Italia in ‘quasi guerra’. E sulle armi all’Ucraina la politica si confonde

Più uomini alla NATO e più armi pesanti a Kiev, svela Pagina Esteri, e uno va a cercare i riferimenti politici che autorizzano e garantiscono. Noi abbiamo trovato solo il ministro della Difesa Lorenzo Guerini in Commissione Difesa di Camera e Senato. Ma lui è parte del governo ed è schiarato. Molto schierato. Per fortuna nel giornalismo, oltre ai trombettieri, esistono anche gli impiccioni.

L’Italia in guerra senza saperlo?

Guerini alle armi. E l’Italia che costituzionalmente ripudia la guerra, la armi le vende solo per la difesa e mai per l’attacco. Esempio, «Una componente terrestre in Lettonia, una componente aerea in Romania e Islanda e una componente navale nel Mediterraneo Orientale. A questo sforzo si aggiungeranno gli impegni in Bulgaria e Ungheria, che saranno inseriti nella delibera Missioni di prossima presentazione al Parlamento». Ma che vuol dire concretamente tradotto dal politichese-burocratese della Difesa?
Lo Stato maggiore della Difesa, difende il segreto, ma Analisi Difesa svela di «uno o due battaglioni di fanteria (o solo pezzi a livello compagnia) da inserire nei gruppi da combattimento multinazionali che la NATO ha schierato in tutti gli stati membri dell’Europa orientale, dalle Repubbliche baltiche sino al Mar Nero».
Conti alla mano, sempre secondo Analisi Difesa, in Bulgaria e Ungheria dovrebbero essere inviati tra i 500 e i 1.000 militari delle forze d’élite dell’Esercito.

Italia con Washington

Il governo italiano sceglie dunque la linea dura promossa da Washington: più uomini per l’Alleanza e più armi pesanti per le forze armate di Kiev, spiega nel dettagli Antonio Mazzeo. Come? «Con dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda indiscriminatamente le città e la popolazione civile». Dunque, sistemi in grado di colpire oltre-frontiera, direttamente in territorio russo. Armi le cui caratteristiche tecniche e quantità «continueranno ad essere secretate per non provocare Mosca ed evitare di palesare eventuali vulnerabilità delle forze ucraine».

Contentino ai parlamentari

Ma il ministro qualcosa di più ai commissari parlamentari ha dovuto dire. E ha parlato di sistemi controcarro e di difesa aerea a cortissimo raggio, mortai, munizionamento di artiglieria, sistemi di comunicazione, dispositivi di protezione individuale e kit di sopravvivenza. Forniture belliche –scopriamo- non solo di ‘usato sicuro’. L’Unione europea ha stanziato un miliardo e mezzo, per acquistare altre armi, attrezzature belliche e munizioni da inviare a Kiev. Ossimoro politico, «European Peace Facility».

Schieramento dell’Italia meditato

«La proiezione bellica delle forze armate italiane in Ungheria e Bulgaria è vecchia di due mesi», riferisce Pagine Esteri. Dal I7 marzo, quindici giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Guerini a Budapest, per la firma di una dichiarazione di intenti con cui Roma e Budapest si impegnano a «rafforzare la cooperazione strutturata in ambito militare anche sul piano dell’addestramento in ambito terrestre, aereo e nel dominio cyber», diceva il comunicato di allora. Ed ecco che la vanità politica qualcosa svela.

Dalla guerra al Covid a cos’altro?

Una decina di giorni dopo è stato il neo-responsabile del Comando Operativo di Vertice Interforze, il generale Francesco Paolo Figliuolo, l’ex onnipotente commissario straordinario della guerra al Covid, a recarsi in visita ufficiale in Ungheria, esercitazione Eastern Shield. Dalla caccia al Covid «alle attività di “controllo” dei flussi di migranti provenienti dall’est Europa». Poi l’alpino è andato al confine ucraino, nella cittadina di Fehérgyarmat, sede della task force Charlie schierata accanto alle forze di polizia per regolare l’assistenza a favore dei rifugiati in fuga dal conflitto ucraino.

Non solo fini umanitari

«La missione in Ungheria del generale dell’emergenza anti-covid non ha avuto però solo fini ‘umanitari’». Innumerevoli incontri con i vertici militari di Budapest e delle forza di pronto intervento NATO attiva nel paese. «Nei pressi della città di Várpalota il generale Figliuolo ha assistito a un briefing sulla Multinational Division Centre (MND-C) alleata, che al momento ha raggiunto la capacità operativa iniziale», spiega lo Stato Maggiore italiano. «Successivamente, ha presenziato alla fase finale dell’esercitazione a fuoco Livex». «Fanteria media e pesante supportata da elicotteri d’attacco, artiglieria, mortai e velivoli ad ala fissa per attività di Close Air Support».

In Lettonia ‘Baltic Guardian’

«Nelle scorse settimane uomini, mezzi e sistemi d’arma della 173^ Brigata Aviotrasportata siano stati schierati in Lettonia per operare a fianco del Battle Group multinazionale che la NATO ha reso operativo in questo paese». Vecchi impegni, ci dicono. Summit di Varsavia del luglio 2016, l’Italia con il Task Group Baltic del dispositivo NATO, spiega lo Stato Maggiore. Sei anni prima l’aggressione russa all’Ucraina e da allora le forze terrestri d’eccellenza italiane si sono alternate in Lettonia con i partner (Albania, Canada, Islanda, Lettonia, Montenegro, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Spagna) in quella che è stata denominata Operazione Baltic Guardian.

In Romania ‘Air Black Storm’

In Romania nello scalo aereo “Mihail Kogălniceanu” di Costanza, sul Mar Nero, c’è il contingente italiano (Task Force Air Black Storm): 200 militari e otto cacciabombardieri di quarta generazione Eurofighter Typhoon. I velivoli da guerra italiani operano dai primi di dicembre del 2021 congiuntamente a quelli di Francia, Belgio, Olanda, Regno Unito e Stati Uniti d’America, sotto il comando e controllo del Combined Air Operations Centre di Uedem (Germania) e la supervisione del Comando Alleato Aereo del comando Usa in Europa di Ramstein. ‘Eurofighter’ raddoppiati deciso dal Consiglio dei Ministri il 25 febbraio 2022.

Un Radar volante

Installati anche i centri di controllo e trasmissione utilizzati per i contatti con i caccia in missione e con i velivoli d’intelligence Gulfstream, dotati di sofisticate apparecchiature elettroniche di produzione israeliana utilizzati per spiare la flotta russa in navigazione nel Mar Nero. «Un assetto di altissimo valore sia per l’Italia che per la NATO, cruciale per conseguire la cosiddetta Information Superiority» (il vantaggio operativo di informazioni). «Sappiamo oggi quanto la superiorità in intelligence di USA e NATO e il trasferimento di una immensa mole di dati “sensibili” all’alleato ucraino stiano condizionando l’esito dei combattimenti sul terreno contro l’invasore russo».

Tags: armi Ucraina
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