Guerre e ‘quasi guerre’ nel nome della ‘Sicurezza nazionale’

Dai missili sovietici a Cuba all’Ucraina-Nato con la Russia, le invocate ‘Minacce alla sicurezza nazionale’. Breve promemoria di ‘quasi guerre’ sfiorate nell’ultimo secolo ed evitate spesso per un soffio la drammatica attualità di un guerra con un aggressore, un aggredito, e forse altri protagonisti che non hanno voluto/saputo evitare l’esplodere dello scontro armato.
Guerra e ‘quasi guerra’ nel nome della sicurezza nazionale in epoca moderna.

Guerra nippo-sovietica dimenticata

La minaccia giapponese ai confini sovietici. Il Giappone all’inizio degli anni Trenta aveva occupato parte della Cina e si era insediato in Manciuria facendo temere a Mosca di perdere la costa del Pacifico e parte della Siberia orientale. Dal Cremlino misure preventive, varie. Da quasi leggenda la missione spionistica a Tokyo di Richard Sorge, ad impedire con ogni mezzo che scoppiasse un conflitto nippo-sovietico.
Ma a maggio del 1939 i giapponesi attaccarono a sorpresa in una zona di confine della Mongolia esterna. Il comandante russo:Georgij Konstantinovič Žukov contrattaccò annientando i giapponesi a metà agosto. Dopo la resa giapponese ai primi di settembre, fu firmato un accordo sui confini il 15 e non scoppiò una vera guerra tra Giappone ed Unione Sovietica. La spia Sorge fu scoperto, processato e condannato a morte dai giapponesi, ma l’Unione Sovietica fino al 1945, cioè in pratica sino alla fine della seconda guerra mondiale, non attaccò più il Giappone e viceversa.
Da un punto di vista militare l’episodio del breve conflitto in Oriente fu oscurato dall’attacco alla Polonia che si svolse in contemporanea, ma contribuì a lasciare pensare ai russi che l’Armata rossa fosse invece un potente strumento bellico, almeno fino al brusco risveglio in Finlandia pochi mesi dopo. Anche una guerra vinta insomma rischiò di farne perdere un’altra.

La crisi dei missili a Cuba

Nell’ottobre 1962 a sentirsi minacciati, anche se in questo caso non si verificò prima un intervento militare diretto, furono gli Stati Uniti. Dalla fine della Seconda guerra mondiale si viveva già in un clima di minaccia costante che si chiamava ‘guerra fredda’, ma in quell’occasione il timore riguardò il territorio degli stessi Stati Uniti, e non qualche paese europeo al di la dell’Atlantico come era sempre accaduto e come accade nuovamente oggi. I missili sovietici in corso di installazione sull’isola avrebbero potuto colpire tutta la costa orientale americana, New York compresa.
Ovviamente si parlò di ‘guerra preventiva’, ovvero di un attacco prima che le installazioni fossero compiute: tra i ‘falchi’ spiccava soprattutto la figura del capo di stato maggiore dell’aeronautica generale Curtis E. Lemay che ammetteva anche un possibile ricorso ad armi nucleari con relative conseguenze.
La crisi rimase a conoscenza dello staff della Casa Bianca fino a quando non fu reso noto pubblicamente un provvedimento che escludeva un intervento militare diretto: John Fitzgerald Kennedy annunciò in memorabile discorso televisivo la ‘quarantena’, ossia il blocco delle navi dirette a Cuba che trasportassero armi.

Sanzioni chiamate ‘quarantena’ e il telefono rosso

La posta in gioco era molto alta: se il blocco non fosse riuscito a fermare l’installazione dei missili, non solo il prestigio degli Stati Uniti avrebbe subito un duro colpo, ma si sarebbero aperti scenari ben peggiori per il resto del mondo. Anche per questo, poiché l’uso del termine ‘blocco’ implicava un significato molto simile ad un’azione di guerra, fu scelta l’espressione ‘quarantena’. Ciononostante, negli Stati Uniti, si sollevò un’ondata di panico che portò in breve alla corsa all’accaparramento di carburanti e generi alimentari.
Due giorni dopo il discorso televisivo, il 24 ottobre 1962, alcune navi sovietiche dirette a Cuba invertirono la rotta e altre invece accettarono il controllo sul carico. Studi condotti in tempi recenti hanno confermato che sia Kennedy che Kruscev desideravano le trattative per uscire da quella che è chiamata ‘la nebbia della guerra’; per evitare il ripetersi di altri confronti del genere, in cui le vicendevoli incomprensioni tra due sistemi politici e sociali tanto diversi come Usa e Urss avrebbero potuto giocare un ruolo mortale, nel 1963 fu installata la cosiddetta ‘linea rossa’ o ‘linea calda’ tra Washington e Mosca, in modo che i leader potessero parlarsi direttamente in caso di eventi gravi.

Meno noto è il fatto che Kennedy raccomandasse spesso a molti uomini politici che si recavano in visita alla Casa Bianca di leggere il libro della storica americana Barbara Tuchmann, “Cannoni di agosto”, dedicato alla crisi e agli errori che nel 1914 aveva fatto scoppiare la Prima Guerra mondiale, un consiglio che sembra valido ancora oggi.

Altri Articoli
Remocontro