La convenienza trasforma il despota in amico. Usa-Venezuela. Maduro e il petrolio anti russo

Il  22 aprile negli Stati Uniti è entrato in vigore il divieto d’importare petrolio dalla Russia, ci ricorda The Economist, rilanciato sulle pagine del nuovo numero di Internazionale. Tra i paesi che potrebbero trarre vantaggio da questo provvedimento c’è sicuramente il Venezuela, è la notizia.

Secondo la banca Credit Suisse

Quest’anno il tasso di crescita del pil venezuelano crescerà assieme alla estrazione e vendita del petrolio di almeno un quinto. Una crescita dopo il precipizio della sanzioni Usa e prima della guerra in Ucraina. Molto meno dei tre milioni di barili prodotti negli anni novanta, «ma comunque sufficienti a sostituire i 199mila barili al giorno che gli Stati Uniti importavano dalla Russia».

Mors tua vita mea

Già prima dell’inizio del conflitto in Ucraina, la produzione di petrolio in Venezuela era raddoppiata, e ora, di corsa, si scopre che diverse raffinerie statunitensi sono state modificate per lavorare il greggio viscoso del Venezuela, mentre hanno difficoltà a lavorare il petrolio saudita, più liquido, e quello di scisto estratto negli Stati Uniti.

Maduro ancora ufficialmente nemico

Washington accusa Maduro di “narcoterrorismo” e offre una ricompensa di 15 milioni di dollari a chiunque contribuisca a consegnarlo alla giustizia. E dal 2019 riconosce come presidente autonominato Juan Guaidó, leader dell’opposizione, di sua creatura. 

Manovra di avvicinamento

Ma all’inizio di marzo tre alti funzionari statunitensi sono andati a Caracas e hanno incontrato i rappresentanti del governo di Maduro. Tre giorni dopo il loro arrivo in Venezuela, Joe Biden ha annunciato il divieto sulle importazioni di petrolio russo. «I tempi dell’incontro lasciano pensare che l’obiettivo dell’amministrazione statunitense fosse ottenere più petrolio», annota educatamente l’Economist di fronte all’evidenza.

Vicinanza di interessi

A causa della guerra in Ucraina gli Stati Uniti potrebbero comprare più petrolio dal Venezuela e assieme limitare il peso della Russia nella regione. Il presidente Usa –valutazione politica britannica- «potrebbe approfittare della guerra in Ucraina per creare una spaccatura tra il Venezuela e la Russia, cioè uno dei suoi principali alleati in sud America».

Cattiverie strategiche contrapposte

Putin ha cominciato a interessarsi al paese sudamericano dopo il 2008, quando gli Stati Uniti parlarono dell’ipotesi che la Georgia e l’Ucraina entrassero nella Nato. Ed ecco la reazione russa nella zona d’influenza di Washington. «Tra il 2009 e il 2019 laRussia ha venduto quasi nove miliardi di dollari di armi al Venezuela».

‘Sfere di influenza’ per tutti

Nel 2017, quando l’ex presidente Usa Trump valutò la possibilità d’invadere il paese, il governo russo mise a disposizione di Caracas bombardieri a lungo raggio capaci di sganciare armi nucleari. E nel 2019, quando gli Stati Uniti hanno riconosciuto Guaidó presidente del Venezuela, Putin ha mandato soldati e mercenari per difendere Maduro. E ‘Petróleos de Venezuela’, la compagnia petrolifera statale, ha spostato la sua sede europea da Lisbona a Mosca.

Sanzioni a colpire di sponda

Ma a causa delle sanzioni occidentali sulle banche russe, infatti, Maduro e i suoi alleati avranno grandi problemi a trasferire il loro denaro lontano dalla Russia, spiega Francisco Monaldi della Rice university del Texas e riporta Internazionale. Problemi di pagamenti e di incassi e con le sanzioni un altro ‘paese paria’ concorrente costretto a vendere sottocosto.

E anche lì, ancora la Cina

Dal 2020 la Cina è la principale acquirente del greggio venezuelano, ma per Pechino non avrebbe senso importare petrolio dall’altro capo del mondo se dietro l’angolo fosse disponibile il greggio russo a prezzi simili.

Chevron, manina Usa

La Chevron è’ l’ultima azienda statunitense attiva in Venezuela e, secondo  la Reuters, l’azienda già sta chiedendo i visti per i suoi dipendenti.  Il sito Caracas Chronicles scrive che la vicepresidente venezuelana Delcy Rodríguez e il ministro degli esteri Félix Plasencia incontreranno presto alcuni funzionari statunitensi a Trinidad e Tobago. Oltre ad incontri tecnici più facilmnente occultabili.

Le intenzioni nascoste di Biden

L’amministrazione Biden continua a denunciare il mancato rispetto dei diritti umani da parte del governo Maduto, ma Putin e ora il nemico assoluto da battere. Maduro cortesemente libera due prigionieri statunitensi detenuti a Caracas e ha promesso di riprendere i negoziati con l’opposizione venezuelana i Messico.

Maduro intanto si rafforza

Negli ultimi anni la posizione di Maduro si è chiaramente rafforzata, scrive Economist. «Il suo indice di gradimento è al 19 per cento e supera quello di Guaidó, che è al 12 per cento». Dal 2019 Maduro ha portato avanti senza clamore una serie di riforme economiche, eliminando il controllo dei prezzi, cancellando alcune restrizioni sui cambi e favorendo gli investimenti privati.

Ritorno del dollaro

Il dollaro è diventato di fatto la valuta nazionale e ha contribuito a ridurre l’inflazione, che è passata dal 3.000 per cento nel 2020 al 686 per cento del 2021. Conclusione politica di The Economist, «Questo significa che qualsiasi accordo venga raggiunto, non sarà solo alle condizioni di Biden».

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro