La guerra, la Nato, e il coinvolgimento italiano

Draghi promette a Zelensky: «Pieno sostegno». Ma sul decreto per l’Ucraina pesa il vincolo posto alle armi offensive. Il 10 maggio il premier in missione da Biden alla Casa bianca. Più parti politiche a sollecitare meno ‘americanizzazione’ di Nato e guerra: «Noi facciamo la nostra parte, sanzioni, ma guidiamo noi questo percorso. Non possiamo immaginare che gli europei stiano al traino». Ma sta accadendo o è solo un sogno, una illusione?

‘La nostra guerra’?

Chi scrive confessa di aver provato una certa inquietudine leggendo su alcuni quotidiani che il conflitto in Ucraina ora è anche “la nostra guerra”. Questo si dovrebbe al fatto che la Nato è diventata l’arsenale dell’Ucraina e l’Italia, essendone membro, non può esimersi dallo svolgere un ruolo attivo. Però sul serio, non solo a parole.
La situazione, dunque, diventa sempre più pericolosa. Ha cominciato Boris Johnson affermando che le armi fornite dal Regno Unito agli ucraini possono essere usate in modo legittimo per colpire lo stesso territorio russo. Sembra di capire che, per il tonitruante premier britannico, ciò valga per ogni Paese europeo che spedisce armi a Kiev.
Gli americani, dal canto loro, hanno detto chiaramente che il loro intento è indebolire la Russia. Non è poi una grande novità. Washington aveva già svolto un ruolo cruciale nei fatti di Piazza Maidan e nella precedente “rivoluzione arancione” e all’entrata dell’Ucraina nella sfera d’influenza occidentale (e americana in particolare), togliendola a quella russa.

Logica da grande potenza

Gli Usa sono una grande potenza, e come tale assumono comportamenti in linea con il loro status. Approfittando del tremendo errore compiuto da Putin invadendo la nazione confinante, cercano di eliminare dalla scena mondiale una delle grandi potenze superstiti. Se in seguito riuscissero a farlo pure con la Cina (ma non è detto che accada), rimarrebbero l’unica superpotenza globale, come fu per alcuni anni dopo il crollo dell’Unione Sovietica.
Dal loro punto di vista, ripeto, è legittimo. Dal nostro, a mio parere, proprio no. La guerra si combatterebbe infatti sul suolo europeo, non su quello americano. Certamente gli Usa fornirebbero un grande appoggio militare e logistico, ma resta il fatto che a combattere sarebbero truppe nostre e di altre nazioni europee. Non si tratta di una prospettiva allettante.

Guerre sempre in casa altrui

Nel frattempo Mosca ha già tagliato le forniture di gas a Polonia e Bulgaria. La prima, in particolare, è da sempre antirussa per ragioni storiche, ed è ora lo hub dove transitano tutti gli armamenti, pesanti e non, destinati a rafforzare l’esercito ucraino. Il problema è che il Paese confina direttamente – come la Lituania – con la enclave russa di Kaliningrad, molto armata e irta di missili. Non so se a Varsavia ne abbiano tenuto conto, ma il quadro preoccupa davvero.
Nonostante la ritrosia tedesca e francese, grazie all’appoggio totale di americani e inglesi, Zelensky sta infine raggiungendo quel che voleva. “Armi, armi, armi!”, è stata la sua continua invocazione in questi ultimi tempi. Adesso quelle armi arrivano e vedremo cosa accadrà. Senza dubbio ci si può attendere un allungamento e un allargamento del conflitto.

E quest’ultimo, se prevarranno posizioni ‘interventiste’ finirà per riguardare pure noi. Se i venti di guerra prevalgono, la Storia insegna che non si può predere dove e per quanto soffieranno.

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro