Turchia e Ungheria, trattative parallele Ue e Nato e ‘voto di scambio’

Due negoziatori molto abili stanno scaldando i muscoli nei rispettivi angoli del ring geopolitico di competenza: sono la Turchia di Recep Tayyip Erdogan che minaccia di mettere il veto all’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato e l’Ungheria di Viktor Orban che minaccia a sua volta con pari fermezza di bloccare l’embargo Ue di petrolio russo se non avrà ampie rassicurazioni di forniture energetiche alternative.

Mercanti in fiera

Ma andiamo con ordine per capire l’intricata questione che sta coinvolgendo da giorni le principali cancellerie occidentali. La Svezia a guida socialdemocratica, che è rimasta neutrale per 216 anni, sta giocando la carta della diplomazia per convincere Ankara a dare il necessario disco verde alle richieste di ingresso nella Nato provenienti dalla stessa Svezia e dalla vicina Finlandia che ha con Mosca circa 1300 chilometri di confini terrestri.

Diplomazia atlantica all’attacco

L’annuncio della partenza di una delegazione svedese è arrivato dal ministro della Difesa di Stoccolma, Peter Hultqvist, dopo il vertice Nato informale tenutosi sabato e domenica a Berlino per l’allargamento. La missione diplomatica vorrebbe cercare di ridurre le incomprensioni tra i due paesi e smorzare l’opposizione del presidente Erdogan alla domanda di ingresso nella Nato dei due Paesi scandinavi, considerati ‘alberghi per terroristi’, in relazione ai numerosi elementi dell’organizzazione terroristica curda Pkk e presunti golpisti di Fethullah Gulen, (un predicatore islamico che Ankara ritiene ispiratore del golpe del 2016), cui è garantito asilo.

‘Terroristi’ a lettura nazionale

La missione scandinava parte in salita visto che il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha definito “inaccettabile” la domanda, in relazione al sostegno dei due Paesi a elementi di cui Ankara chiede da anni l’estradizione, senza contare che il Pkk è inserito nella lista delle cosiddette organizzazioni terroristiche di Usa e Ue.
Ankara è in lotta con il Pkk dal lontano 1984, un conflitto costato la vita a circa 40 mila persone che per Erdogan e per grande parte della Turchia costituisce un argomento molto sensibile per la sicurezza nazionale.

Nato bulimica

Per la Nato, definita prematuramente dal presidente francese Emmanuel Macron “una organizzazione morta cerebralmente“, l’allargamento a Svezia e Finlandia potrebbe diventare un passo molto significativo; due Paesi neutrali chiedono di entrare nell’Alleanza dopo l’invasione russa in Ucraina del febbraio scorso.

Il rifiuto di Ankara ‘trattabile’

Allo stesso tempo Ankara rimane fondamentale per la Nato sia perché dispone del secondo esercito della Nato dopo gli Usa, sia perché riveste il ruolo di pilastro strategico del fianco orientale dell’Alleanza nel Mediterraneo. Un segnale positivo è stato raccolto dalla Reuters secondo cui il portavoce del presidente turco, Ibrahim Kalin, ha specificato che la Turchia “non chiude la porta alla richiesta di Finlandia e Svezia“. L’intervento di Kalin lascia intendere che Ankara è disposta a negoziare. Tuttavia potrebbe esserci altro sul piatto delle trattative. E’ possibile che si debba trattare anche di forniture di aerei F-16 americani oggi bloccati dal Pentagono dopo che Ankara ha acquistato sistemi missilistici S400 di fabbricazione russa nonostante il parere contrario di Washington.

Orban tratta sul veto all’embargo

«L’approvazione di nuove sanzioni contro Mosca sarà una delle cose per cui saremo ricordati. E ora l’intera Unione europea è ostaggio purtroppo di un Paese che non ci aiuta a trovare il consenso», ha detto il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, entrando al Consiglio Affari Esteri a Bruxelles in cui si discuterà del sesto pacchetto di sanzioni europee a Mosca che dovrebbe includere un embargo graduale al petrolio, una proposta che però incontra la ferma opposizione dell’Ungheria di Viktor Orban.
Secondo il quotidiano spagnolo El Pais la commissione europea starebbe offrendo a Orban di finanziare la costruzione di un oleodotto con petrolio proveniente dall’Africa e che passerebbe in Spagna e poi dovrebbe congiungersi alla rete ungherese per convincere il governo Orban a togliere il veto all’embargo di petrolio russo. Per ora si tratta di indiscrezioni ma questo evidenzia che Orbàn è pronto a trattare.

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