
Il primo è il sempre tranciante Alberto Negri che quando non fa da solitario e intelligente controcanto in qualche dibattito tv, ci aiuta a capire qualcosa in più dalle pagine del Manifesto e su Remocontro. Lui, cronista attento e pignolo, ci ricorda che «Svezia e Finlandia sono nella Ue dal 1995 e partecipano da anni alle esercitazioni Nato, hanno un patto di cooperazione militare con gli Usa con clausole segrete di assistenza militare. La loro è già una neutralità armata inserita nel fronte occidentale».
Premessa base, altro approfondimento sempre da quel serbatoio giornalistico di eccellenza che è stato il Sole 24 Ore. Ugo Tramballi con una sua analisi sulle stesse neutralità in pericolo oggi per l’Ispi, l’Istituto di studi di politica internazionale.
«Aggredendo l’Ucraina voleva spaventare l’Europa e fermare l’allargamento della Nato. Quello che già entro l’estate Vladimir Putin potrebbe avere sono due paesi in più nell’Alleanza Atlantica: direttamente ai confini del suo impero solitario», l’attacco di Tramballi.
«Forse tre: perché se Finlandia e Svezia abbandonano la loro storica neutralità, sarà difficile che in quel che resta del negoziato di pace, l’Ucraina si accontenti di essere il solo paese europeo neutrale ad affrontare il gigante russo che l’ha aggredita così brutalmente. Anche Austria e Irlanda sono fuori dall’Alleanza ma la geografia li pone ad abbondante distanza di sicurezza da Mosca e dalle sue smodate ambizioni».
Una sconfitta particolare per Putin, «Finlandia e Svezia non sono due paesi piccoli, deboli, insicuri, usciti dallo smembramento del sistema di potere sovietico, dai valori democratici ancora deboli. Al contrario, sono fra i più civili, avanzati e liberali d’Europa. A Helsinki e Stoccolma la qualità della vita è fra le più alte del mondo».
«‘Nazioni da caschi blu’, dicevano al Palazzo di Vetro a New York: hanno sempre fornito alle Nazioni Unite truppe per le missioni di peace keeping nelle zone calde di ogni continente, perché nessuno al mondo poteva lamentare contenziosi o conflitti con Finlandia e Svezia». Neutralità vantaggio per la democrazia, ribadisce Tramballi, ma «non è mai stata un limite ma probabilmente un vantaggio nello sviluppo delle loro democrazie. Né ha mai impedito la creazione di un solido sistema di sicurezza nazionale, di primo livello per armamento, qualità e numero di donne e uomini in divisa».
«Finlandia e Svezia non sono nella Nato ma con l’Alleanza hanno rapporti intensi, fanno esercitazioni congiunte, hanno sistemi d’arma compatibili».
«Molti sostengono che la guerra in Ucraina cambierà il mondo. Le conseguenze non saranno così universali. Ma sull’Europa avranno un effetto che in qualche modo ricorderà l’implosione dell’Unione Sovietica all’inizio degli anni ’90».
«Ancora non sappiamo quando e come cesserà il conflitto, ma alla fine l’assetto europeo si sarà modificato. Due simboli del pacifismo europeo e mondiale – paesi storicamente mediatori e non parte nei conflitti – stanno prendendo seriamente in considerazione l’ipotesi di entrare nella più grande e potente alleanza militare che esista».
«In realtà la trasformazione non riguarderà solo la geografia politica, militare ed economica del vecchio continente. Finlandia e Svezia sono anche due potenze artiche: in quella regione il nuovo grande gioco globale è già iniziato da tempo. I mutamenti climatici stanno trasformando l’Artico in una via d’acqua rapida, percorribile e affollata quasi quanto un canale di Suez».
«In questi anni gli Stati Uniti avevano mostrato uno scarso interesse verso le opportunità strategiche, sia economiche che militari, dell’Artico. Al contrario, russi e cinesi le avevano colte. Confermando la visione obsoleta del loro ruolo nel mondo, i russi si sono impegnati nel creare basi militari; i cinesi porti e stazioni commerciali che eventualmente, un giorno, potrebbero essere trasformati in installazioni militari. Ora in quelle acque non più ghiacciate come un tempo, con Svezia e Finlandia insieme a Norvegia, potrebbe esserci anche la Nato».