
«Dopo i celebrati annunci di investimenti nella difesa e il progressivo distanziamento dalla Russia, sembra che il governo tedesco stia silenziosamente facendo dei passi indietro», il sospetto legato a fatti. Nei giorni successivi all’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, annunciava 100 miliardi di euro da investire della difesa oltre l’obiettivo del 2 per cento del proprio PIL nelle spese militari.
Quella che il New York Times aveva definito «una inversione a U nella propria politica estera».
«Sembrava che la Germania avesse finalmente deciso di accettare un ruolo da protagonista nella politica della sicurezza europea», ha scritto il settimanale tedesco Spiegel: «Sei settimane dopo, però, quell’entusiasmo è del tutto evaporato».
Oggi diversi governi e alcune istituzioni europee si dicono insoddisfatte e frustrate nei confronti del governo tedesco e di Scholz, perché il cambiamento annunciato sembra non essersi davvero mai realizzato, denuncia il Post.
Cosa sta accadendo? Opposizione tedesca al Consiglio Europeo per una riduzione delle forniture di petrolio e gas naturale dalla Russia. «Pochi giorni dopo Politico ha scoperto che Scholz aveva di fatto sospeso l’invio di un centinaio di carri armati all’Ucraina ordinato dalla sua ministra degli Esteri Annalena Baerbock, per ragioni non ancora chiarissime». Intanto i funzionari tedeschi nelle sedi europee hanno continuato a frenare sulla concessione all’Ucraina dello status di candidato a entrare nell’Unione Europea, chiesta dal governo ucraino col sostegno di gran parte dei paesi dell’Europa orientale.
Dopo l’onda emotiva dei primi giorni della guerra, un ritorno alla tradizionale prudenza nella politica estera, specialmente nei confronti dei rapporti con la Russia.
La settimana scorsa il viceministro degli Esteri polacco Szymon Szynkowski vel Sęk , in una conferenza stampa improvvisata davanti al ministero degli Esteri a Berlino e ha accusato la Germania di avere adottato cautele ed esitazioni eccessive nei confronti della Russia, sia negli ultimi anni sia durante la guerra in corso.
Ma è accaduto di peggio.
L’incidente diplomatico più rilevante è avvenuto questa settimana, quando il governo ucraino ha fatto sapere al presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, storico leader politico dei Socialdemocratici, che una sua eventuale visita a Kiev non sarebbe stata gradita per via dei suoi noti legami con politici e imprenditori russi e per il suo coinvolgimento nelle trattative sui cosiddetti accordi di Minsk fra Ucraina e Russia del 2014, che secondo l’Ucraina portò a un accordo finale eccessivamente sbilanciato a favore della Russia.
Cautela ed esitazione da parte della Germania nei confronti della Russia arriva da lontano. Partendo da «un certo senso di colpa», come lo definisce il New York Times, per il fatto che durante la Seconda guerra mondiale milioni di russi furono uccisi dai nazisti.
Da un punto di vista commerciale, poi, dopo la Seconda guerra mondiale la Russia si trovò nelle condizioni di poter fornire energia a basso prezzo, nella forma di gas naturale, petrolio e carbone, per la fiorente industria tedesca. Nel 1973 il gas naturale russo iniziò ad arrivare sia nella Germania Ovest sia nella Germania Est, e da allora non ha più smesso di farlo.
Deutsche Welle stima che in tutta la Germania le importazioni di gas russo passarono dal miliardo di metri cubi del 1973 ai 25,7 miliardi di metri cubi del 1993. Nel 2020 le importazioni di gas naturale dalla Russia hanno raggiunto i 42,6 miliardi di metri cubi all’anno.
La strategia della cancelliera Angela Merkel, che costruire legami commerciali con la Russia avrebbe portato benefici all’economia tedesca e tenuto agganciata politicamente la Russia al resto d’Europa. La guerra ha cambiato le cose, ma forse non nella misura in cui si auguravano gli alleati europei della Germania. «Circola un certo scetticismo sul fatto che la classe politica tedesca sia pronta per rompere del tutto i legami con Mosca, o che gli elettori tedeschi saranno felici di pagare un prezzo molto più alto per l’energia nel breve termine», ha sintetizzato di recente il New York Times.
In un sondaggio per conto della Frankfurter Allgemeine Zeitung, il 68 per cento degli intervistati teme che l’aumento dei prezzi dell’energia impatterà molto o moltissimo sulle proprie spese. «L’articolo che presenta i risultati del sondaggio è titolato ‘i tedeschi non vogliono rimanere al freddo per la libertà’, intesa come quella degli ucraini», denuncia il Post.
Ancora il New York Times con l’economista Krugman che accusa la Germania di complicità nelle violenze di Putin, per non aver compreso per tempo con chi stava costruendo rapporti e affari, ma soprattutto di «ipocrisia», citando la durezza tedesca sui debiti altrui, vedi la Grecia, e la non disponibilità a sacrifici in casa.
Mentre nelle prossime settimane i timori sui rincari per i prezzi dell’energia metteranno ulteriore pressione al governo, e non solo a quello tedesco.
Tutta l’Europa sarebbe colpita subito e duramente e per almeno un paio d’anni, probabilmente tre, per sostituire l’energia in arrivo da Mosca. Washington, al contrario, potrebbe persino guadagnarci: il prezzo dei 50 miliardi di metri cubi di gas liquido aggiuntivo che ha promesso di mandare via nave all’Europa dal 2023-24 non è noto, ma un’analisi del Sole 24 Ore svela che quello venduto a fine 2021 costava dal doppio a cinque volte più di quello di Gazprom.