Europa con l’acqua alla gola, ma il boomerang sanzioni ora colpisce anche in casa Usa

Ucraina, ora soffre anche l’economia di Biden. Pesanti crolli alla Borsa di Wall Street. Nel 1º trimestre l’economia va in recessione (Pil -1,4%). L’inflazione resta elevata all’8,5%. Prezzi alla produzione ancora più alti (11,4%).
E le sorti della guerra potrebbero non dipendere dalle rigidità di Putin o dalle oscillazioni incerte di Biden, ma essere decise dal mercato, con mezzo mondo in crisi e in rivolta.

Pandemia, approvvigionamenti e guerra

I venti ciclonici della tempesta economica “perfetta” cominciano già a soffiare, impetuosi. In pratica, tre potenti fattori depressionari si sono collegati, in rapida successione, sconvolgendo i mercati finanziari, produttivi e commerciali del pianeta. Nell’ordine, pandemia, interruzione della catena degli approvvigionamenti e guerra in Ucraina, hanno mostrato il lato più insidioso della globalizzazione. Che non è fatta solo di ricchezza che aumenta e si redistribuisce “asimmetricamente”, ma anche di problemi di mera sopravvivenza, che toccano la grande massa dei diseredati.

Effetti devastanti sugli equilibri sociali

L’invasione ordinata da Putin, avrà, secondo molti analisti, un effetto devastante, ancora tutto da quantificare, sugli equilibri sociali ed economici di ogni singolo Paese. Parliamo, innanzi tutto, delle sanzioni che gli Stati Uniti e l’Occidente hanno adottato contro la Russia. Visto il principale settore toccato, quello dell’energia, si tratta di vedere se questa misura riuscirà a demolire le finanze di Putin, prima che l’effetto boomerang danneggi, pesantemente, diversi Paesi europei. Tra cui il nostro.

Fino a che punto spingersi?

Ma allora, la domanda che sorge spontanea è, fino a dove ci possiamo spingere? Anche perché, se non è chiaro quale sia il vero obiettivo del Cremlino, allo stesso modo, il “target” di Biden sembra cambiare tutte le mattine. Il Presidente Usa mette in difficoltà i suoi alleati. Prima chiedeva agli ucraini di resistere, ora invece vuole dal Congresso una barca di dollari (33 miliardi) per fare la guerra. Perché, come dice il Segretario alla Difesa, Lloyd Austin, questa è una buona occasione per far dissanguare la Russia in Ucraina, indebolirla e non permetterle più di fare (o ripensare) quello che ha fatto. E tanto per completare l’opera “diplomatica”, Biden, dopo aver definito Vladimir Putin “a butcher” (un macellaio), venerdì gli ha dato “solo” del “depravato”.

Nessuno vuol trattare

A questo punto, le cose ormai sembrano di una chiarezza disarmante. Putin è il primo a non volere trattare, adesso, perché cerca una vittoria sul campo. Zelensky prova a salvare il salvabile e, comunque, dipende dalle strategie decise dagli americani. Biden e il suo “pensatoio”, invece, ormai vedono una “finestra di opportunità” e vogliono che la guerra continui. Sono sicuri di fare impantanare la Russia in un nuovo Vietnam europeo e per questo accelerano anche sul fronte delle sanzioni.

Ma i mercati non fanno sconti

Ma i mercati non fanno sconti e, soprattutto, non fanno politica. Nel senso che la logica che li guida è quella di una corretta applicazione dell’analisi costi-benefici, a tutti gli elementi che interagiscono in un sistema. Chi cerca vantaggi solo “per sé”, prima o dopo paga dazio. Non esiste più un mondo unipolare. E se gli Stati Uniti vogliono contrastare le soperchierie di Putin, devono ragionare anche con il resto del pianeta. Se no finiranno per spaccarlo. Avvelenare i pozzi di Putin, non significa solo mettere con le spalle al muro l’Europa, ma anche devastare gran parte del Terzo mondo.

A che prezzo l’ipotetico ribaltone a Mosca?

Il “ribaltone” che cerchiamo in Russia, ci costerà salato nel Vecchio continente e colpirà ai fianchi, parzialmente, anche l’America. Per il resto della Terra sarà una tragedia. La Cina, per esempio, che deve fare i conti con un’ondata di ritorno della pandemia, sta già arrancando ed è costretta a rivedere al ribasso tutti i suoi tassi di sviluppo. Ma, fermo restando che l’incipit di questa tragedia contemporanea si trova al Cremlino, bisogna però ammettere che la Casa Bianca non mostra un approccio costruttivo. La linea diplomatica seguita è confusa e zigzagante, alternando inaccettabili rese pregiudiziali a pesanti minacce, espresse sincronicamente ogni volta che c’è la possibilità di riaprire le trattative.

Europa a rimorchio

Anche la politica europea, che ha camminato nel solco di quella americana, sembra più essere stata imposta, piuttosto che condivisa. La verità è che Biden non ha una strategia e che modella la sua (e quella dell’Occidente) su ciò che la Russia combina sul campo di battaglia. Dipendiamo, dunque, tutti da Putin? No, dipendiamo da un’altra cosa: i “mercati”, cioè l’economia o, per dirla più brutalmente, da quanti soldi avremo in tasca per poter vivere. Nessuno s’intenerisce a vedere i bambini che muoiono? E allora parliamo di soldi, che smuovono le montagne. Più dura la guerra e più le economie planetarie sprofonderanno.

Guerra per fame

Gli Stati Uniti, che già avevano un’inflazione “mostruosa” (per loro) all’8,5%, (addirittura + 11,4% alla produzione) venerdì hanno scoperto di essere in recessione. Al “Wall Street Journal” erano traumatizzati. Nel primo trimestre di quest’anno, l’America di Biden è andata sotto di quasi 1 punto e mezzo di Pil, rispetto all’ultimo trimestre del 2021. Ma lui ha programmato lo stesso, come ha detto Bernie Sanders, la vera anima progressista del Partito democratico, una spesa di 813 miliardi di dollari per la difesa. Certo, il mondo sembra impazzito e ha spalancato le porte del Tempio di Giano. Ma la Russia non vincerà nessuna guerra. Ha vinto solo quando è stata invasa, dalla Beresina a Stalingrado. In altre occasioni, Crimea 1853, Tsushima, Laghi Masuri, Varsavia 1920, è stata sempre sconfitta.

Biden potrà far durare la guerra in Ucraina quanto vuole, ma così perderà le elezioni di Medio termine, aprendo la strada, tra due anni, a un Presidente Repubblicano. Chiuda invece questa guerra, costi quel che costi. E ridarà una speranza a se stesso, all’America e all’intero pianeta.

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