
«Adotteremo tutte le misure necessarie per garantire la nostra sicurezza», avverte il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, secondo il quale il tenore della reazione dipenderà «dalla vicinanza delle infrastrutture dell’Alleanza ai confini russi».
Secondo il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, «la Nato vuole creare un nuovo fronte contro la Russia». Ma il più severo è stato l’ex presidente ed ex premier Dmitri Medvedev che ha collegato il caso Finlandia a quello Ucraina. Per Medvedev, «mandare armi a Kiev, attrezzare le truppe ucraine con equipaggiamento occidentale, inviare mercenari e organizzare esercitazioni vicino ai nostri confini aumenta la possibilità di un conflitto aperto tra la Nato e la Russia, dopo la guerra per procura che l’Alleanza già conduce», ci segnala Luigi De Biase. Ma le notizie più preoccupanti arrivano da Parigi.
«Mentre i paesi Ue non riescono a mettersi d’accordo sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia che dovrebbe imporre un embargo sul petrolio, Mosca contrattacca sul gas. E crea il caos», avverte Anna Maria Merlo sul Manifesto. «È da due giorni che Gazprom diminuisce l’erogazione di gas attraverso le pipeline che arrivano in Europa. Ieri Gazprom ha annunciato il blocco del gasdotto EuRoPolGaz che attraversa Bielorussia e Polonia. Mercoledì, ci sono state contro-sanzioni russe che hanno colpito 31 società europee, Usa e di Singapore, tra cui EuRoPolGaz, che è proprietario della parte polacca della pipeline Yamal. La maggior parte delle società europee colpite dalle contro-sanzioni russe operano nell’ambito di Gazprom Germania, che Berlino ha messo da qualche settimana sotto controllo per la loro importanza strategica».
C’è anche l’ironia di Putin, che ha affermato che l’occidente soffre di più della Russia per le sanzioni imposte a Mosca: «L’occidente è guidato da ambizioni gonfiate e cieche e da una ‘russofobia’ che si sta traducendo in maggiori danni ai loro interessi nazionali, alle loro economie e alla prosperità dei cittadini».
L’Ue ancora ‘allo studio’. Un tetto ai prezzi del gas e un «razionamento coordinato». Il paese più colpito, per il momento, è la Germania, molto dipendente dal gas russo. L’Italia silenziosamente insegue. Il ministro dell’Economia e del Clima tedesco, assicura che il Paese compensa con importazioni di Norvegia e Olanda. Da mercoledì, la pipeline Megal, che passa dall’Ucraina, ha diminuito l’erogazione del 40%. Decisione di Kiev ad alzare la tensione a suo favore. Habeck avverte: «Gli stock devono essere pieni prima dell’estate, in caso contrario il ricatto è facile» da parte di Mosca.
Una ulteriore difficoltà per gli europei arriva dall’Ucraina, che non apre il transito Russia-Europa «se non abbiamo il controllo totale» del gasdotto Sokhranivka, da dove passa un terzo del gas verso l’Europa che transita dall’Ucraina. Ma questo gasdotto passa dal Lugansk, e Kyiv accusa la zona separatista di furti di gas. Mentre la Russia ha chiuso Sudja, che passa anch’esso dall’Ucraina, per «ragioni tecniche».
Ed ecco che l’Unione Europea potrebbe escludere il blocco delle importazioni di petrolio dalle sanzioni contro la Russia, scrivono “Bloomberg” e “Politico”. La possibile esclusione si deve principalmente all’ostruzionismo dell’Ungheria, che è molto dipendente dalle forniture russe ed è considerata vicino alla Russia da un punto di vista politico. Le sanzioni devono essere approvate all’unanimità dai governi dell’Unione Europea ed è necessario il voto favorevole del primo ministro ungherese Viktor Orbán. Il veto opposto da Orbán sta rallentando l’approvazione di tutto il pacchetto di sanzioni, che a quasi dieci giorni dall’annuncio non sono ancora state ufficializzate.
Oggi e domani, i ministri degli Esteri del G7 discutono del sostegno militare a Ucraina e Moldavia. La Finlandia, che approva l’entrata nella Nato, è già sotto minaccia della Russia, che annuncia una risposta «militare-tecnologica», che comprende anche il taglio del gas.