Guerra e crisi alimentare mondiale. Prima l’Africa e a seguire i resto dei Paesi poveri

Studio della Banca Mondiale: la guerra colpisce le economie dell’Africa subsahariana attraverso l’aumento dei prezzi delle materie prime, l’aumento dell’inflazione alimentare, dei combustibili, l’inasprimento delle condizioni finanziarie globali e la contrazione dei flussi di capitali esteri alla regione, denuncia Angelo Ferrari sull’Agenzia Giornalistica Italia. Egitto, Libia, Libano e Turchia con forti carenze. Tunisia alla fame.
E poi il resto dei Paesi poveri. Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, ha stimato che la guerra in Ucraina porterà fino a 13 milioni di persone in più a soffrire la fame.

Incontenibile aumento dei prezzi

La crisi sta cominciando a mordere tutta l’Africa e la guerra si sta facendo sentire anche sull’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità. «Le fragilità maggiori si avertono nell’Africa subsahariana, dove le economie sono più deboli e indebitate». A sostenerlo è il rapporto Africa’s Pulse, lo studio semestrale che la Banca Mondiale realizza per monitorare lo stato di salute dell’economia dell’Africa subsahariana.

Putin e le sanzioni che colpiscono ad Occidente

«Le sanzioni occidentali hanno portato al deterioramento dell’economia dell’Occidente», dichiara intanto il presidente russo Vladimir Putin. «La Russia ha resistito a una pressione senza precedenti provocata dalle sanzioni. Il tentativo occidentale di far collassare il sistema bancario russo con le sanzioni non è riuscito», ha aggiunto. Secondo il capo del Cremlino, l’inflazione e il rublo si stanno stabilizzando, la disoccupazione nel Paese è bassa e che anche la domanda al dettaglio si starebbe normalizzando.

Agenzie Onu, guerra e ramadan

Con il mese del Ramadan, appena iniziato, queste criticità stanno emergendo tutti insieme, anche perché, tradizionalmente, con il mese sacro dell’Islam sale la domanda e, di conseguenza, i prezzi. L’irrigidimento dell’economia globale e una riduzione dei flussi finanziari esteri verso la regione, l’aumento dei prezzi di carburante e alimenti porterà a una maggiore inflazione nei paesi africani. Le aree più colpite saranno le zone più povere e vulnerabili dei paesi, specialmente le aree urbane.

Gli analisti temono, inoltre, che il contesto di instabilità politica possa scatenare disordini e proteste di piazza.

Tunisia, fame ad un braccio di mare

La Tunisia è uno dei paesi più colpiti dal blocco delle importazioni di grano e fertilizzanti, e le cose potrebbero farsi ancora più complicate peri paesi che fanno più affidamento sulle importazioni di grano proveniente dall’Europa orientale: per esempio Egitto, Libia, Libano e Turchia, dove il clima non favorisce la coltivazione del cereale. Uno degli stati più vulnerabili in questo momento è la Tunisia, rischio di un’emergenza alimentare si sommerebbe alla grave crisi economica e politica in corso da tempo.

Quel terzo di grano orientale

Insieme, Russia e Ucraina erano responsabili di quasi un terzo delle esportazioni complessive di grano, mentre la Russia, assieme alla Bielorussia, forniva sempre un terzo dei fertilizzanti a base di azoto e potassio usati comunemente nelle coltivazioni europee. Secondo un’analisi basata sui dati forniti dall’ONU negli ultimi cinque anni la Tunisia ha contato sulle importazioni da Ucraina e Russia per soddisfare il 56 per cento del proprio fabbisogno annuale di grano.

Razionamento a forni chiusi

Molti panettieri hanno dovuto chiudere le proprie attività per giorni per via della scarsità di farina, che assieme all’olio di semi è uno dei prodotti che stanno scarseggiando sugli scaffali dei supermercati, e che sono diventati ricercati e spesso introvabili. In alcune città, il pane ha cominciato a essere razionato, come accade nei negozi di alimentari con altri beni di prima necessità, per esempio zucchero e farina

Una crisi pregressa, rischio esplosione

Già prima dell’inizio della guerra, la Tunisia stava attraversando la crisi economica peggiore di sempre dalla indipendente dalla Francia, nel 1956. La pandemia da coronavirus aveva poi fatto contrarre di più dell’8 per cento l’economia tunisina, aggravando il problema dell’aumento dell’inflazione e della diffusissima disoccupazione.

Grano e fertilizzanti crisi alimentare globale

La riduzione della produzione, causata dalla guerra, combinata alla minore disponibilità di fertilizzanti, per via delle sanzioni, potrebbero avere un forte impatto a livello globale, peggiorando soprattutto le condizioni di vita dei più poveri e che già prima del conflitto pativano la fame. Mentre la Russia non può provvedere alle esportazioni a causa delle sanzioni economiche, l’Ucraina non riesce a portare all’estero buona parte dei propri prodotti a causa dei blocchi da parte russa dei suoi principali porti nel Mar Nero. La possibilità di esportare, ma anche quella di effettuare i raccolti.

Carburante, carri armati o trebbiatrici

In Ucraina è sempre più difficile trovare il carburante, essenziale per far funzionare i macchinari agricoli per il mantenimento dei campi e la raccolta. Buona parte del carburante è stata destinata ai mezzi militari. Con l’avanzare dell’offensiva della Russia c’è però il rischio che fino a un terzo delle aree coltivate in Ucraina diventi zona di guerra, rendendo impossibile la coltivazione dei cereali e di altre materie prime. Tra i milioni di sfollati che cercano posti più sicuri e protezione, sia all’interno del paese sia negli stati confinanti, ci sono inoltre numerosi agricoltori, che non potranno quindi lavorare ai prossimi raccolti.

Problemi anche in Cina

Lo scorso anno un periodo di alluvioni in parte della Cina ha fatto sì che la produzione di grano nel paese sarà insufficiente quest’anno, di conseguenza la Cina dovrà acquistarne maggiori quantità dall’estero. Il governo cinese ha spiegato che non c’è alternativa, dopo avere stimato che le inondazioni abbiano reso inutilizzabili al momento della semina circa un terzo dei campi coltivati a grano nel paese.

Programma alimentare mondiale

Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (PAM), che si occupa di assistenza alimentare, ha stimato che la guerra in Ucraina porterà fino a 13 milioni di persone in più a soffrire la fame, peggiorando una situazione resa già molto difficile dagli effetti della pandemia da coronavirus. Prima del 2020, il problema riguardava circa 720 milioni di persone in giro per il mondo, ora si stima che riguardi almeno 811 milioni di individui.

Una catastrofe sopra un’altra catastrofe

«Non ci sono precedenti paragonabili a questo dalla Seconda guerra mondiale», sempre dall’Onu. Il Programma di aiuti si occupa di nutrire circa 125 milioni di persone ogni giorno e negli ultimi mesi ha dovuto affrontare un aumento dei costi di circa 70 milioni di dollari al mese. Queste condizioni rendono necessario un taglio delle forniture alimentari per quasi 4 milioni di persone e una revisione delle priorità.

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro