Ucraina nell’Ue: tra Est e Ovest si prepara un confronto aspro

Nel primo via libera, sull’onda dell’emozione, ha prevalso l’unità ma sui requisiti necessari si rischiano forti divisioni. Oltre a delicate considerazioni politiche, i 27 paesi membri dovranno valutare anche i costi di una scelta che è anche finanziaria, avverte il Solo 24 Ore. Mentre anche la ritrovata compattezza Nato inizia a mostrare qualche ineliminabile crepa.

Mettere le cose in chiaro

L’emozione di fronte al misfatto dell’invasione, e dichiarazioni più mirate a conquistare consenso altrettanto emotivo in casa. Ma poi, alle prese coi conti veri tra inflazione che esplode e recessione che incombe, torna prepotente la concretezza delle cose. Ed ecco come Ana Pisonero, portavoce dell’esecutivo comunitario, descrive in modo diplomatico la situazione: «Il percorso verso l’Unione si basa su criteri ben stabiliti che i paesi candidati devono soddisfare e che richiederanno un po’ di tempo e uno sforzo sostanziale». Un modo delicato per rassicurare gli scettici su ‘sconti’ sull’ammissione, come già era già accaduto per tutto l’ex blocco satellite sovietico.
Poi, come segnala Beda Romano, l’espressione di sentimenti da venire: «Nel frattempo, come hanno sottolineato i leader europei, siamo impegnati a rafforzare ulteriormente i nostri legami e il nostro partenariato per sostenere l’Ucraina, la Moldavia e la Georgia nel perseguire il loro percorso europeo».

Oltre i gesti la sostanza

Gesti simbolo. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che a Kiev consegna al presidente ucraino Volodymyr Zelensky la domanda di adesione. Peccato che il documento riguarda due questioni chiave: la situazione economica e quella politica, secondo i criteri detti di Copenaghen.
Il paese deve anche dimostrare di essere una democrazia funzionante con una efficiente economia di mercato. E a questo punto, il gesto simbolo deciso a Bruxelles, diventa una sorta di beffa, mettendo il dito in una piaga la cui profondità e il cui esito finale resta drammaticamente incerto.
Questo, mentre la direttrice dell’Fmi, Kristalina Georgieva, afferma che la guerra causerà perdite economiche «catastrofiche» all’Ucraina, aggredita dalla Russia. Secondo la Banca mondiale, la contrazione del Pil può arrivare fino al 45%. Secondo la Banca centrale ucraina, l’inflazione potrà superare il 20% nel 2022.

Le regole e le eccezioni

L’esecutivo comunitario aspetta risposte da Kiev entro quattro settimane, a probabile guerra ancora in corso. A giugno, la Commissione dovrebbe presentare al Consiglio una opinione che ci si aspetta positiva ma condizionata a risultati pratici. Passati dagli applausi della prima ora, come concedere all’Ucraina lo status di ‘paese candidato’. «Prevarrà ancora l’emozione del momento o invece subentrerà la cautela politica?», la domanda che pone Beda Romano.

Decisioni all’unanimità

Cautela dai tecnici a Bruxelles. «Quando bisognerà decidere il futuro di Kiev, mi aspetto un confronto aspro tra Est e Ovest nell’Unione», avverte Pierre Mirel, un ex funzionario comunitario che ha seguito il processo di allargamento degli ultimi 20 anni.
Mentre i Baltici hanno insistito per una procedura rapida – «Continueremo a sostenere l’adesione dell’Ucraina all’Unione», ha ripetuto da Kiev il presidente lituano Gitanas Nauséda, paesi come l’Olanda o la Svezia hanno puntato i piedi ricordando criteri e condizioni.
«Il timore non è solo di aizzare gli animi delle pubbliche opinioni nazionali, spesso preoccupate da un ulteriore e controverso allargamento della Ue. C’è anche il desiderio di non superare in corsa paesi in fila da tempo, come tra gli altri la Serbia, il Montenegro, l’Albania e la Macedonia del Nord».

Peggio Transparency International

Secondo le classifiche di Transparency International, l’Ucraina è al 132mo posto su 180 nella lista dei paesi più corrotti al mondo. al mondo. Problema ulteriore l’Ucraina occupata in parte dall’esercito russo. Due contraddizioni. «Iniziare il negoziato di adesione in questa situazione questo dato di fatto significherebbe accettare la politica della forza imposta da Mosca. Ma rifiutarsi renderebbe la politica dell’Ucraina e dei Ventisette ostaggio della Russia».
Idea si alcuni, «Rovesciamo i criteri di adesione, premiando con fondi europei l’Ucraina via via che vengono rispettati particolari criteri». Ma con questo si cadrebbe nel passato errore degli ‘sconti politici’.
D’altro canto, come spiegava di recente Branko Milanovic, professore alla City University of New York, i diversi allargamenti dell’Unione europea in questi decenni sono sempre stati segnati da «un approccio politico».

Passato e trapassato remoto

L’ultimo paese che ha aderito all’Unione è stata la Croazia: la domanda di adesione fu inviata nel 2003, i negoziati si aprirono nel 2005 e l’ingresso ufficiale avvenne nel 2013.
Un percorso lungo ed articolato, che può variare nei tempi da Paese a Paese, ma che deve rispettare passaggi non derogabili e impossibili da realizzare in pochi mesi.
Per questo la risoluzione del Parlamento Europeo del 1° marzo è prevalentemente un atto di sostegno politico all’Ucraina, ma non ha alcun valore giuridico rispetto al complesso procedimento di ingresso dello Stato nell’Unione. Basta pensare che anche la Turchia sin dal 1999 gode dello status di candidato ufficiale, ma risulta ben lontana dall’adesione.

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