo.
«Se applicato alle informazioni militari dell’intelligence sull’Ucraina, il giudizio di Macron sulla “morte cerebrale” della Nato non sembra troppo impreciso. C’è voluta la guerra per darci una reale conoscenza dell’equilibrio militare tra Mosca e Kiev». Ma gli ostacoli sulla strade di nuove adesioni sia Nato che Ue sono molto più forti di quanto ufficialmente dichiarato. Assieme alla conseguenze dalle sanzioni, decise a misura dell’economia Usa e non certo di quelle europee che già sono alle soglie della recessione.
Anche se la Nato ripete dichiarazioni di appoggio all’Ucraina, gli aiuti militari sono forniti dai singoli stati dell’alleanza. Gli stati baltici e la Polonia, di comune memoria antisovietica, i più generosi in Europa. Ma sono soprattutto gli Stati Uniti ad armare l’Ucraina, con una quantità spropositata di miliardi che sta suscitando polemiche in casa.
Futuro al passato. “Legge affitti e prestiti” che tra il 1941 e il 1945 consentì agli Stati Uniti di fornire ai paesi alleati scorte alimentari, combustibile ed equipaggiamento militare, «confermando il loro ruolo di arsenale della democrazia. Ma oggi Washington ha un piano?», la domanda chiave posta da Adam Tooze. Forse ne ha troppi, e diversi tra loro. Il presidente Biden tentato a spingere per un cambio di regime a Mosca. Anche il segretario alla difesa statunitense parla apertamente della necessità di indebolire la Russia. «La Cia è più cauta e lancia avvertimenti sul rischio di un’ulteriore escalation del conflitto».
Unità patriottica americana, ma molto formale. Con quesiti che toccano noi Europa. «Gli Stati Uniti stanno mettendo a punto una nuova grande strategia per l’Europa e per la Nato? Oppure indebolire la Russia è un obiettivo che piace all’elettorato statunitense e lascia libero il Pentagono di concentrarsi sulla Cina?».
«Se si esclude il rischio nucleare, la Russia è lontana e irrilevante per l’economia statunitense, ma ovviamente non per l’Europa». Rischio di un nuovo Afghanistan alle sue porte, un conflitto infinito, con devastanti ripercussioni umanitarie. «A Washington potrebbe andar bene. Ma l’Europa è davvero pronta ad accettarlo?».
L’analisi dello storico dell’European institute della Columbia university, spazia dalla politica interna Usa con il sempre più probabile ritorno di Trump, o comunque di una vittoria repubblicana, cercando di districarsi tra la incerta politica estera dell’amministrazione Biden. Da Adam Tooze, autore di un recente libro in Italia, una considerazione conclusiva.
«Di fronte all’aggressione di Putin, la Nato è una prima linea di difesa essenziale. Ma per quanto riguarda il futuro è al massimo una soluzione parziale, molto probabilmente una distrazione e nel caso peggiore un vicolo cieco storico».
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