
Mentre gran parte di questa assistenza economica si concentra sul versante militare, crescono i rischi finanziari per l’Ucraina, un Paese effettivamente messo in ginocchio dal conflitto. Che si trova ora a dover colmare immediati e ingenti buchi di bilancio.
Oltre 10 di quei 24 miliardi di euro impegnati arrivano da Washington. E sabato Biden ha chiesto al Congresso americano di autorizzare un altro “pacchetto” da 33 miliardi, 20 dei quali dovrebbero essere divisi tra aiuti per difesa e sicurezza, e fornitura diretta di armamenti presi dall’arsenale Usa.
“Gli ucraini possono vincere”, continuano a dire dalla Casa Bianca. Ma accanto a quella militare si fa sempre più pressante la questione della “resistenza” economica.
La Banca mondiale stima i soli danni alle infrastrutture ucraine in 60 miliardi di dollari. «Come dire che per la ricostruzione bisognerebbe impegnare quasi la metà dell’intero PIL del Paese pre-invasione», precisa Ispi. «PIL che però a sua volta si ridurrà di un 35%-50% quest’anno: peggio del primo anno di guerra in Siria».
Per non fallire, all’Ucraina servirebbero altri 15 miliardi di dollari di sostegno finanziario entro luglio, più del doppio dei 7 miliardi ricevuti nei primi due mesi dell’anno. L’Ue ancora non si è mossa. La Casa Bianca, invece, pensa di metterne 8,5, ma entro fine anno. E luglio, oltre il fronte militare, ormai incombe
Con l’ultimo pacchetto di aiuti chiesto da Biden, l’assistenza Usa raggiungerebbe un valore dello 0,25% del PIL americano. Più dei 42 miliardi dati in aiuti allo sviluppo dagli Usa a tutti i Paesi del mondo nel 2021. Sarà possibile fare di più? Se lo chiede l’Ispi, se lo chiede l’Ucraina, ma soprattutto se lo chiedono negli Stati Uniti alla quasi vigilia delle strategiche elezioni parlamentari di metà mandato presidenziale di Biden.